Libri

Le “Madonne con la Polaroid” di Concetta Rundo

Il nuovo libro della «librivendola», scrittrice e poetessa visionaria di Troina, è una raccolta di rime e prose, uno di quei libri rari che fioriscono «un po’ per volta, da un abbraccio al giorno». Nel volume la parola scritta diventa visione e anche battito, suono e musica. La stessa veste tipografica è concepita come un disco in vinile. Tra le pagine non si trova l’indice ma due playlist

Due cose legano e accomunano me è la scrittrice Concetta Rundo: l’amicizia e il ventiquattro, quel numero che indica le relazioni e l’armonia del Cielo e della Terra, la pienezza sacra e rituale del pellegrinaggio temporale e della vita eterna. Un dualismo empatico fatto di carne e luce, e di continui passaggi tra il ventre e gli occhi, tra la bocca dell’anima e le labbra. E sono proprio questi continui passaggi che Concetta segue e celebra scrivendo le “polaroid” contenute nel suo nuovo libro, un florilegio colto sulla strada e tra le pareti domestiche, e lievitato durante il periodo della pandemia, in quel tempo che ha legato e accomunato il mondo intero.

Il libro è una raccolta di rime, prose e pratiche di devozione dedicate a tutte le “madonne” quotidiane nelle quali Concetta Rundo ritrova l’amore terreno, urgente, salvifico, di ogni creatura sociale che con il suo essere mater e maternità assicura all’altro, suo prossimo, “placenta per sfamarsi e ossigeno per resistere”. Il libro è un’ode, ma prima di tutto è un atto di umile e profonda gratitudine alle custodi, alle madri e a tutte le nutrici della vita. 

Concetta Rundo, «librivendola», come di definisce lei stessa, scrittrice e poetessa visionaria di Troina (foto Giuseppe Calabrese)

Le Madonne con la polaroid sono donne che si muovono dentro i giorni della settimana, che l’autrice vede correre mentre i figli crescono e il loro corpo cambia, che vede fare tardi tra il lavoro fuori e dentro casa. «Come sarebbe stata l’umanità senza di loro? Mi sono detta. Così ho cominciato a scrivere tutto l’amore femminile, l’amore filiale, anche quello». Ed è venuto al mondo Madonne con la Polaroid.«Non si può essere madri per scelta propria», mi confessa Concetta. «La maternità è insita nella creatura femminile nella sua istintualità, per questo imprescindibile. Tutto questo è tangibile non solamente nel ventre che si gonfia per far spazio a una vita nuova, ma anche nella cura e nell’instancabile lavoro di molte donne che si inventano madri di figli mai concepiti fisicamente». 

Lato B. Polaroid 3. Cristina. In attesa del tampone e della TAC. «Di quanti figli sei stata madre?» vorrei chiederle in una delle nostre telefonate in tempo di lockdown… Direbbe che non ha mai tenuto il conto, forse perché era troppo presa dal tavolo di lavoro di Tindara, colmo all’inverosimile di bottoni di ogni grandezza forma e colore. Hanno ragione le sue ragazze del laboratorio occupazionale: perché tenere ancora quello che apparteneva a Tindara se lei non c’è più?... 

Il lavoro delle mani è lavoro sapiente, panacea per l’anima, ristoro dai brutti pensieri. Ipnotico, quasi. Salvifico, delle volte. Nei suoi giorni di quarantena tra provvidenza e apocalissi, Cristina ha intrecciato, annodato, saldato addobbi come amuleti, veri e propri scacciapensieri. Ne ha regalato uno anche a me.

Concetta Rundo nasce, cresce e vive a Troina, un paese di montagna dell’entroterra siciliano. Il luogo dove si svolge la quotidianità di Concetta ha sempre alimentato il suo pensiero. Di questo ne sono certo. Troina è come un nido d’aquila, un paese che a volte si confonde con le nuvole e la nebbia e appare imprendibile, altre volte diventa fin troppo duro e tagliente come la roccia sulla quale è costruito e che lo custodisce; è uno di quei luoghi dove a volte si può avere il conforto o la piacevole illusione di sentirsi più vicini a Dio e alla sua corte celeste.

Lato A. Preludio. A quanto pare, io non sarò madre, niente marmocchi né speranze da consegnare al tempo futuro. Avverto comunque, in qualche antro recondito del mio essere, che c’è da sempre spazio per un nido, se non addirittura un nido bello e pronto anche se vuoto. Come dire, un’idea di maternità, una possibilità di.

Dal momento che non potrò lasciare figli né nomi all’anagrafe, consegno qui la mia gratitudine alle madri terrene e una parola nuova che possa riunirle tutte: ma(e)ternità.

Concetta, conseguito il diploma di ragioneria comincia a scrivere la sua carriera lavorativa nella bottega di generi alimentari della famiglia e prosegue con il lavoro di redattrice presso Città Aperta Edizioni. Dal 2006 impara il mestiere di “librivendola”, come si definisce lei stessa, diventando il punto di riferimento culturale non solo del paese in cui vive ma di tutto il comprensorio nord montano della provincia di Enna. Il suo motto è: «Dai pomodori pelati alle pagine stampate, dal cibo per il corpo a quello per l’anima».E sono il corpo e l’anima, e con essi l’amore e l’intimità, che lei onora e glorifica con le sue Madonne con la polaroid.

Nel libro la parola scritta diventa visione e anche battito, suono e musica, quella musica che nutre, emoziona e sostiene nello stesso istante l’autrice e noi.

La stessa veste tipografica è concepita come un disco in vinile: lato A Poesia in placenta, lato B Prosa e rose

Tra le pagine non si trova l’indice ma due playlist, colonna sonora di un viaggio intimo per saliscendi di strade e camminamenti interiori; tracce di un canzoniere “on the road” lontano da qualsivoglia forma poetica riconosciuta, orme di un andirivieni dentro storie vissute o vivibili, di questo mondo o di altri.

Smetto di scrivere e chiudo il libro con un’altra certezza: il “sentimento popolare” di Concetta “nasce da meccaniche divine”. Apro la playlist e ascolto E ti vengo a cercare di Franco Battiato. In cuor mio gioisco e ringrazio le Madonne con la polaroid e il loro “essere un’immagine divina di questa realtà”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *