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Il piano di Chassol dialoga con il mondo

– Il compositore francese torna in Sicilia ospite della preview invernale di Festivalle sabato 2 marzo al Teatro Pirandello di Agrigento
– Dalla tragica scomparsa dei suoi genitori in una sciagura aerea è nata una stupenda idea. «Mi sono ripromesso che avrei scaricato il dolore di quella morte improvvisa lavorando a opere meravigliose»
– “Ultrascore” è il genere inventato dall’artista: un mix di jazz, rap, nu wave, world music e elettronica tra canti di uccelli e sussurri di strada, Philip Glass, Ennio Morricone, Steve Reich e Jean-Michel Basquiat

In attesa dell’ottava edizione di Festivalle, in programma dall’8 all’11 agosto, sabato 2 marzo al Teatro Pirandello di Agrigento si svolge la preview invernale del festival musicale che ogni anno raduna migliaia di appassionati all’ombra dei templi di Agrigento. Ospite il pianista e compositore francese Chassol; a seguire lo show del musicista e comico Fabio Celenza, mentre all’Aquaselz è in programma l’after party, con selezione a cura dj Lungomare Paradiso, al secolo Germano Centorbi e Licht.

Christophe-Thomas Chassol non è una nuova conoscenza per il pubblico siciliano. Lo avevamo incontrato tre anni fa alla prima edizione dell’Opera Festival di Milo, quando affascinò il pubblico con la sua invenzione, chiamata “ultrascore”. Ovvero una suggestiva tecnica di campionamento che unisce composizione musicale e visiva, mixando diversi generi come jazz, rap, nu wave, world music e elettronica, in simbiosi con immagini riprese a mo’ di documentario che danzano al ritmo della colonna sonora, realizzata a partire dal campionamento dei suoni ambientali.

«Ho iniziato a dare questo nome alle mie sperimentazioni nel 2005 perché avevo bisogno di classificare il mio lavoro e ho semplicemente cominciato a nominare i file in questo modo», spiega l’artista parigino. «Con “score” mi riferisco al film score, quindi alla musica, invece “ultra” è una cosa molto oggettiva, quasi scherzosa, come se avessi utilizzato “super!”».

Una musica che è stata definita dalla critica «geniale», «sontuosa», «meravigliosa» che lo pone come un chirurgo dell’armonia. Risultato finale dell’elaborazione di un lutto. All’età di 29 anni Chassol è rimasto orfano: i suoi genitori morirono nel disastro aereo che coinvolse l’MD80 diretto da Caracas a Martinica. «Mi sono ripromesso che avrei scaricato il dolore di quella morte improvvisa lavorando a opere meravigliose. Grazie alla musica ho superato il dramma».

La musica scorreva nelle vene di Christophe già dall’età di 4 anni quando il padre – un clarinettista e sassofonista dilettante – lo iscrisse al conservatorio di musica. Nel giro di due iniziò a dilettarsi con il pianoforte, influenzato dal jazz e dalla musica classica, per poi virare verso il punk nel periodo del college. Del resto, erano gli anni dei Clash e dei Sex Pistols. Riprende Serge Gainsbourg o Herbie Hancock con i suoi amici e poi si unisce al Berklee College of Music di Boston. Diventa direttore d’orchestra, musicista per Phoenix o Sebastien Tellier, arrangiatore per Solange o Frank Ocean, collaboratore per Laurie Anderson. 

Ma è col cinema il suo più grande flirt. «Ennio Morricone è come un Dio per me, ascolto la sua musica da quando avevo 12 anni», confessa. «Andando a vedere Hateful Eight (film di Quentin Tarantino del 2015, nda) ho provato un sentimento adolescenziale come non mi accadeva da molto tempo. Durante la sigla, quando la telecamera gira intorno alla croce nella neve su questo tema intelligente, formidabile, cupo e ironico creato su una manciata di note ben strutturate, non facevo altro che saltellare sulla mia sedia. Il mio compositore preferito e il mio regista preferito, insieme».

Degno successore del minimalista newyorkese Steve Reich o del Philip Glass del film Koyaanisqatsi, ammiratore di Ennio Morricone, Chassol trasforma i discorsi in melodie e i video di YouTube in spartiti senza tempo. Come Jean-Michel Basquiat (al quale ha dedicato una composizione), ma con strumenti diversi, Chassol taglia, incolla, campiona e riunisce elementi tratti dalle culture ancestrali così come dalle culture popolari.

A 48 anni, il pianista si diverte ancora ad armonizzare il reale: campioni della natura – tra canti di uccelli e sussurri di strada – che ha battezzato “ultrascores”. Un genere sul quale ha basato una trilogia di album/film: X-Pianos (2011), Indiamore (2013) e Big Sun (2015). Nel 2020 è uscito il suo lavoro più recente, Ludi, che prende spunto da registrazioni condotte a Tokyo e Parigi per esplorare l’universo del gioco nelle sue svariate declinazioni, partendo dallo spiritoso misticismo del capolavoro di Herman Hesse Il giuoco delle perle di vetro(1943).

Chassol torna in Sicilia con la sua eccentrica fluidità, in grado di rapire gli ascoltatori/spettatori ben disposti a fare un giro sulla sua giostra, dove invece dei cavallini ci sono immagini e suoni. Un gorgo di stimoli in cui si avrà la sensazione di trovarsi costantemente al centro e a proprio agio, perché tutto quanto attorno ruota vorticosamente.

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