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Michelle Obama canta con Bruce Springsteen

Alla prima di Barcellona del tour europeo le consorti dell’ex presidente Usa e del regista Steven Spielberg sul palco per unirsi al coro di “Glory Days”. In scaletta tutti i cavalli di battaglia del Boss che in maggio sarà in Italia

Il pubblico che urla “Bruuuuce!!!”. Poi lui che appare sul palco e… «one, two, three, four… ». E la liturgia rock ha inizio. Bruce Springsteen come una festa, Bruce come una messa, come una notte d’amore.

Erano in 55.800 ad aspettare Bruce Springsteen a Barcellona, prima tappa europea del tour che in maggio farà scalo in Italia con con tappe al Parco Urbano Giorgio Bassani di Ferrara (giovedì 18 maggio), al Circo Massimo di Roma (domenica 21 maggio) e al Prato della Gerascia, all’interno dell’Autodromo Nazionale di Monza (martedì 25 luglio).

Il Boss del rock non si è allontanato dal copione: camicia nera, polsini dello stesso colore, jeans e capelli scolpiti, ha salutato con il suo tradizionale «Ciao Barcelona, ciao Catalunya!» e il concerto è iniziato con No Surrender fra le grida del pubblico. Ghost ha fatto spellare le mani, in Prove It All Night il primo assolo di chitarra. Letter To You è sottotitolata in catalano sui megaschermi: “Le cose che ho trovato attraverso i tempi difficili e i buoni / Le ho scritte tutte con inchiostro e sangue / Ho scavato nel profondo della mia anima e firmato il mio vero nome». Inchiostro e sangue. Come in The Promise Land il primo attacco di armonica da brividi, per poi dare il via alla prima esplosione collettiva con Out In The Street.

In poco meno di mezz’ora, la scaletta, modellata su quella del tour nordamericano, ha mandato in orbita l’alfiere di una generazione di rocker che lui ha impersonato. Palco enorme, tre schermi, tante luci e una band enorme, la E Street, con cori e fiati, che si è scatenata con un’impressionante versione di Kitty’s Back, preludio al pizzico di soul di Nightshift. Spiccano Jake Clemons – il plauso è andato al compianto Clarence – e uno Steven Van Zant il cui aspetto da pirata evoca il personaggio teppista della serie Lilyhammer più che quello dei Sopranos. Con Human Touch, appena ascoltata in tour e provata nel pomeriggio, lo stadio si è riempie di lucciole digitali. 

La sua tenacia è sempre la stessa, quella forza che lo porta ad esprimere la sua voce a 73 anni, una voce che nonostante sia erosa, ricorda una roccia che nonostante le devastazioni del mare si erge tanto lucida quanto orgogliosa delle ferite e delle rughe della vita trascorsa. Quando attacca The E Street Shuffle, da cinquant’anni sua colonna sonora, il pubblico sorride come se il pezzo riportasse tutti indietro a quando l’età non contava. Pay Me My Money Down, la canzone di lavoro dei portuali neri, scatena una ubriaca baldoria folk.

È l’inizio di una cavalcata attraverso i pezzi più celebri del Boss: Born in the USA(presentato in prima assoluta in questo tour, che non aveva suonato), Wrecking BallBobby JeanThe RisingBadlandsBorn To RunDancing In The Dark, Born In The USA e Glory Days, con Patti Scialfa, Michelle Obama e Kate Capshaw, moglie di Steven Spielberg, che fanno cori sul palco, mentre i mariti applaudono, a completare una notte indimenticabile.

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