Storia

Lula Pena: diva, sciamana, leggenda

La “sacerdotessa” portoghese, descritta come la versione femminile di Tom Waits e Leonard Cohen, sarà in tour in Italia a inizio di marzo. Una combinazione unica di fado, folk americano, Brasile e jazz e una voce dolente e sensuale che incanta. «Per me suonare non è un mestiere, è un’esperienza quasi religiosa che coltivo con grande parsimonia». Per questo motivo i suoi concerti sono un’esperienza imperdibile

«Per anni a Lisbona mi fermavano per strada chiedendomi quando avrei registrato un nuovo disco. Ma per me suonare non è un mestiere, è un’esperienza quasi religiosa che coltivo con grande parsimonia. Per questo non ho nessuna fretta: lascio che le cose succedano, senza forzarle, perché a volte non serve cercare l’ispirazione, è lei che viene a trovarti. Questo comunque è il mio modo di vivere l’Arte, non ne conosco altri». Questa è Lula Pena, 48 anni e tre soli album pubblicati, una fama internazionale da diva in continua fuga dalla celebrità, e i complimenti di Caetano Veloso che la considera, molto semplicemente, una delle più grandi voci viventi. Negli anni Lula Pena ci ha abituato a non applicare regole non dette alla sua musica. Il suo fado è davvero solo suo, senza mai corrispondere a norme stabilite da altri o dalla tradizione.

La sua carta d’identità dice Portogallo, nata nel 1974 e cresciuta a Lisbona, ma lei ha vissuto anche in Spagna, Belgio, Francia, Olanda. «Ho sempre viaggiato, fin da piccola», ha raccontato in una intervista al Manifesto. «Lo facevo da ferma ascoltando la radio, cercando le stazioni in AM per scovare emittenti all’altro capo del mondo. E poi l’ho fatto a scuola perché ho avuto un’insegnante bravissima che anziché darci il titolo di un tema ci diceva “andate fuori e ascoltate”, poi trascrivete. Io andavo in giro per il mio quartiere a Lisbona, ascoltavo le chiacchiere della gente, il rumore del traffico, i sibili del vento, l’abbaiare dei cani e mi sentivo come una piccola esploratrice. La mia prima esperienza musicale cosciente è stata l’ascolto».

Lula Pena, nata nel 1974 a Lisbona (foto Lucile Dizier)

Lula Pena ha esordito ventiquattrenne con un disco, Phados, per sparire dai radar fino al 2010, anno di uscita dello splendido Troubadour. Da lì, una traiettoria nel circuito della world music, un passaggio anche al Womex, fino al suo ultimo disco, Archivo Pittoresco, che esce nel 2017. Stile disadorno, minimale fino al midollo, di Lula Pena, cantante e poetessa portoghese, si sente dire spesso che è da qualche parte fra Tom Waits e Leonard Cohen, ma al femminile: definizione d’effetto e facile presa ma che nella pratica dice poco o nulla di chi sia Lula Pena e come sia la sua musica. Il fado, punto di partenza e di riferimento per chi si approccia alla musica portoghese, è naturalmente presente, ma sullo sfondo di una formula sonora molto personale, che risente sia delle influenze del folk americano, sia della musica brasiliana, senza ignorare gli ascolti dei vinili jazz di suo padre. Una combinazione unica, sulla quale si muove con una voce intima e dolente. 

Lula è riuscita a crearsi attorno un alone quasi mitico, sacrale, come una sorta di sacerdotessa che officia un rito fatto di pathos e grazia, sensualità sottile, strisciante come una danza che si muova tra le pieghe di ciò che sta al crocevia tra corpo e anima, un movimento quieto ma inesorabile, quelle corde suonate mentre la voce vi ricama sopra testi in lingue diverse e, di tanto in tanto, il pollice destro batte sulla cassa quasi senza darlo a sentire e tuttavia rinfocolando un moto ritmico che, nel suo incedere, non molla di una virgola. Lula Pena è una sciamana, la sciamana della porta accanto. Non ha i ninnoli e gli arnesi dello sciamano, non si agghinda, non si trucca da sciamana, eppure nei suoi concerti si crea sempre quella specie di vertigine che ha a che fare con la trance, col far entrare il pubblico in una sorta di incantamento.

Ammirarla dal vivo è un’occasione imperdibile. Tre le date in Italia: il 3 marzo al Folk Club di Torino, il 4 marzo all’Auditorium Parco della Musica di Roma e, infine, il 5 marzo al Teatro Villa dei Leoni a Mira, in provincia di Venezia.

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