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Il folk-cabaret dei Mammasantissima

Venerdì 14 aprile alla Galleria Frattalismo di Siracusa viene presentato il documentario realizzato da Francesco Sole su Enzo Annino e la storica formazione musicale aretusea che voltava e rivoltava a colpi di swing e risate la tradizione popolare siciliana. «Suonavamo soltanto per divertimento, mai ci sfiorò l’idea di trasformare quella passione in un mestiere», ricorda Annino

La puntina, o meglio il chiodo, di un radiofonografo Telefunken 570 ondeggia fra i solchi di un vecchio 33giri in vinile riportandoci indietro nel tempo. Risale al 1937 quel modello di giradischi dal quale gracchia It don’t mean a thing (If it ain’t got that swing) di Duke Ellington in apertura del documentario Enzo Annino e i Mammasantissima di Francesco Sole che sarà presentato venerdì 14 aprile alle ore 18.30 alla Galleria Frattalismo di Siracusa in via Maestranza 39.

Un disco che chissà quante volte avrà ascoltato Enzo Annino, che in quegli anni (1938) nasceva e che dello swing fu un amante sin dalle sue prime esperienze musicali adolescenziali, quando ancora picchiava con le bacchette sulla batteria, banco di prova prima di trasformarsi nell’eclettico e ironico frontman, come si direbbe oggi, dei Mammasantissima. Ad Annino e a quello che è stato uno dei complessi, come venivano chiamate negli anni Settanta le band, più popolari e amati di Siracusa, e non solo, è dedicato il lavoro di Francesco Sole. 

Francesco Sole, autore del documentario

«Parlando con lui, gli sentivo raccontare tanti aneddoti divertenti», racconta Sole. «Un giorno gli ho chiesto se avesse qualche foto. Fra lui ed Enzo Bongiovanni, un altro Mammasantissima, ne abbiamo raccolte un po’, anche se molto materiale era inutilizzabile, soprattutto i manifesti. Salvo Rizza (che per diverso tempo è stato il fonico dei Mammasantissima, nda) mi ha indirizzato su YouTube per rintracciare un video e poi la scena tratta dal film Il fidanzamento con Lando Buzzanca. Il mio compito è stato quello di mettere insieme questo materiale e poi ho lasciato che fosse Enzo Annino a raccontare. Quello che è davvero strano è l’assenza di registrazioni per un gruppo che ha fatto radio – Sr1 e Radio Regione -televisione a VideoRegione e tanti spettacoli live».

Enzo Annino, Enzo Bongiovanni (chitarra e banjo), gli unici due superstiti, e poi Aldo Zannelli (pianoforte), Mario Ferrara (tromba), i fratelli Bruno (contrabasso) e Massimo Bianca (chitarra), Turuzzo Filippino (batteria), ovvero i Mammasantissima, imperversarono sull’etere, sulle navi da crociera, nei teatri e nelle piazze siciliane per almeno vent’anni lasciando ai posteri soltanto un album e un 45giri.

Abbiamo rifiutato molte proposte importanti perché ci avrebbero allontanato da Siracusa. Non ci sfiorò mai l’idea di trasformare la passione per la musica in un mestiere. Ognuno di noi aveva il proprio lavoro, facevamo spettacoli per passione. Non ci siamo mai presi sul serio, per noi era soltanto divertimento. In questi vent’anni di carriera insieme non abbiamo mai litigato, neanche una volta: questo è il più bel ricordo

Enzo Annino
Enzo Annino

Un po’ per quel male che affligge la maggioranza dei siracusani doc, ovvero lagnusìa, la pigrizia, e un po’ per quello spirito goliardico, scanzonato, con il quale hanno vissuto la loro avventura. Che era fondamentalmente divertimento, puro e genuino. «Abbiamo rifiutato molte proposte importanti perché ci avrebbero allontanato da Siracusa», confessa Enzo Annino. «Non ci sfiorò mai l’idea di trasformare la passione per la musica in un mestiere. Ognuno di noi aveva il proprio lavoro, facevamo spettacoli per passione. Non ci siamo mai presi sul serio, per noi era soltanto divertimento. In questi vent’anni di carriera insieme non abbiamo mai litigato, neanche una volta: questo è il più bel ricordo».

I Mammasantissima erano un gruppo di eccellenti musicisti con lo swing nelle vene e il sorriso sulle labbra. Dissacratori nei confronti della tradizione siciliana, che la voltavano e rivoltavano al ritmo di jazz, trasformandola anche nei testi. Offrivano una immagine ironica e moderna di una Sicilia da cartolina legata al passato. La canzone I beddi peri diventava un giallo che mescolava il tango al motivetto del Carosello del merendero. Furono gli antesignani di un genere, il folk-cabaret, attingendo a piene mani dal Quartetto Cetra, Fred Buscaglione, Nicola Arigliano, Renato Carosone, Nanni Svampa e Lino Patruno, Squallor, e, nello stesso tempo, gettando i semi dai quali si sarebbe sviluppato il successo dell’Orchestra italiana di Renzo Arbore. 

I Mammasantissima: in primo piano Enzo Annino, a sinistra Mario Ferrara, a destra Turuzzo Filippino. In seconda fila da sinistra: Massimo Bianca, Aldo Zannelli, Bruno Bianca ed Enzo Bongiovanni  

I Mammasantissima erano una formazione musicale da cento concerti all’anno. «Quando abbiamo visto che il pubblico cominciava ad anticipare le nostre battute, abbiamo capito che era venuto il momento di smettere. Avevamo costruito uno spettacolo troppo originale per farne un altro dello stesso livello. Mancava l’humus per realizzare un nuovo copione», ricorda Annino nel docufilm. «È stata comunque una morte lenta. Invece di suonare cento volte l’anno, abbiamo ridotto a quaranta, poi trenta, poi venti. A quel punto dissi: “Siamo arrivati”. In questi casi è meglio togliere il disturbo e andarsene quando sei all’apice». 

Il documentario di Francesco Sole è l’occasione per riascoltare i Mammasantissima e per sfogliare l’album dei ricordi di una Siracusa in bianco e nero, attraverso i ricordi, i racconti e gli aneddoti di Enzo Annino, con gli interventi di Enzo Bongiovanni e Salvo Rizza.

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