Playlist

La playlist della settimana #38

– L’Irlanda continua a essere fucina di energiche rock band: dopo The Cardinals e Kingfishr, ecco gli Sprints. L’incantevole inno alle donne di Etta Marcus. L’indie-country di Waxahatchee e Marika Hackman. E ancora: Placebo e Bruce Hornsby
–  I La Crus incontrano Colapesce Dimartino, le canzoni dei Subsonica scartate da Amadeus, “Un segno di vita” è la preghiera rumorosa di Vasco Brondi. Il video-fantasy di Lina Gervasi nel Parco dell’Etna. Assalti Frontali al cinema

“Shadow of a Doubt”, Sprints

L’attuale ondata di rock irlandese non sembra aver raggiunto il picco con artisti del calibro di Fontaines D.C. e The Murder Capital. Dopo The Cardinals e Kingfishr, con il loro impeccabile album di debutto Letter To Self, il quartetto di Dublino Sprints si aggiunge all’elenco, forte di un’ascesa costante attraverso il circuito dal vivo. Sposando l’intricato alt-rock con feroci raffiche di noise-punk e grunge, i quattro ragazzi (la cantante Karla Chubb, il chitarrista Colm O’Reilly, il bassista Sam McCann e il batterista Jack Callan) affwrmano che l’interazione sociale è alla base della loro musica. «Aiuta essere intorno all’energia e al brusio della città, questo è ciò che ispira la maggior parte delle canzoni».

“Girls That Play”, Etta Marcus

Incantevole nuovo singolo della viaggiatrice alt-pop. Un brano che parla dal cuore ed è un brindisi a coloro che le sono più vicini. Un inno alla compagnia femminile, parla dell’amicizia, delle reti di sostegno che attraversano la sua vita. Un autodefinito «inno alle ragazze» nato da un periodo di «frustrazione» nella vita di Etta. «È un inno alle donne che mi circondano e all’affetto che provo verso quelle preziose relazioni», commenta la cantautrice londinese. «Siamo un’eufonia di esperienze condivise e mi piace pensarci come un unico grande club. Non voglio concentrarmi sui dolori che coviamo, ma piuttosto sul conforto che ci procuriamo a vicenda e sul divertimento che proviamo insieme».

“Right Back to It”, Waxahatchee 

Le amicizie più vere non perdono mai un colpo: non importa quanto tempo sia passato, puoi riprendere da dove avevi interrotto. Questo è il potere recente di Right Back to It, lo splendido primo singolo del prossimo album di Waxahatchee Tigers Blood con la collaborazione del ricercato giovane chitarrista, MJ Lenderman. È la mano ferma sul timone mentre Katie Crutchfield riflette sui luoghi ansiosi dove vaga la sua mente: “Mi fido di me stesso/rifiuto l’aiuto di chiunque”, canta, immaginandosi di prendere colpi. Riequilibrare potrebbe sembrare impossibile, ma può essere semplice come connettersi con un amico che è stabile come un metronomo: è scienza.

“No caffeine”, Marika Hackman

Nel suo ultimo album Any Human Friend, Marika Hackman è diventata nota come la cantante più schietta dell’indie-pop. Che si tratti di battute sul sesso orale, sulla masturbazione o sull’immaginazione delle cose peggiori che la tua ex potrebbe pensare, ha gettato questi dettagli colorati e spesso volgari facendo l’occhiolino. Si trattava di un album di rottura, infuso liricamente con un sacco di disgusto di sé e confusione, ma tendeva a rimanere piuttosto leggero. Nel suo nuovo album, Big Sigh, Marika Hackman mantiene la stessa mancanza di vergogna, ma ora è il tema del crepacuore e del romanticismo che sta esplorando. Spesso in tutto l’album si rivolge a un amante attraverso metafore viscerali. “Il mio cuore non crescerà con le tue dita in gola”, canta. Oppure: “Mi hai chiamato dolly e mi hai tagliato i capelli / Mi hai strappato le ali e mi sono ammosciata”. È una sorta di j’accuse. Dipinge immagini lucide di violenza emotiva e masochismo, mentre, curiosamente, parla anche di una fissazione molto personale: dice di aver sperimentato l’ansia per la prima volta dopo aver contratto la setticemia all’età di 17 anni. È un album oscuro e pesante a livello sonoro. Marika Hackman ha suonato ogni strumento da sola a parte gli ottoni e le corde, e ha co-prodotto insieme a Sam Petts-Davies (Thom Yorke, Warpaint) e Charlie Andrew (Alt-J, Wolf Alice). No Caffeine e Slime sono tra i momenti più vivaci dell’album.

“Sad White Reggae”, Placebo

Sorprendentemente, soltanto dopo più di 25 anni di carriera, i Placebo pubblicano il primo album dal vivo: Collapse Into Never: Placebo Live In Europe 2023. Il cofanetto contiene brani del loro omonimo debutto PlaceboBlack Market MusicSleeping With GhostsBattle For The Sun e Loud Like Love. Sono presenti anche le cover più amate dai fan, come Running Up That Hill di Kate Bush e Shout dei Tears For Fears.

“BrhyM”, Bruce Hornsby feat. yMusic

Bruce Hornsby e l’ensemble da camera yMusic hanno annunciato un album BrhyM, frutto della loro collaborazione. L’album, Deep Sea Vents, uscirà il primo marzo. yMusic è formato dal Rob Moose al violino, CJ Camerieri al corno, la violista Nadia Sirota, il violoncellista Gabriel Cabezas, il clarinettista Hideaki Aomori e il flautista Alex Sopp. Il nuovo album ha ulteriori contributi di Branford Marsalis, Mark Dover e del batterista Chad Wright. Hornsby e yMusic si sono conosciuti al festival Eaux Claires nel 2016. 

“Come ogni volta”, La Crus feat. Colapesce e Dimartino

Dopo Io Confesso in duetto con Carmen Consoli, sulla strada del ritorno i La Crus riprendono Come ogni volta, forse il pezzo più importante e rappresentativo della band milanese (e uno dei più significativi di quella stagione musicale irripetibile degli anni Novanta) che rinasce come la fenice e risplende di nuova luce anche grazie allo straordinario featuring realizzato da Colapesce Dimartino e alla produzione di Matteo Cantaluppi, che ha lavorato alla chiusura del nuovo album in uscita in marzo. «Conosco Colapesce da ancor prima che iniziasse a cantare. Quando neanche diciottenne faceva il Dj nei locali più cool e alternativi di Siracusa, che in quegli anni era il mio rifugio, e mi ha sempre detto che Dentro Me era il suo disco preferito dei La Crus. Cesare conosce da tempo Dimartino; c’è stima reciproca e sincera tra tutti, ed è stato molto semplice e naturale pensare a loro per fare qualcosa insieme», commenta Mauro Ermanno “Jò” Giovanardi, una volta siracusano d’adozione.

“Universo”, Subsonica

I Subsonica non torneranno a Sanremo a 24 anni da Tutti i miei sbagli, perché Amadeus li ha bocciati. Peggio per Sanremo perché Realtà aumentata sin dal titolo è un album-orologio dei tempi: che canta di Cani umani, di Missili e droni, di guerre («che sono sempre sconfitte»), di pandemie, di negazionismi, di fluidità. «La realtà aumentata è un invito all’isolamento, non è al servizio della collettività». Insomma, fuori da Sanremo, «che non è l’unico palcoscenico possibile, non è il cuore della canzone, non è il posto dove siamo nati», i Subsonica sono pronti a tornare in tour: «Queste canzoni sono nate per la dimensione live, per dire grazie a chi ci segue ancora, e ormai da trent’anni».

“Un segno di vita” Vasco Brondi

A distanza di tre anni da Paesaggio dopo la battaglia, il primo album da solista dopo la conclusione del progetto Le Luci Della Centrale Elettrica, Vasco Brondi torna con un nuovo singolo (Carosello Records) che dà il titolo al nuovo progetto discografico in uscita a marzo e al tour di 12 date che partirà in aprile. «Un segno di vita è una preghiera rumorosa dedicata a questo presente complesso, ambientata in un paesaggio di bombardamenti e città disastrate per il cambiamento climatico», spiega Vasco Brondi. «Scoprire i primi germogli che crescono a Hiroshima dopo la bomba atomica, i fiori che crescono anche nel deserto. Provare a intravedere il futuro, come nelle profezie, la pioggia che fa sparire le strade, la pianura che tornerà un bosco. La cantilena degli esseri umani, costruire e distruggere e poi ricostruire. Come scriveva Calvino “adesso più che mai è importante cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”».

“Rising” Lina Gervasi

È uno dei brani di Beyond the mirror, album di debutto della “regina del theremin”, l’artista siracusana Lina Gervasi. Il video girato tra Boscoscuro e la Grotta della Catanese nel Parco dell’Etna suggerisce l’ambientazione fantasy dell’album nato come colonna sonora dell’omonimo romanzo di Lina Gervasi.  Come il libro è un viaggio in mondi paralleli, il disco attraversa l’universo musicale: elettronica, jazz, cori gregoriani, pop, progressive, classica. Al fianco dell’artista siracusana valenti cavalieri come Fabrizio Bosso, Lorenzo Dada, Claudio Simonetti e Giovanni Sollima.

“Il mio nome è Lala”, Assalti Frontali

Il brano di Assalti Frontali feat. Luca D’Aversa estratto dall’ultimo album Courage è la colonna sonora del film Lala di Ludovica Fales in uscita nelle sale cinematografiche il prossimo 25 gennaio. Fin dagli albori Assalti Frontali è stato in grado di raccontare le storie degli ultimi e dei più deboli riportando in musica le battaglie quotidiane per il rispetto, la dignità e la giustizia di ogni individuo. Perfettamente in linea con questa visione artistica, il nuovo videoclip Il mio nome è Lala si impone come la testimonianza più autentica di una generazione invisibile e dai diritti negati, primo fra tutti quello di cittadinanza, attraverso le immagini tratte dall’opera cinematografica di Ludovica Fales in cui Lala, una ragazza rom di Roma, si vede portar via l’affidamento del proprio bambino a causa della mancanza dei documenti necessari per lavorare e prendere casa.

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