Interviste

La rivoluzione culturale rap di Assalti Frontali

Luca Mascini, alias Militant A, parla di “Courage”, l’album che la band romana presenterà sabato 1 ottobre a Palermo dopo aver svolto un laboratorio rap. Le esperienze nelle scuole diventano canzoni: «Con il rap ho spiegato la Costituzione». Dalla “gang gentile” è arrivata l’unica canzone contro la guerra: «La musica sembra abdicare dal suo ruolo di veicolo di cultura, di orientamento sociale, di impegno civile… Si preferisce parlare di orologi…»

Dice di aver riletto tre volte l’incipit di Moby Dick, prima di pubblicare Courage, l’album che segna il ritorno di Assalti Frontali dopo sei anni trascorsi centellinando singoli. Il capolavoro di Melville comincia con Ismaele che s’imbarca e prende il mare, spiegando: «Questo è il mio modo di sostituire la parola e le pallottole». Luca Mascini, alias Militant A, voce del gruppo hip hop, al contrario, prima di cominciare la nuova avventura, si arma di parole che feriscono come pallottole. 

«È vero», sorride. «Ma con Ismaele avevo in comune quel senso di estraneità, per cui lascia tutto e intraprende un viaggio. Ecco, scrivere un album, sei anni dopo l’ultimo, è stato come un viaggio. Nel brano che apre il disco e gli dà il titolo, inizio cantando: “Prima di incontrare voi io mi sentivo solo”. Immaginavo già il momento in cui sarei risalito su un palco, dopo due anni di pandemia, ritrovando la mia comunità».

Quella comunità alla quale Assalti Frontali tenta di infondere coraggio e nella quale trovare quel “courage” del quale c’è ancor più bisogno oggi per vivere nell’Italia uscita dalle cabine elettorali, tra crisi economica e guerre. «Ce ne vuole tanto, ma proprio tanto che dobbiamo inventarcelo», commenta Militant A. «La sinistra è sparita, vediamo quel che succederà. L’Italia è un laboratorio ed è un momento di grande solitudine. Dobbiamo ritrovarci, ritrovare la comunità. Ed è quello che abbiamo pensato di fare quando abbiamo cominciato a scrivere Courage».

La copertina dell’album

Il coraggio Luca Mascini l’ha trovato, innanzi tutto, nella famiglia. Nel ricordo di una madre scomparsa durante la pandemia, arrivata a Roma da Brest, in Bretagna, con la chitarra a tracolla. «Era una artista mia madre, una grande ballerina, ma prima di ogni cosa era una professoressa di matematica», ricorda la voce di Assalti Frontali. «Io sono cresciuto sulle sue spalle. Mi portava alle manifestazioni degli anni Settanta per la battaglia sull’aborto e sul diritto allo studio. Ero accanto a lei nelle assemblee collettive e avevamo la casa sempre piena di studenti». 

Il coraggio Luca Mascini lo ha poi trovato in suo figlio, che lo accompagna, mano nella mano, sulla copertina dell’album. Perché, come canta sempre nella title-track, «col rap nelle scuole rivedo il sole». E Militant A è tornato sui banchi di scuola nelle vesti di “insegnante rap”. «Che non significa che insegno il rap, perché il rap si fa per strada, non si insegna», tiene a sottolineare. «Il rap è invece uno strumento culturale di inclusione, di conoscenza, di semplificazione. Con il rap io ho raccontato la Costituzione, ho spiegato come sono fatti i quartieri. Cerco di definire un nuovo modo d’insegnare, di tirare fuori il fuoco che questi ragazzi hanno dentro».

Da questi laboratori scolastici, istituiti da una “illuminata” docente del quartiere Centocelle, sono nati brani come Strade perse, in cui «gli studenti della scuola media nella prima strofa e quelli dei licei nella seconda raccontano il loro disorientamento». Oppure come Difendi l’albero, rappata con un coro di bambini e nella quale la crisi climatica è stata affrontata con un laboratorio rap nella scuola elementare. O, ancora, Gol Gol Rap, inno al calcio popolare e invito a non arrendersi mai, alzato al cielo sulle ali del Coro dell’Antoniano. 

«Uno di questi laboratori rap si svolgerà anche a Palermo, sabato 1 ottobre alle ore 17 in piazza, prima del concerto che comincerà alle ore 21», annuncia Militant A, ospite sabato del Booq Fest, il festival della bibliofficina di quartiere a piazza Kalsa. 

Da sinistra: Pol G e Militant A, ovvero Assalti Frontali (foto Daria Addabbo)

Il rap che parla di orologi, droghe e armi è una rappresentazione, non è reale. Bisogna far capire che c’è una cultura, una storia, che c’è la possibilità di riscatto. È la comunità a dare forza, ad aiutare nell’affrontare le difficoltà della vita. Non l’orologio

Luca Mascini, alias Militant A

Il quartiere è il cuore pulsante del progetto di Assalti Frontali. Centocelle, periferia di Roma, abitata da minoranze etniche, emarginati, disoccupati, studenti, ultimi. Se però le periferie del rap sono piene di orologi, droga, armi e sesso a buon mercato, quelle di Militant A sono «una grande risorsa, un posto bello e così voglio cantarle», spiega. «La percezione del posto viene anche da noi. Bisogna valorizzare il bello che c’è intorno: le strade, le case, la natura. Il rap che parla di orologi, droghe e armi oggi è quello dominante. È però una rappresentazione, non è reale. Non è da condannare, bisogna dialogarci. Bisogna far capire che c’è una cultura, una storia, che c’è la possibilità di riscatto, di trasformare con l’arte i quartieri malfamati come è accaduto in diversi casi. Noi cerchiamo di raccontare la realtà e di trasformarla. Probabilmente i capi gang, gli spacciatori, possono sembrare più fichi, perché hanno soldi, donne e auto, ma è qualcosa di effimero. È la comunità a dare forza, ad aiutare nell’affrontare le difficoltà della vita. Non l’orologio».

Militant A e il suo compagno di palco Pol G restano degli alieni sulla scena del rap, come li definì lo scrittore Valerio Mattioli parlando dell’Onda Rossa Posse (dalle cui ceneri sono nati Assalti Fontali) nel libro Remoria – la città invertita: «Quando arrivarono fu come l’arrivo di un ufo nella scena». E tali sono rimasti in questi 35 anni di attività in cui hanno navigato nelle acque basse e alte della vita sociale e artistica italiana portando la loro unicità per creare cultura e comunità con il rap.

Da Assalti Frontali arriva anche l’unica canzone contro la guerra uscita in questi mesi. Fatta eccezione per il grido «Fuck the war» di Vasco Rossi ai suoi concerti e il «Fuck Putin» dei Måneskin, nessun cenno da parte dei presunti “big” della musica a quanto accade in Ucraina (semmai c’è chi, come Laura Pausini, si rifiuta di cantare Bella Ciao perché «canzone politica»!). Assalti Frontali nel brano La morale aggiungono anche «Fuck Nato», «perché siamo contro la guerra, tutte le guerre, contro i militari, siamo a favore dei disertori, come quelli che stanno fuggendo dalla Russia ma anche dall’Ucraina. I disertori sono i nostri eroi», dice Militant A. Aggiungendo con un pizzico di amarezza: «La musica sembra abdicare dal suo ruolo di veicolo di cultura, di orientamento sociale, di impegno civile… Si preferisce parlare di orologi…».Questa “banda di rapper anarchici”, questa “gang gentile” che si muove “su strade che se non ci siamo sono sporche e rotte, edifici abbandonati che per noi sono posti adorati”. Questi ragazzi “cresciuti come dentro una botte” continuano a sognare: “I have a dream come Martin Luther King”, dicono in Sogno ancora. Sognano la rivoluzione. «È un sogno che non ti deve mai abbandonare. Lo vedi magari in modo diverso. Ma non bisogna mai smettere di sognare».

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