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La playlist della settimana #22

Fra punk e skronking jazz la riot grrrl Corinne Bailey RaeL’album “americano” della talentuosa Mitski. Il claudicante ritorno di Chrissie Hynde con i Pretenders. Van Morrison rilegge il rock’n’roll. Il divertimento è assicurato con “Un’estate al mare” nella versione di Manutsa e con il soul di Stella Angelico and Cookin’ on 3 Burners. E ancora: il rock distopico di Giorgio Canali ed il lavoro di cesello alla chitarra di Luca Di Martino; Samara Joy continua a strabiliare con la sua voce; i nuovi dischi di Thirty Seconds from Mars e Mafalda Minnozzi 

“New York Transit Queen” Corinne Bailey Rae

«Sento che per me è uno strano momento punk e jazz», ha detto Corinne Bailey Rae (nella foto di copertina) a Stereoboard nel 2022. Un anno dopo ecco Black Rainbows, un album che oscilla dal glam-punk scricchiolante allo skronking jazz sperimentale che non suonerebbe fuori posto in Blackstar di David Bowie. Ci sono svolte a sinistra e poi c’è questa. L’illuminazione creativa della musicista cresciuta a Leeds è avvenuta durante un tour a Chicago, dove ha visitato la Stony Island Arts Bank, un centro di storia nera che onora i cittadini afroamericani tenendo conto del passato brutalmente razzista del Paese. Questa stimolante serie di mostre ha acceso l’immaginazione di Corinne. Il pezzo forte del suo nuovo album, il singolo New York Transit Queen, è stato ispirato da una foto di Audrey Smaltz, una modella nera di 17 anni che vinse il concorso Miss New York Transit nel 1954. Il risultato è una favolosa esplosione di sommossa “grrrl” con abbastanza battiti di mani, strilli di chitarra e voci cantate gioiosamente. D’altro canto, c’è Erasure, un brano neo-grunge violento che vede Rae sputare, con voci distorte, sul suo disgusto per la violenza che affligge i bambini neri: “Cercano di cancellarti / Cercano di eviscerarti”. È uno straordinario pezzo di musica di protesta che fa vergognare molte band punk a tempo pieno.

Peach Velvet Sky è una bella ballata per pianoforte, mentre He Will Follow You With His Eyes contiene echi di Amy Winehouse. Anche quest’ultima, però, sfocia in un inquietante paesaggio sonoro elettronico. I cambi di marcia possono essere stridenti, ma il quarto album di Corinne Bailey Rae è in realtà più coeso dei precedenti. E si prenota per la palma di miglior album dell’anno.

“My Love Mine All Mine” Mitski

Nel 2019, un anno dopo l’uscita dell’album acclamato dalla critica Be the Cowboy, Mitski – una delle artiste più talentuose dell’indie rock – ha annunciato una pausa indefinita. Che non sarebbe durata a lungo. Ha rivalutato il suo rapporto con la fama e ha pubblicato un altro album nel 2022; ha scritto la canzone nominata all’Oscar This Is a Life per il film Everyone Everywhere All At Once. E adesso è tornata con un altro lavoro di incredibile profondità: The Land Is Inhospitable and So Are We (La terra è inospitale e così siamo noi). Nelle righe di apertura del nuovo album di Mitski, un tossicodipendente si ritrova ad affrontare la propria mortalità. Nel testo di Bug Like an Angel, sollevano il loro drink per trovare un insetto sul fondo di un bicchiere e, sotto l’effetto dell’alcol, lo confrontano con un angelo: “Cerco di ricordare l’ira del diavolo”, canta, “anche quella gli è stata data da Dio”. Bug Like an Angel è allo stesso tempo piena di speranza e inquietante. Nella languida, malinconica, soffice, sussurrata My Love Mine All Mine Mitski affida alla luna la manifestazione del suo amore per il partner, nella speranza che il suo amante possa sentire il suo amore per lei anche dopo che se ne sarà andato. Pochi artisti sanno come portare alla luce con maestria le caratteristiche più deludenti e frustranti dell’umanità. È un’introduzione ideale a quello che la cantante ha definito il suo «album più americano». Ovunque si parla di treni merci, lucciole, zanzare, ruscelli mormoranti, salici e passeggiate notturne; lo splendido e malinconico accompagnamento del pedal steel è usato liberamente.

Nella sua identità musicale americana c’è una preoccupazione per il diavolo, Dio e le anime, come nei suoni minacciosi dei cani che abbaiano in I’m Your Man. Appaiono nelle grandi svolte orchestrali di Heaven, nei fiati di When Memories Snow, nei colpi di batteria che conducono ai versi “You know I’d ever been alone / Till you aware me / To live for somebody” su Star”.

Alcune delle canzoni di The Land Is Inhospitable and So Are We sono iniziate anni fa e hanno avuto il tempo di maturare nella loro forma finale. In questo modo, l’album testimonia la possibilità per gli artisti di operare secondo le proprie tempistiche e nei modi che avvantaggiano maggiormente il loro lavoro. Altrimenti chissà dove vanno a finire quelle belle canzoni mai realizzate? In paradiso, all’inferno, in America o in qualche altra terra arida?

“Shakin’ All Over” Van Morrison

Van Morrison annuncia il suo album in studio numero 45. Titolo Accentuate the Positive, data d’uscita il 3 novembre. Sarà un elettrizzante omaggio al rock’n’roll, anticipato da Shakin’ All Over, una nuova interpretazione del classico di Johnny Kidd. Come con Moving On Skiffle, il nuovo album vede Van “The man” Morrison tornare a una delle sue passioni d’infanzia: questa volta il rock’n’roll. Cresciuto a Belfast poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, Van è stato immensamente ispirato dai suoni inebrianti del blues e del rock’n’roll del XX secolo. Ascoltando artisti come Fats Domino, Chuck Berry e gli Everly Brothers, non passò molto tempo prima che Van reinterpretasse intuitivamente queste sonorità con la propria band nei locali della città natale. 

Diversi decenni dopo, Van Morrison rivisita il genere reinterpretando alcuni dei suoi brani preferiti per Accentuate The Positive, infondendo a queste canzoni senza tempo un’energia che sfida ed espande costantemente le sue tradizioni. La voce inimitabile di Van, combinata con arrangiamenti superbi realizzati con grande maestria, dona un nuovo vigore a grandi canzoni come Lonesome Train del Johnny Burnette Trio, Shakin’ All Over di Johnny Kidd & The Pirates e il successo pionieristico Flip, Flop and Fly di Big Joe Turner. L’album include la chitarra elettrica del celebre Jeff Beck e la voce di Chris Farlowe in Lonesome Train, oltre alla chitarra di Taj Mahal in Lucille e Shake, Rattle and Roll. Van Morrison dice: «Il rock’n’roll è semplicità, sincerità e forza espressiva. Per questo piace ed è durato nel tempo. È musica dello spirito».

“I Think About You Daily” Pretenders

Il talento di Chrissie Hynde è un dono musicale venuto dal cielo, una voce unica nel suo genere che ha spinto la sua band, i Pretenders, a creare alcune delle canzoni più memorabili del rock negli anni Settanta e Ottanta. Nell’ultimo album della band, Relentless, Hynde e il chitarrista James Walbourne optano verso un po’ troppo molle. Dopo il meditabondo accordo di apertura Losing My Sense of Taste, e la traccia successiva A Love, un discendente diretto del classico pop degli anni Sessanta, la band si rannicchia in una lunga serie di canzoni evocative dal ritmo lento, inducendo alla sonnolenza. Relentless non offre brani rock frenetici come alcuni dei più grandi successi della band, tra cui Mystery Achievement, Precious e Middle of the Road.

“I’m Comin’ Home To You” Stella Angelico and Cookin’ on 3 Burners

Nel vasto arazzo della musica, ogni tanto, emerge una traccia che non solo risuona con l’epoca in cui è nata, ma porta con sé anche un’anima senza età, rendendola senza tempo. I Cookin’ On 3 Burners, con la loro ultima opera insieme con Stella Angelico, attingono agli annali del gospel, del soul e dell’R&B, descrivendo l’eccitazione del ritorno a casa. La voce di Stella Angelico è la protagonista di questa conversazione piena di sentimento con il suo canto dinamico e sensuale. Quello dei Cookin’ On 3 Burners, rinomati spacciatori di funk d’organo, e di Stella Angelico è un tributo al fascino della musica senza tempo.

“Un’estate al mare” Manutsa

Un evergreen che ogni anno torna, puntuale, tormentone d’agosto. Una canzone dal sapore d’antico che racconta un quadretto estivo semplice e disimpegnato: quella voglia di vacanze, di giornate spensierate al mare “per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni”. Può ricordare gli anni Sessanta, ma è stata pubblicata nel 1982 da Giuni Russo, nome d’arte della palermitana Giuseppina Romeo. Una delle voci italiane più belle di sempre, dall’incredibile estensione vocale di quasi cinque ottave, che ha unito il canto lirico al pop. Un idolo dell’adolescenza per Manuela Di Salvo, in arte Manutsa, che cominciò a 17 anni sui palchi di periferia a Palermo in una tribute band femminile di Giuni Russo, Les femmes, omaggio anche al padre, «che mi faceva ascoltare tutti i giorni la cantante lanciata da Battiato». 

Nella sua rilettura di Un’estate al mare, Manutsa non incorre nell’errore di competere con la inarrivabile voce di Giuni Russo. Manuela Di Salvo mantiene l’ironia dell’originale, trasformandola in gioco. Immagini seppiate e divertenti di una giornata al mare di più un secolo fa. Vintage, divertente, nella mescolanza fra echi caraibici, elettronica e sperimentalismo.  Un’estate al mare è stato uno dei suoi più grandi successi e nasconde molte sorprese. Musica e testo sono stati scritti da Franco Battiato insieme a Giusto Pio come parodia e rovesciamento dei classici temi di una canzone estiva. In realtà parla di una prostituta che sogna di andare al mare e di mettere in pausa per un po’ la sua vita difficile.

“C’era ancora il sole” Giorgio Canali & Rossofuoco

È una musica che odora di fumo, birra, benzina, asfalto, sudore, merda, rabbia, barricate, disillusione. Di vita. È rock che riesce a emozionare. È la musica di un artista da trent’anni sulle strade del rock, che ha attraversato da protagonista la musica alternativa italiana, prima con le esperienze dei CCCP, CSI e PGR, poi come produttore di numerosi artisti fra cui Verdena e Le luci della centrale elettrica. È la musica di Giorgio Canali, che si prepara all’uscita del decimo album della sua discografia ufficiale, il nono con i Rossofuoco. «Si (ri)parte a fanfara con un cavalcante inno di ottimismo nichilista», commenta l’autore. «È il racconto del dopo “dopo”, ovvero quello che probabilmente ci aspetta nel nostro mondo post-epidemico, dietro l’angolo della nuova guerra semifredda… fino a ieri l’altro era fantascienza del “dopo-bomba” ma, si sa, la fantascienza è una roba americana per lo più».

“Dolce risveglio” Luca Di Martino

«Un viaggio musicale, un’osservazione dell’anima umana, a tratti stufa della monotonia dei luoghi di appartenenza, a tratti nostalgica, e che mai sazia appare in bilico tra il partire e il tornare, tra il trovare e il lasciare, tra il richiamo e l’abbandono: due parole che sembrano lontane tra loro, opposte, ma che si incrociano spesso durante il percorso di vita di ogni uomo e trovano collocazione in ogni decisione intrapresa o scandita dal destino». Sono le parole con cui il compositore e chitarrista palermitano Luca Di Martino presenta Il richiamo e l’abbandono, il suo quarto album solista. Un lavoro prezioso, delicato, tutto incentrato su chitarra classica e loop.

«Il richiamo e l’abbandono è un lavoro simile ai precedenti ma la principale novità consiste nella scelta consapevole di ambientazioni ed effetti differenti che mi hanno allontanato dal suono “naturale” della chitarra classica», spiega l’autore. «La loop station, riproducendo alcune sequenze ritmiche/melodiche e percussive, mi ha consentito di dare spazio a momenti di libera espressività e improvvisazione, rendendo questo disco più accattivante, più d’impatto e di facile ascolto».

“World on fire” Thirty Seconds to Mars

Ha un titolo lunghissimo il nuovo album della sopravvalutata band di Jared Leto: It’s the End of the World But It’s a Beautiful Day, “È la fine del mondo ma è una bella giornata”. Ottimista, nonostante la catastrofe. Una via di mezzo fra Rem (It’s the End of the World) e Rolling Stones (It’s only rock’n’roll, but I like it). «Sento davvero che rappresenti il punto in cui ci troviamo come pianeta, come popolo», afferma Jared Leto, che ha formato la band con suo fratello Shannon. «Continui ad aspettare che la follia finisca. Ma c’è solo un altro giorno. E a volte è facile dimenticare che la vita è piena di promesse, speranza e bellezza».

Nonostante il titolo lungo, il sesto album in studio della band è pieno di canzoni più brevi del solito che cercano di allontanarsi dal tipico suono inno e svettante. Undici tracce ruffiane, con il singolo Stuck – un pezzo dancehall di cui Lady Gaga sarebbe orgogliosa – che entra nella top 10 di Rock & Alternate Airplay e Alternative Airplay di Billboard. «Stiamo davvero aprendo nuovi orizzonti dal punto di vista creativo e andando in posti in cui non siamo mai stati prima. E penso che molte persone rimarranno sorprese», dice Leto.

“Tight” Samara Joy

Samara Joy – vincitrice quest’anno di due prestigiosi Grammy Award® – torna con il nuovo singolo Tight. Registrato presso i leggendari Electric Lady Studios di New York insieme alla sua band ormai stabile (il pianista Luther Allison, il bassista Mikey Migliore e il batterista Evan Sherman), il brano – originariamente scritto da Betty Carter – è un vero banco di prova per l’incredibile estensione vocale della jazzsinger, divenuto un appuntamento fisso nelle sue esibizioni dal vivo. 

Con il suo album Linger Awhile vincitore del Grammy Award e in cima alle classifiche, la ventitreenne Samara Joy segue le orme di grandi artiste come Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald e Billie Holiday candidandosi come sensazionale nuovo nome nell’olimpo della celebrata etichetta Verve Records. Le date del suo tour in tutto il mondo (in autunno è attesa anche in Italia) vanno rapidamente esaurite. La sua voce, ricca, vellutata, già straordinariamente matura le ha già guadagnato legioni di fan su TikTok, consolidando il suo status di prima stella del canto jazz della generazione Z.

“Águas de Março” Mafalda Minnozzi

Brano tratto da Natural Impression, il nuovo lavoro discografico di Mafalda Minnozzi, coadiuvata da alcune stelle del jazz: Paul Ricci (chitarra), Helio Alves (pianoforte), Eduardo Belo (contrabbasso) e Rogerio Boccato (batteria e percussioni). La presenza del leggendario Roberto Menescal (duetto in Bruma) e di cinque Special Guest di blasone mondiale come Don Byron (clarinetto), Doug Beavers (trombone), Joe Locke (vibrafono), Michael Wolff (tastiere) e John Patitucci (contrabbasso) impreziosisce ulteriormente questo album. 

Un album elegante, sofisticato, il cui difetto è rappresentato da ingiustificate divagazioni battistiane con E penso a te o nella canzone francese con Ne me quitte pas di Brel, come l’evergreen Estate di Bruno Martino all’interno di una carrellata di classici della musica sudamericana. Questa mescolanza e l’atmosfera jazzy, molto soft, pacata, creano una patina da piano bar o night. Una levata di ritmo non avrebbe fatto male. Anzi.

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