Presentato a Venezia il film “Blonde”, sott’accusa per scene violente e hard. Dallo stupro da parte di un produttore al sesso orale con il presidente Kennedy. Negli Usa i critici si rifiutano di recensirlo. A interpretare il mito hollywoodiano è l’attrice latina Ana De Armas: «Non sono adatta perché cubana? Non m’importa». Dal 28 settembre su Netflix con il divieto ai minori di 17 anni. Biopic o fiction?
Ci sono miti immortali, che neanche la ruggine del tempo riesce a scalfire. E guai a metterli in discussione. È il caso di Marilyn Monroe. Lo scorso maggio fu accolto con grande entusiasmo la vendita all’asta del suo ritratto serigrafato del 1964 di Andy Warhol: 195 milioni di dollari, la somma più alta mai pagata per un’opera d’arte del XX secolo. Al contrario, la settimana precedente, era stata sommersa dalle critiche Kim Kardashian che, al Met Gala di New York, aveva osato vestire le sue rotondità curvy con l’abito di seta ricoperto di cristalli da 4,8 milioni di dollari che Monroe aveva indossato per fare una serenata a John F. Kennedy alla sua festa per il quarantacinquesimo compleanno.
Stesse reazioni che sta suscitando il biopic Blonde del regista Andrew Dominiq, tratto dal libro di Joyce Carol Oates e presentato ieri al Festival del cinema di Venezia. In America i critici cinematografici si sono rifiutati di recensirlo, definendolo «un violento stupro pornografico». Sotto accusa la sequenza in cui Marilyn viene stuprata da un produttore corpulento con l’accappatoio che fisicamente ricorda Weinstein. E poi quella quando viene portata letteralmente da Kennedy: «carne in consegna», dice lei ai bodyguard. Il presidente la aspetta sul letto e mentre parla al telefono, rifiutando i consigli dell’interlocutore sulla sua condotta sessuale che mette in imbarazzo l’America, incita l’attrice al sesso orale con immagini in primo piano sulla bocca in movimento di lei, fino al godimento finale. Altra scena di violenza quando Marilyn viene presa a cinghiate dal suo secondo marito, l’eroe del baseball Joe DiMaggio, per essere apparsa nuda su riviste patinate.
La curiosità del film, che sarà trasmesso dal 28 settembre su Netflix con il divieto ai minori di 17 anni, è che pur essendo annunciato come un biopic, verrà introdotto dall’avvertenza che è un’opera di finzione e non racconta la vera storia della vita di Marilyn Monroe. Eppure, è l’odissea dei tormenti della diva hollywoodiana, dalle umili origini di Norma Jeane alla consacrazione della star. Il colore si alterna al bianco e nero. Visioni, allucinazioni, incubi, in una California dove non si sa cosa è reale e cosa è dentro di lei. Un’anima esposta, ingenua, volenterosa, nuda, non la superstar nata bruna e divenuta famosa con un colore di capelli non suo.
C’è appena qualche sequenza della stella sotto i riflettori. Sprazzi di scene leggendarie: la gonna sollevata sulla grata dal vento della strada sotterranea, e sembra la conchiglia della Venere di Botticelli, la dea della bellezza, simbolo dell’amore, l’amore che Marilyn non ha mai conosciuto; il ballo in Gli uomini preferiscono le bionde per cui Jane Russell ottenne da Hollywood 100mila dollari e Marilyn 5mila, «come da contratto». Ma il cuore del film è Norma Jeane, che da piccola dormiva in una cassettiera col suo tigrotto di peluche, la bambina non voluta da una madre che le dice «nessuno ti amerebbe, maledetta», che la sveglia nella notte mentre un incendio brucia Los Angeles illuminando la scritta Hollywood sulla collina, che tenta di annegarla nella vasca da bagno «per risparmiarti il dolore». Le rimprovera che il marito se n’è andata a causa sua.
Ad incrementare l’effetto di straniamento, è anche l’accento cubano dell’attrice Ana De Armas che interpreta il ruolo di Marilyn. Una scelta difesa a spada tratta da Brad Pitt, coproduttore di Blonde: «Il film non è stato fatto fino a quando non abbiamo trovato Ana e siamo riusciti a tagliare il traguardo», ha detto entusiasta l’attore-produttore in una recente intervista, ricordando come la gestazione del progetto sia iniziata nel 2010. Il regista Dominik, infatti, ha scelto Ana De Armas per il ruolo di Marilyn dopo quasi un decennio di ricerche, con un casting che pare abbia incluso anche artiste del calibro di Naomi Watts e Jessica Chastain.
«Le critiche? Non ho partecipato a questo film per far cambiare le idee su di me…Sarà quel che sarà», ha commentato ieri a Venezia Ana De Armas, che ricorda più la Madonna della Isla bonita che l’attrice di A qualcuno piace caldo. «Ho sentito sulle mie spalle tutto il peso e la tristezza di Marilyn e forse non volevo liberarmene, era come se fosse successo a me, non volevo proteggermi. La maggior parte del film è concentrata su Norma, ma Marilyn è presente, è la stessa persona, ho trovato un equilibrio, credo che l’una avesse bisogno dell’altra. Non è stato difficile il passaggio, non è stata una decisione consapevole, è successo. Sono stata al suo servizio, l’ho sognata, era con me».