Interviste

Il jazz senza confini di Claudio Angeleri

– Il 14 novembre esce “Concerto feat. Gianluigi Trovesi”, il nuovo album del maestro bergamasco, documento sonoro dello spettacolo multimediale nato nel quadro di Bergamo Brescia 2023 – Capitale Italiana della Cultura
– «È una mia caratteristica muovermi con diversi linguaggi. Ma credo ci sia  un filo rosso che unisce: la melodia», dice il musicista orobico, direttore del Centro Didattico produzione Musica
– «Assistiamo a una deriva culturale causata dalla tv generalista. Bisogna portare il jazz nelle scuole. È una musica che ha valori importanti, come quello di imparare ad ascoltare l’altro»

«Jazz is not a what, jazz is a how». «Il jazz non è un cosa, il jazz è un come», rispondeva il grande pianista Bill Evans a chi gli chiedeva di definire il jazz. Evans sintetizza così l’essenza di quella musica, cioè la modalità attraverso cui questa musica riesce ad essere plurale e unica al tempo stesso, accogliendo una molteplicità di influssi culturali metabolizzandoli con una propria estetica.

E le forme espressive con cui la musica di Claudio Angeleri si confronta e s’intreccia sono tante: la letteratura, con il lavoro dedicato a Italo Calvino, l’arte, la matematica, l’architettura, altri generi musicali. Un jazz senza confini, come nel progetto Invenzioni a più voci, nato nel quadro di Bergamo Brescia 2023 – Capitale Italiana della Cultura. Uno spettacolo nel quale Claudio Angeleri, punta di. diamante della scena jazzistica nazionale, docente di alto livello del Centro Didattico produzione Musica bergamasco e capofila dell’ANSJ, l’associazione che riunisce centinaia di scuole di jazz italiane, propone composizioni ispirate da grandi personaggi lombardi quali il pittore Caravaggio, lo scrittore Torquato Tasso, il pianista Arturo Benedetti Michelangeli, il compositore Gaetano Donizetti, l’esploratore Giacomo Costantino Beltrami, l’architetto Giacomo Quarenghi, il matematico Niccolò Tartaglia e le donne della Resistenza. 

Un progetto multimediale che alle musiche unisce immagini e parole. «Eppure, la natura della musica intesa come creatrice di emozioni, quindi soggettive e diverse tra loro, conferisce un’autonomia che invita l’ascoltatore ad assumere un ruolo attivo e personale anche nell’intimità dell’ascolto di un disco», spiega Angeleri. «Estrapolando la parte musicale così come era stata eseguito sul palco, sono rimasti inalterati la freschezza e il fascino del progetto». 

Nasce così Concerto feat. Gianluigi Trovesi, l’album in uscita il 14 novembre, documento musicale dello spettacolo Invenzioni a più voci. Una proposta complessa, ma coinvolgente, realizzata con un gruppo che ospita in primo luogo Gianluigi Trovesi, un altro grande esponente del jazz europeo dalla riconoscibile e spiccata personalità, e altri fuoriclasse del panorama nazionale come Gabriele Comeglio e Giulio Visibelli ai fiati, il bassista Marco Esposito e una nuova realtà della batteria italiana quale Matteo Milesi. Inoltre, il concerto è l’occasione per ascoltare la straordinaria voce di Paola Milzani e, nel brano Ritratti, proposto come bis, Nicholas Lecchi, talento emergente del sax tenore. 

Le scelte musicali rispecchiano l’eterogeneità delle figure storiche alle quali sono dedicate le composizioni. Si spazia dalla musica classica e operistica alla world music e al blues, dal gospel al jazz contemporaneo e tradizionale.

Il Maestro Claudio Angeleri

«È una mia caratteristica muovermi con diversi linguaggi», commenta Angeleri. «Credo, però, ci sia un filo rosso che unisce: la melodia. Sebbene sia esposta con diversi stili, il fatto melodico è l’ossatura. Anche nella scelta dei personaggi, diversi per epoca e per settore, c’è la ricerca di un dettaglio che li accomuna. C’è un filo rosso sia fra i personaggi sia per la parte musicale. Anche l’improvvisazione contribuisce a unire le varie strutture. Fa parte della mia formazione scovare un rapporto interdisciplinare, trovare tematiche diverse attraverso cui sviluppare la musica come una sorta di colonna sonora. Con Calvino, ad esempio, ho giocato sulla descrittività della musica e sulla musicalità della parola».

«La combinazione degli elementi ha un effetto creativo», continua il musicista orobico. «Il pittore Gianni Bergamelli ha realizzato otto quadri. Ciascuno dei quali mi ha ispirato sia la storia del personaggio sia la musica. Quadri che, durante la performance, venivano scomposti da un videomaker che, in tempo reale, faceva dialogare parti del quadro con la musica».

Il Maestro Claudio Angeleri (a sinistra) e gli altri musicisti che lo hanno accompagnato nel concerto. Il secondo da sinistra e Gianluigi Trovesi

Era la prima volta che collaborava con Gianluigi Trovesi?

Gianluigi Trovesi

«A Trovesi mi lega una lunga storia. Lui è di Nembro, un paesino vicino Bergamo. Per noi è stato sempre un punto di riferimento importante, anche sotto il profilo della formazione. I nostri incontri sono diventati più frequenti da quando Gianluigi ha cominciato a insegnare al Centro Didattico produzione Musica che io dirigo. Abbiamo condotto assieme alcuni laboratori, incrociando il repertorio e abbiamo camminato insieme sulla strada mediterranea. Dai nostri corsi sono usciti giovani sassofonisti di sicuro successo».

L’aspetto didattico si lega a quello artistico.

«L’aspetto didattico ti consente di fare ricerca. Stiamo conducendo diversi laboratori d’improvvisazione e musica d’insieme in collaborazione con l’Università Roma Tre. Ogni laboratorio si riflette sulla produzione, ti stimola a essere sempre competitivo. Ed è utile per apprendere vari stili».

Lei è direttore di un prestigioso Centro didattico, come si spiega il fatto che solo in Italia la musica non fa cultura ed è relegata alla sfera dell’intrattenimento?

«Sull’argomento ho scritto un libro, Vivere di musica, che uscirà il prossimo marzo. Quello che lei dice è una delle conseguenze più dannose della deriva culturale causata dalla tv generalista che favorisce un atteggiamento sbagliato nei confronti della musica, basato sulla competizione sportiva piuttosto che artistica. L’obiettivo è contrastare questa deriva e l’unica soluzione passa attraverso la scuola. Bisogna portare il jazz nelle scuole con lezioni, concerti. Se si riesce a individuare il canale giusto con le nuove generazioni, soprattutto con i bambini delle primarie, è fatta, perché la musica è coinvolgente, ha un grande appeal sui giovani. Il jazz è una musica che favorisce il dialogo, la socializzazione. Anche se non usciranno grandi musicisti, sicuramente con la musica si possono creare persone migliori. Il jazz ha valori importanti, come quello di imparare ad ascoltare l’altro. È un insegnamento per ogni altra attività della vita».

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