Storia

Lo Stato Sociale: fottuti per sempre

La band bolognese ricomincia dalle origini e, dopo due Sanremo e i Palasport, torna a calcare i palchi dei piccoli club. «Raccontiamo la storia di una band che stava per sciogliersi, della vita che ha bussato ai finestrini di un piccolo furgone dove eravamo solo noi cinque amici che volevamo cambiare il mondo, mentre il mondo ha cambiato noi». Giovedì 20 aprile al Ma di Catania. In anteprima i brani del nuovo album “Stupido Sexy Futuro” in uscita il 5 maggio

Lo Stato Sociale ricomincia dalle origini, alla ricerca della fonte d’ispirazione che ha permesso loro di uscire dal buio dell’underground e dei centri sociali per presentarsi davanti alle platee dei Palasport e poi, per due volte, al Festival di Sanremo. Torna a calcare i palchi dei piccoli club. Un tour cominciato lo scorso 24 marzo da Livorno e che si chiude con due tappe al Sud: giovedì 20 aprile al Ma di Catania e il giorno successivo al Mood Social Club di Rende (Cs).

La prima volta che vai a Sanremo / Sei una bomba che esplode in un convento / Dalla seconda volta sei già / Un coglione che fa parte dell’arredamento

Lo Stato Sociale

«Non pubblichiamo un vero disco di inediti dal 2017», dichiarano. «Siccome la cosa più divertente per noi è suonare dal vivo, abbiamo deciso di presentarlo nei club in cui suonavamo dieci anni fa, a prezzi popolari. Prima di pubblicarlo vogliamo suonarlo solo per chi sarà in quei club. Solo noi e voi, sudore e energia… Saltateci addosso. Sarà bello». 

Una serie di concerti speciali ed unici in piccoli club, un modo per condividere la musica con i fan, per sentire il calore e capire la reazione dal vivo. Uno snodo importante per una storia cominciata nel 2009 «per riempire il vuoto di mercato creato dalle politiche neoliberiste attuate a livello globale», scherzano Lodo Guenzi e soci. «La mancanza di Stato Sociale ci ha portato a prenderne il nome per risollevare le sorti dell’assistenzialismo pubblico. Dopo tredici anni di attività, possiamo serenamente affermare di aver clamorosamente fallito nel nostro intento iniziale, visto che la situazione è addirittura peggiorata fino ad arrivare ad un punto di non ritorno di macelleria sociale. Tuttavia, in questi anni crediamo di aver fatto anche cose buone». 

Volevamo riempire i palasport / Di musica fatta senza soldi in una stanza / E quando ci abbiamo suonato davvero / Avevano il nome di una banca

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L’esordio nel 2010 con l’EP Welfare pop, nel 2012 il primo album Turisti della democrazia», ormai un classico del nuovo indie italiano, promosso con un tour di duecento concerti in un anno. Il boom che fa decollare il gruppo verso una fama esponenziale: nel 2015 suonano per la prima volta in un palazzetto, nel 2017 portano le canzoni del terzo disco Amore, lavoro e altri miti da sfatare anche al Forum di Assago, nel 2018 infine l’approdo a Sanremo per Una vita in vacanza, che lancia anche l’assist per portare Lodo sul trono di giudice a X Factor. Nel 2021 è ancora Festival con Combat Pop, cui segue Attentato alla democrazia, raccolta di cinque EP solisti, uno per ciascuno dei componenti. 

Come detto, un album vero e proprio manca ormai da sei anni. A gennaio è arrivato il primo assaggio Fottuti per sempre con il featuring di Vasco Brondi. «È la canzone più onesta che abbiamo mai scritto, parla di come i sogni ti sappiano fregare, di una band che stava per sciogliersi, della vita che ha bussato ai finestrini di un piccolo furgone dove eravamo solo noi cinque amici che volevamo cambiare il mondo, mentre il mondo ha cambiato noi. Quel poco di successo, le sirene di una sorta di fama chissà poi quanto effimera, ma soprattutto l’amore, la vita, la famiglia, una nuova città. Tutto ci ha portato lontano, persino la musica. Questa è una band che poteva non esserci più, e invece siamo ancora qui». Un po’ come Vasco (l’altro, non quello che partecipa alla canzone), Lodo e compagni si ritrovano a dire “e siamo ancora qua, eh già”. Ma a che prezzo? Cosa è successo nel mentre? Fottuti per sempre è un brano estremamente personale e sembra a un primo ascolto puramente autoreferenziale: la storia di una band che riflette su sé stessa. 

Volevamo cambiare tutto, non riempire un altro vuoto di mercato/ Pensavamo che la vita sulla Terra / Non dipendesse da come andavano i sistemi economici o politici /Ma dal brillare del sole / Eravamo giovani, giovani o pazzi / Ma avevamo ragione

Lo Stato Sociale

Il “lato b” di Fottuti per sempre è Che benessere, feat. Naska. Tocca tanti punti, dalla delocalizzazione al consenso popolare costruito sulla paura, cita Mario Draghi, Giorgia Meloni e il grande classico dei migranti che ci rubano il lavoro. E lo fa in pieno “stile règaz”, ridendoci su e prendendosi in giro fino ad autocitarsi (“ma tu pensa che ansia / una vita in vacanza ed il nuovo che avanza /e nessuno che rompe i coglioni”). «La canzone parla di quello che sarà. Se una l’abbiamo scritta con un compagno di viaggio di questi dieci anni, l’altra con un nuovo amico che ha dieci anni meno di noi. Se una sputa con rabbia tutto quello che senti di aver perso per crescere, l’altra parla con leggerezza del disastro che abitiamo nel presente, del cantare che è quasi come respirare e di tutto quello per cui ancora vale la pena vivere».

La copertina dell’album

Che benessere è anche l’annuncio dell’arrivo del nuovo album. Che, non a caso, esce al termine del tour, dove alcune canzoni sono state offerte in antipasto ai fan. S’intitola Stupido Sexy Futuro , esce il 5 maggio e non ha peli sulla lingua. Spregiudicati, ironici e attuali, i “règaz” tornano senza aver paura di dire ciò che pensano e lo fanno nel miglior modo possibile: scrivendo insieme canzoni che affondano le radici nella loro storia e in un passato che ha plasmato il presente, con uno sguardo teso e attento al futuro. «Il futuro è così: attraente e infame, ti invita ad affrontarlo per poi farti lo sgambetto. Ma il futuro c’è, non siamo senza futuro. Il futuro ci sarà, sarà deludente e allo stesso tempo così dannatamente sexy. Il presente è un futuro che non ce l’ha ancora fatta», dicono. «Inizia il secondo tempo della nostra vita artistica, quella fase in cui si passa da giovani promesse a soliti stronzi, con un disco che racchiude tutte le cose che non troverete altrove: politico e sentimentale, intimo e sociale, stupido, sexy, futuro. Noi umili emiliani speriamo solo di poter entrare nelle orbite del cuore di qualcuno che vorrà ascoltare».

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