Flash

In cerca del “Suono dell’identità siciliana”

– Mercoledì 31 gennaio a Catania viene presentato il progetto “Comusì – Coesione Musicale Siciliana” che «mira a promuovere e preservare il tesoro culturale rappresentato dalla musica e dalla lingua isolana»
– «L’iniziativa nasce dalla consapevolezza dell’importanza vitale di mantenere la musica come componente essenziale non solo dell’identità culturale dell’Isola, ma dell’intera nazione», spiega Giuseppe Strazzeri, promotore dell’idea
– Tra i primi artisti ad aderire ci sono I Beddi, Quartetto Areasud, Curamunì, Mimì Sterrantino e Davide Campisi che, all’incontro, presenteranno i loro nuovi progetti

Sulle ali del rap, Geolier quest’anno riporta “Cantanapoli” al Festival di Sanremo. La pizzica salentina continua il suo viaggio dalle sale del Quirinale, che hanno di recente ospitato Rachele Andrioli, all’estero. Per la musica siciliana rimane invece sempre difficile ottenere stessi riconoscimenti, identica parità culturale, nonostante da tempo molti artisti stiano cercando di aggiornare la tradizione. 

In Sicilia, purtroppo, è mancato un testimonial come Roberto De Simone, che, a Napoli, ha dato una dignità culturale alle tammurriate. Né, come è accaduto in Puglia, è nato un centro di gravità permanente come la Notte della Taranta e un canale di diffusione internazionale come lo è stato Stewart Copeland, l’ex batterista dei Police, per diffondere nel mondo la pizzica. C’è stato, invero, un tentativo di creare un punto di riferimento per la musica popolare con la direzione di Etna Folk affidata a Carmen Consoli: ma l’omaggio a Rosa Balistreri Terra ca nun senti, prima e straordinaria pietra di un movimento culturale è stata anche l’ultima. Dopodiché, tutti nuovamente per la propria strada. E a simboleggiare l’Isola continuano a essere Ciuri Ciuri e Vitti ‘na crozza, coppole e marranzano.

«Per certi versi la Sicilia ha sofferto lo stesso problema della mia città: l’energia della sua cultura è stata annacquata dai Gran Tour, dalla moda ottocentesca del viaggio al Sud», mi diceva Eugenio Bennato. «Napoli è stata la prima a confezionare certa oleografia, a essere accomodante nei confronti dei turisti. Così è accaduto anche in Sicilia, dove sono stati aggiunti troppi fiocchetti colorati e tolti gli orpelli sanguinanti. La Calabria, rimasta più arroccata, mantiene invece tradizioni più forti. Così come tutte le “zone minori” dell’Italia, penso alla festa di San Rocco a Gioiosa, alle tammurriate dei paesini vesuviani, alla taranta del Salento, luoghi in cui la dimensione popolare ha radici ancora forti. In Sicilia mancano vasti movimenti musicali, ci sono grandi individualità: Alfio Antico, che cito nel brano Alla festa della taranta è, ad esempio, l’espressione di una grande cultura ancestrale maturata nella solitudine delle montagne. Importanti sono anche le esperienze dei cantastorie, di Rosa Balistreri; più attuale ma anch’essa interessante quella dei messinesi Isola. Ma in generale la cultura etnica siciliana è soffocata da un folklorismo innocuo».

Frammentati, divisi, gli artisti siciliani sbattono contro barriere che appaiono insormontabili e che riducono le tradizioni popolari isolane a sottocultura, sottogenere, o mera attrazione per turisti. Musicalmente siamo colonizzati dai neomelodici napoletani (persino alcuni rapper siciliani scelgono il dialetto partenopeo) e, se si insegue il successo, il dialetto è spesso una piccola parentesi di un brano in un album. 

Partendo da questi presupposti e da un sondaggio lanciato nel febbraio del 2023, il prossimo mercoledì 31 gennaio alle ore 20:30, al Tinni Tinni Arts Club di Catania, in Via Scuto 19, sarà lanciata l’ambiziosa iniziativa “Comusì – Coesione Musicale Siciliana”, «dedicata alla valorizzazione e alla creazione di occasioni di cooperazione per tutti coloro che riconoscono l’importanza del “Suono dell’Identità Siciliana”», come annuncia il comunicato stampa. A presentare il progetto sarà Giuseppe Strazzeri, discografico e ideatore del progetto, promotore di quel sondaggio finalizzato a «capire il punto di vista dei musicisti, raccogliere consigli e suggerimenti», come annunciò su segnalisonori.it. 

I risultati del sondaggio hanno «evidenziato un interesse significativo da parte degli artisti e dei musicisti siciliani», rivela Strazzeri. «Inoltre, è emersa un’importante osservazione: la presenza di una disinformazione nel panorama musicale contemporaneo, che porta a confondere le radici della musica siciliana con altre tradizioni, come la musica partenopea o la neomelodica».

Il progetto di Strazzeri è adattato all’era tecnologica nella quale è ormai proiettato il mondo musicale, agli sconvolgimenti che hanno trasformato l’album in stream, cambiando approcci e metodi d’ascolto e fruizione. Dei quali, spesso, non sono a conoscenza gli stessi artisti. Non a caso, fra le prime iniziative, c’è stata l’apertura di una playlist tutta siciliana su Spotify, dove gli artisti dell’Isola sono spesso ignorati.

Come spiega Giuseppe Strazzeri, infatti, «l’idea iniziale di “Comusì” è quella di promuovere e diffondere la musica degli artisti siciliani che si esprimono sia in lingua italiana sia in siciliano, attraverso un database online e servizi mirati, creando un gruppo coeso per ottenere il riconoscimento del valore culturale che questa iniziativa merita, anche a livello politico e di patrimonio regionale».

«Il progetto mira a promuovere e preservare il tesoro culturale rappresentato dalla musica e dalla lingua siciliana», prosegue il titolare di Mhodì Music Company. «L’obiettivo è valorizzare, senza distinzioni di generi musicali, le caratteristiche della musica prodotta in Sicilia, sia in termini identitari, sia come esperienza di crescita professionale che unisce musicisti di formazione e generazioni diverse. Questa iniziativa nasce dalla consapevolezza dell’importanza vitale di mantenere la musica come componente essenziale non solo dell’identità culturale dell’Isola, ma dell’intera nazione, contribuendo così a rafforzare il senso di comunità e di appartenenza».

Giuseppe Strazzeri

Mercoledì, alla presentazione del progetto, oltre all’ideatore Giuseppe Strazzeri, sarà presente Francesco Giunta, che rappresenta una lunga stagione della discografia siciliana e del canto in siciliano. Per l’occasione, sarà presentata un’uscita collettiva di più artisti e band che hanno già aderito al progetto. I Beddi presenteranno il video del brano A centru di munnu, colonna sonora del Carnevale di Acireale 2024, e il Quartetto Areasud con Za vecchia/Un puddicinu mostrerà in anteprima il videoclip del brano che esplora la dimensione fiabesca e onirica del repertorio calabro-siculo e che fa parte del nuovo lavoro discografico Dorandismo. I siracusani Curamunì con il loro singolo Silenzio raccontano come spesso ci siano troppi giri di parole, ricordando che il silenzio è nobile. Mimì Sterrantino e Davide Campisi presenteranno Scinni, brano che parla della boriosità, che molto spesso percepiamo negli ambienti che ci circondano, ma dove la semplicità farà sempre da padrona.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *