Il primo si aggiudica la statuetta per il miglior attore dopo essere tornato sul set a 54 anni in seguito a un lungo periodo di depressione per essere stato molestato sessualmente e una drastica dieta che «gli aveva fatto perdere la memoria». La seconda alla sua prima nomination a 64 anni conquista il premio per miglior attrice non protagonista
Occhi rossi per le lacrime e respiro affannoso per l’emozione, Brendan Fraser ha rivisto passare in un attimo la sua carriera ricevendo l’Oscar per il migliore attore protagonista per la sua interpretazione in The Whale di Darren Aronofsky. Ha rivisto le sofferenze, le ingiustizie che hanno pesato sulla sua carriera di attore che negli anni Novanta visse i primi successi con la commedia George of the Jungle (1997), parodia di Tarzan, seguita dalla trilogia La mummia con Rachel Weitz, che lo trasformarono in sex symbol di Hollywood. Un’ascesa rapida durata fino alla fine dell’ultimo decennio. Poi il buio.
Riappare a 54 anni, più di vent’anni dopo, nei panni di un uomo obeso uomo isolato e obeso che vuole disperatamente riconnettersi con la figlia, che ha ricevuto una standing ovation di 14 minuti all’ultimo Festival del cinema di Venezia. Battuto ai Golden Globes da Austin Butler, protagonista di “Elvis”, si è preso la sua rivincita nella “notte delle stelle” stringendo una delle statuette più ambite. Una rivalsa anche sulla vita.
In una intervisa alla rivista GQ, Fraser rivelò che, ad un pranzo a Hollywood nel 2003, fu palpeggiato da Philip Berk, allora presidente di HFPA (Hollywood Foreign Press Association), l’agenzia che gestiva i Golden Globes. Fraser ha spiegato di essere entrato in una profonda depressione, anche per colpa di una drastica dieta che «gli aveva fatto perdere la memoria» e a cui aveva contribuito anche la morte della madre. Cominciò ad apparire in ruoli televisivi anziché cinematografici, a fare fatica a guadagnare quei 900mila dollari l’anno per pagare gli alimenti all’ex moglie, l’attrice Afton Smith, e mantenere i tre figli, che ieri erano presenti con lui agli Oscar insieme alla nuova compagna Jeanne Moore.
Il movimento MeToo, che con le accuse a Harvey Weinstein ha segnato un momento di richiesta di giustizia per le donne che hanno vissuto molestie e aggressioni sessuali a Hollywood, è diventato anche per Fraser una via di rivalsa. Molti fan hanno appreso per la prima volta perché l’attore avesse subito un declino così rapido e inspiegabile. Dopo che Fraser ha reso pubbliche le proprie accuse – che Berk ha negato, pur avendo ammesso di avergli «pizzicato» (scherzosamente) il sedere — la sua storia ha iniziato ad assumere una nuova luce, con un riconoscimento dell’oggettificazione e de-umanizzazione dei sex symbol femminili ma anche maschili.
E la vittoria agli Oscar è una rivincita anche per Jamie Lee Curtis che, a 64 anni, ha avuto la sua prima nomination, aggiudicandosi la statuetta come migliore attrice non protagonista nel film Everything everywhere all at once, che ha fatto incetta di premi, ben sette. «Ho appena vinto un Oscar!», ha esclamato commossa quando è salita sul palco. «Abbiamo vinto un Oscar tutti noi. Alla mia famiglia, al mio meraviglioso marito, alle mie figlie, a mia sorella, a tutte le persone che hanno sempre sostenuto i film di genere che ho fatto in questi anni, alle centinaia di migliaia di persone che lo hanno fatto: abbiamo appena vinto un Oscar, insieme». Figlia d’arte, Jamie Lee Curtis ha ricordato i suoi genitori, Tony Curtis e Janet Leigh, entrambi nominati agli Academy Awards «in diverse categorie», senza però aver mai vinto una statuetta durante la loro carriera.
Nel backstage si è poi soffermata sull’ipotesi di eliminare la divisione fra maschile e femminile dalle categorie dei premi: «Ovviamente mi piacerebbe vedere molte più donne nominate in modo che ci sia parità di genere in tutte le aree, in tutti i rami. E penso che ci stiamo arrivando», ha detto Curtis. «Non siamo neanche lontanamente vicini a questo, e ovviamente l’inclusività implica quindi la domanda più grande che è, come includi tutti quando ci sono scelte binarie? Il che è molto difficile».
«Come madre di una figlia trans, lo capisco perfettamente», ha continuato l’attrice. «Eppure per ridurre il genere e le categorie, temo che diminuirà le opportunità per più donne, cosa che ho anche lavorato duramente per cercare di promuovere».