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Nabihah Iqbal, un po’ di Pakistan al Mish Mash

L’artista asiatica-britannica fra i protagonisti della VII edizione del Festival che si svolge dal 7 al 10 agosto nel Castello di Milazzo. Il suo nuovo album “Dreamer”, nato fra tante difficoltà, danza senza sforzo tra una varietà di suoni. «La musica è la forma d’arte più spirituale». «Le donne appartenenti a minoranze etniche sono ancora messe spesso da parte in spazi di nicchia». Il programma delle quattro serate nel segno del “Sound of Sicily”

Liberarsi dagli stereotipi asiatici è un fardello che la maggior parte degli immigrati di seconda generazione ha dovuto affrontare. È stato così per la musicista pakistano-britannica Nabihah Iqbal. Che, agli inizi della carriera, intorno al 2014, si presentava con il nome d’arte Throwing Shade (in gergo significa un sottile insulto), attraverso il quale si è affermata come DJ e presentatrice sulla stazione radio NTS. 

Nel 2017 la decisione di abbandonare il soprannome di Throwing Shade per «abbracciare la mia eredità asiatica britannica». E sono riapparsi gli ostacoli di sempre, fra cui una recensione particolarmente dura sul sito musicale XLR8R, che commentava quanto suonasse «bianco» il suo album d’esordio Weighing of the Heart, spingendo Iqbal a contestare sui social media questo pregiudizio razziale: «Mi chiamo Nabihah Iqbal e faccio musica per chitarra. Perché vengo criticata per avere passioni e ispirazioni che non sono apertamente collegate alle visioni stereotipate delle persone sull’ “essere asiatica”?».

Nabihah Iqbal, musicista, dj, scrittrice e producer londinese dalle origini pakistane nata nel 1988

Reagire alle ingiustizie è importante per Iqbal. Quando è tornata da una sessione di registrazione con il progetto Africa Express di Damon Albarn in Sud Africa, si è unita all’artista di Città del Capo Petite Noir nel criticare quelli che consideravano contratti illegali. 

Oggi i promotori di eventi sono diventati più aperti a invitare le donne, «ma le donne appartenenti a minoranze etniche sono ancora messe spesso da parte in spazi di nicchia, che si tratti di palcoscenici musicali “urbani”, serate a tema Bollywood o nel ruolo di solitaria donna di colore», sostiene Iqbal. Lei ammira «Kate Bush, Sade, Grace Slick dei Jefferson Airplane. Artiste prima dell’era in cui bisogna essere nude», sottolinea. «Kate Bush non ha mai dovuto oggettivare sessualmente il suo corpo, ma è ancora una musicista e cantante straordinaria. Oggi, se sei una donna nell’industria musicale, tutto deve essere apertamente sessualizzato. È così noioso. Per me, MIA è un’artista contemporanea che non mostra mai veramente il suo corpo e sembra sempre un milione di volte più bella di persone come Nicki Minaj. Mi piace molto una chitarrista afroamericana chiamata Elizabeth Cotten che esisteva negli anni Cinquanta e Sessanta. Era autodidatta e suonava la chitarra al contrario perché era mancina. Ha fatto la sua prima registrazione solo quando aveva sessant’anni: il suo lavoro quotidiano era lavorare come domestica. La famiglia per cui ha lavorato ha notato che era musicale e l’ha incoraggiata a suonare correttamente».

Kate Bush non ha mai dovuto oggettivare sessualmente il suo corpo, ma è ancora una musicista e cantante straordinaria. Oggi, se sei una donna nell’industria musicale, tutto deve essere apertamente sessualizzato. È così noioso. Per me, MIA è un’artista contemporanea che non mostra mai veramente il suo corpo e sembra sempre un milione di volte più bella di persone come Nicki Minaj

Nabihah Iqbal

Le origini asiatiche di Nabihah Iqbal sono tornate a galla nell’ultimo album Dreamer, pubblicato quest’anno dopo un periodo travagliato, frutto anche di una permanenza “forzata” in Pakistan. All’inizio del 2020 il suo studio è stato svaligiato, si è rotta una mano ed è dovuta volare in Pakistan dopo aver ricevuto una telefonata che diceva che suo nonno aveva subito un’emorragia cerebrale. Quando è arrivato il momento di tornare a Londra, si sono ristrette le maglie del lockdown ed è stata costretta a restare nel Paese asiatico. 

«Non è stata una cosa negativa che sia rimasta in Pakistan per due mesi», commenta con il senno del poi. «In realtà è stata una benedizione sotto mentite spoglie perché è raro per noi poter trascorrere così tanto tempo con i nostri nonni. E inoltre ero lì con mia madre, e non avevo mai passato due mesi di fila con mia madre da molto tempo».

Nonostante tutte le difficoltà, è riuscita a sviluppare e pubblicare il suo secondo album, Dreamer: un viaggio introspettivo, intimo e melodico che – a parte qualche traccia con batteria dal vivo – è stato tutto scritto, registrato e prodotto dalla stessa Nabihah Iqbal. La musica, che danza senza sforzo tra una varietà di suoni pur mantenendo un timbro lo-fi, torna alle origini ed esplora i temi dell’identità personale, del dolore e della sua eredità pakistana. 

«Questa è la prima volta che includo strumenti della mia eredità pachistana nella mia musica. L’album inizia e finisce con l’armonium che ho comprato in Pakistan, e puoi sentire il sitar su Lilac Twilight. È stata una sfida incorporare quei suoni, ma penso di averlo fatto in un modo che si adatta alla mia tavolozza sonora. Sembra una nuova parte del mio viaggio musicale, abbracciare quegli strumenti e adattarli a quello che faccio». 

Dreamer è l’album della svolta per Nabihah. È diventata direttrice del Brighton Festival, il più grande festival multi-artistico d’Inghilterra, ed è partita per un tour mondiale in diversi festival fra cui il Mish Mash di Milazzo dove sarà ospite martedì 8 agosto. «La musica è la cosa che preferisco al mondo ed è la forma d’arte più spirituale. La amo più di ogni altra cosa: mi piace davvero provare a fare musica e trasmettere le mie idee attraverso il suono».  

I Nu Genea

Nabihah si esibirà nella notte dell’8 agosto quando i Nu Genea, apriranno il loro Bar Mediterraneo nel Castello di Milazzo, scenario del Mish Mash Festival giunto alla settima edizione. L’apertura, lunedì 7, è all’insegna del “Sounds of Sicily”: una notte di musica dove i suoni siciliani vengono intesi come luoghi di contaminazione e crocevia di stratificazioni. Qui troveranno spazio gli artisti vincitori del contest #figlidellestelle tra cui il duo Sour Girl, band palermitana prima classificata, e diversi progetti musicali che mettono in luce le differenti sonorità che convivono sull’isola, come quelle di Alosi (già voce e testi del duo Il Pan del Diavolo) che si esibirà con Cult il suo nuovo disco e quelle del cantautore messinese Toti Poeta con Tutta questa meraviglia, album che segna il suo ritorno dopo più di un decennio di pausa. In chiusura la performance pop dai tratti psichedelici del duo siculo-pugliese Volosumarte.

Mercoledì 9 agosto di scena la formazione olandese Weval, con il loro suono che bilancia il funk elettronico con arrangiamenti di synth emotivi e melodie audaci. Sul palco anche il producer e dj norvegese Todd Terje, con un set sognante caratterizzato da ritmi accattivanti, tipici suoni dub, synth onirici e un’atmosfera sonora cinematografica, e l’energica band partenopea Fuera, con il progetto Circo Mezzaluna, in cui una forte contaminazione tra generi si fonde con il cantautorato e l’elettronica insieme ad influenze etniche, jazz e ambient. 

Il Mish Mash chiude sotto una pioggia di stelle, nella notte di San Lorenzo, giovedì 10agosto, con un set tutto da ballare con Spiller, dj veneziano molto amato per il singolo Groovejet (If This Ain’t Love). Nella stessa sera la band palermitana The Hysterical Sublime con la performance Im Spiegel, «un happening con il quale l’ensemble si confronta in tempo reale con l’elemento acqua utilizzato come specchio filtrante del contenuto sonoro prodotto. Un acquario diviene luogo ed oggetto vivo in cui e con cui il collettivo interagisce estemporaneamente».

Tante anche in questa settima edizione le collaborazioni con diversi artisti visivi, nate per offrire un’esperienza immersiva all’interno delle mura del Castello, con formazioni artistiche coinvolte nella creazione di opere visive, installazioni, video making e proiezioni. Da non perdere: lo spettacolo di danza/teatro di Ottotempi, curato dalla coreografa Luana Saitta, la performance di projection mapping 3D creata dai Pixel Shapes che ospiterà il dj set di Blumarina del collettivo femminista Fluidae e l’installazione visiva sul main staige a cura dallo street artist Spos.art.

Nei giorni del festival sarà inoltre sempre possibile visitare il MUMA, il Museo del Mare, per osservare da vicino lo scheletro di un enorme cetaceo sospeso a tre metri d’altezza, e approfittare nella giornata del 10 agosto di alcune attività gratuite come il tour guidato e l’escursione alla riserva naturale di Capo Milazzo.

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