Flash

L’Europa dichiara guerra a TikTok

Con una mossa senza precedenti, la Commissione europea ha vietato al personale di utilizzare l’app del social media cinese. La decisione dettata dai dubbi sulla sicurezza e dalle crescenti tensioni tra Pechino e l’Occidente 

Dopo gli Stati Uniti, anche l’Unione europea dichiara guerra a TikTok. In seguito ai dubbi sulla sicurezza e alle crescenti tensioni tra Pechino e l’Occidente, con una mossa senza precedenti, la Commissione europea ha vietato al personale di utilizzare l’app del social media cinese. Per il momento, la richiesta è arrivata soltanto ai dipendenti della Commissione europea, ma è altamente probabile che giungerà a breve anche a coloro che ricoprono cariche al Parlamento e al Consiglio.

«Siamo delusi da questa decisione, che riteniamo fuorviante e basata su malintesi fondamentali», ha affermato un portavoce di TikTok. «Abbiamo contattato la Commissione per mettere le cose in chiaro e spiegare come proteggiamo i dati dei 125 milioni di persone in tutta l’Ue che accedono a TikTok ogni mese».

L’allarme sicurezza tra i governi occidentali

I governi occidentali sono sempre più allarmati dalle prove che le società tecnologiche cinesi assistono il Partito Comunista e i suoi servizi di intelligence nella raccolta di enormi quantità di dati in tutto il mondo, con particolare attenzione a obiettivi politici e di sicurezza di alto valore. Non ultimo l’avvistamento – e abbattimento – di una serie di palloni-spia che sorvolavano il territorio del Nord America. Secondo gli Stati Uniti, TikTok – e la società proprietaria ByteDance – potrebbero sfruttare il social installato su milioni di dispositivi per accedere ai dati personali dei cittadini americani, nonché – nel caso del governo federale – per accedere a informazioni riservate che transitano sui telefoni dei dipendenti. TikTok aveva risposto, attraverso le parole di un portavoce, descrivendo la decisione come «un gesto politico che non farà nulla per portare avanti gli interessi di sicurezza nazionale».

Fu Trump il primo ad annunciare un bando dell’applicazione, scatenando le proteste non solo dalla Cina ma anche tra i giovanissimi utenti americani che consideravano inaccettabile rinunciare al social. Dopo settimane di caotiche dichiarazioni, si è passati a mesi in cui la società doveva garantire che i dati dei cittadini statunitensi rimanessero su suolo americano. Non si è ancora trovata una soluzione definitiva, ma con Biden si è tornati sul tema. A fine dicembre, il presidente americano ha chiesto a tutti i dipendenti di disinstallare l’app dagli smartphone usati per lavoro. Un’imposizione che arriva dopo le precedenti decisioni di diversi Stati (dall’Ohio al New Jersey) ma anche del Pentagono di vietare l’app.

L’Olanda vuole andare oltre, chiedendo il divieto di TikTok sui telefoni governativi. Sotto la pressione dei legislatori, il governo dell’Aja ha ordinato ai suoi servizi di intelligence di valutare se l’uso di TikTok sui telefoni governativi rappresenti un rischio. È il primo governo in Europa a prendere in considerazione un simile divieto.

Lo scorso agosto, il parlamento britannico ha chiuso il suo account TikTok dopo che i parlamentari sanzionati dalla Cina avevano sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei dati. Il presidente francese Emmanuel Macron a dicembre ha puntato l’indice contro l’azienda, definendola «ingannevolmente innocente» e causa di «vera dipendenza» tra gli utenti, nonché fonte di disinformazione russa. 

TikTok è anche indagato per la protezione dei dati in Irlanda per trasferimenti potenzialmente illegali di dati di cittadini europei in Cina. Il social media cinese ha ammesso all’inizio di novembre che alcuni dei suoi dipendenti con sede in Cina potrebbero accedere ai dati degli utenti europei di TikTok. Nel tentativo di placare i timori, la società ha annunciato la scorsa settimana che stava cercando di conservare le informazioni degli utenti europei in tre data center in Europa. Uno dei quali è stato già aperto in Irlanda. Ma, al momento, resta poco chiaro dove finiscano i nostri dati condivisi con il social.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *