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ORNELLA VANONI: la vecchiaia non era prevista

– Invece «che si doveva morire lo sapevo», dice con il suo umorismo nero la Signora della canzone italiana: dal 6 maggio nelle librerie con “Vincente o perdente”, un diario sentimentale più che un’autobiografia, scritta con la complicità di Pacifico
– Ho visto la bellezza dove era un’evidenza. Ma l’ho vista anche dove molti passavano senza fermarsi. Ho fatto soffrire? Temo di sì. Ho sofferto? Tantissimo. Per amore ho fatto di tutto. Ho sbagliato, ho trionfato, ho guadagnato, ho subito un tracollo»

Ornella Vanoni, 90 anni. La Signora della canzone italiana. Da più di settant’anni sulla scena artistica. Compagna di Strehler che per lei ha inventato le “canzoni della mala” e protagonista di un amore tormentato con Gino Paoli con cui ha inciso canzoni che rimarranno nella storia come Il cielo in una stanzaLa gatta e Senza fine. Negli anni Settanta, dopo l’incontro con Sergio Bardotti, protagonista di dischi memorabili come La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria assieme al cantautore brasiliano Vinícius de Moraes e al chitarrista Toquinho. Negli anni Ottanta a New York, a collaborare con jazzisti americani come Herbie Hancock e Gil Evans. 

Tante storie, tanti amori, tante gioie e altrettanti dolori da raccontare. Lo fa, con la complicità di Pacifico, nome d’arte del musicista, autore, cantautore e scrittore Luigi De Crescenzo, in Vincente o perdente, un diario sentimentale più che un’autobiografia, in libreria dal 6 maggio per La nave di Teseo. «È sempre stato il mio nome, Ornella. Ma ora mi sembra finalmente di averlo scritto di mio pugno», sottolinea lei.

«Ho visto la bellezza dove era un’evidenza. Ma l’ho vista anche dove molti passavano senza fermarsi. Ho fatto soffrire? Temo di sì. Ho sofferto? Tantissimo. Per amore ho fatto di tutto. Ho promesso, spergiurato, negato, sono partita all’alba, sono piombata in ospedale nel cuore della notte, ho indossato abiti provocanti, biancheria costosa da strappare. Ho fatto scenate, mi sono annoiata, ho passato ore ad ascoltare la voce registrata nella segreteria telefonica di chi mi evitava. Ho sbagliato, ho trionfato, ho guadagnato, ho subito un tracollo. Vincente o perdente. Tutte e due le cose, alternatamente».

Così si racconta in un brano del libro: 176 pagine che raccolgono il pensiero e le emozioni di una donna e grande artista, icona dello spettacolo italiano che con gli anni è diventata sempre più ironica. «Sono una di quelle. Donne in fiamme, fragili e piene di tenerezza, riparate dietro allo scatto di nervi, al distacco elegante, al sarcasmo. Disperata e felice, sola e celebrata, furibonda e delicata, egoista ma pronta ad arrivare in piena notte a casa di un amico, se ha bisogno».

Tutta la fragilità e tutta la determinazione che l’hanno resa un’icona per generazioni diverse. La malinconia, che predilige purché non si degradi diventando tristezza. O peggio ancora, depressione. Lo humour, inesorabile. Le mille facce incontrate, che ancora vede intorno a sé chiudendo gli occhi. L’amore, sempre, fino all’ultimo minuto.

Come dice nel libro: «Io non ho mai risparmiato in amore. Non puoi essere prudente, in amore come in amicizia. È uno spreco. Non sai niente se non ci passi dentro. È come non partecipare. E io, alla fine, credo che la vita per molti aspetti sia insensata. O, almeno, molto di ciò che ti capita non è in tuo controllo. Ma l’obbligo che hai, se vieni scaraventato nel mondo, è di partecipare, di prendere parte. Di andare a vedere. Non voglio raccomandare niente a nessuno, posso però felicitarmi con me stessa: tra un passo indietro prudente e un salto nel vuoto, io ho sempre saltato. Ho avuto una vita difficile, dolorosa. E bella, bellissima. E gioiosa. Ho avuto tutto».

Non manca un riferimento alla morte. «Ho chiesto a Paolo Fresu di suonare al mio funerale, indosserò un bel vestito largo tutto plissé, mi farò truccare dalla mia truccatrice. Farò un figurone». Durante una presentazione a Roma, disse: «Io voglio vivere finché mi tocca vivere però fammi vivere bene fino a quel momento. Chi se ne frega di vivere fino a 200 anni, pensa che due coglioni! Hai visto tutti, hai parlato con tutti, hai letto tanto… Che si doveva morire lo sapevo, ma di diventare vecchia non l’avevo previsto».

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