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L’amicizia maschile in “Gli spiriti dell’isola”

Dal 2 febbraio nelle sale il film con Colin Farrell che dopo il successo alla Mostra di Venezia è ora candidato a ben 9 Oscar. «È una storia in cui due persone combattono la loro piccola guerra personale, mentre altrove infuria un conflitto più ampio», spiega il regista Martin McDonagh

L’isola di Inisherin, un rustico scoglio spazzato dal vento al largo della costa irlandese, non appare su nessuna mappa del mondo reale, ma la sua geografia è inconfondibile. Non solo perché i maglioni e le pecore, le pinte di Guinness e i tetti di paglia rivelano un’autenticità irlandese attentamente curata, ma anche perché ciò che accade su quest’isola la colloca saldamente in una regione immaginaria che potrebbe essere chiamata County McDonagh. Questo è un luogo, governato dalla sensibilità giocosa e perversa del drammaturgo e regista Martin McDonagh, dove il pittoresco e il profano si mescolano, dove l’umorismo sbarazzino fa compagnia a una violenza raccapricciante. 

Dopo il successo alla Mostra del cinema di Venezia, con Colin Farrell Coppa Volpi, e tre Golden Globes, il 2 febbraio arriva in sala con ben 9 candidature ai premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore Gli spiriti dell’Isola, il film diretto da Martin McDonagh. 

Gli spiriti dell’isola è  un film di quelli da godere sul grande schermo: è  un drammone e una commedia al tempo stesso, con punte di umorismo, in uno scenario irlandese che è il terzo protagonista della storia. Tutto accade in un’isola remota al largo della costa dove molto da lontano si intravedono echi della guerra civile degli anni Venti: ma in quella terra erbosa, dentro l’unico pub di quella comunità chiusa e bigotta, si rompe un’amicizia tra due uomini. Colin Farrell è Padraic, un uomo che è un pezzo di pane, Brendan Gleeson è Colm, un violinista che decide bruscamente di porre fine alla loro amicizia, fatta di chiacchiere al pub del paese ogni santo giorno alle 2 davanti a pinte di Guinness.    

Colin Farrell e Brendan Gleeson

Padraic è confuso, non capisce il perché e insiste per parlare con lui, ma Colm non ne vuole sapere: ogni volta che sarà  importunato si taglierà un dito. La sorella di Padraic, Siobhan (Kerry Condon), accetta un lavoro sulla terraferma, mentre Dominic (Barry Keoghan), il figlio del duro poiziotto locale, sparisce. La piccola comunità dell’isola resta a guardare, ferma e immobile come sempre.    

Martin McDonagh, che è  lo stesso sceneggiatore e regista di Tre manifesti a Ebbing, Missouri (vinse a Venezia il premio sceneggiatura e due Oscar per gli attori), mette in scena ancora una storia rarefatta ma al tempo stesso brutale. E si ritrova a dirigere la stessa coppia dopo In Bruges – La Coscienza dell’Assassino

«Le sceneggiature di McDonagh sono straordinarie e sono sempre così  profondamente commosso, emotivamente e psicologicamente, dai mondi che crea e dai personaggi che disegna», ha detto a Venezia l’irlandese Farrell (The Batman e 13 Vite i sui ultimi film, mentre è  sul set a New York con The Penguin, serie TV di HBO Max, spin-off di The Batman). L’altro protagonista, Gleeson, uno degli attori irlandesi più noti, sottolinea la novità del film ossia «l’amicizia maschile raccontata in un modo diverso, originale. Ma nonostante il tempo in cui è  ambientato, è un film moderno nel modo in cui racconta questi due amici».    

Farrell ritiene che tutti i personaggi del film nascondano le proprie lotte, tristezze e segreti: «Tutti i protagonisti sono un po’ folli. Matti in un modo tutto loro, archetipi riuniti per creare caos, ma non fine a se stesso».    

Girato in location bellissime, sulle isole di Inishmore e Achill sulla costa occidentale dell’Irlanda, il film ha nel paesaggio certamente un protagonista. Quello che accade, con la divisione tra Padraic e Colm, e il crescente allontanamento dalle altre persone sull’isola, rispecchia ciò che accade sul continente. La divisione tra questi due uomini  evidenzia quella della Guerra Civile del 1922-23. «È una storia in cui due persone combattono la loro piccola guerra personale, mentre altrove infuria un conflitto più ampio», ha detto il regista. Nel caso del conflitto irlandese, fratelli schierati contro fratelli, amici contro amici. «Penso che le divisioni che infettano l’isola e la ferocia di ciò che accade nel film si riflettano negli eventi in corso sul continente. Tutti cercano di rimanere aggrappati alle loro posizioni consentendo alle divisioni di radicarsi e peggiorare», ha concluso Gleeson.

Gli spiriti dell’isola potrebbe sembrare un po’ sottile se lo si inserisce fra gli standard convenzionali della commedia o del dramma. È meglio pensarlo come un pezzo di pettegolezzo di paese, con un po’ di raffinatezza letteraria e un bel finale pastorale. Inisherin potrebbe non essere un luogo reale, ma i suoi personaggi eccentrici, i panorami aspri e le vivide leggende locali ne fanno comunque un’attraente destinazione turistica.

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