Storia

«Ho sciolto i Daft Punk per paura dei robot»

Thomas Bangalter, il co-fondatore del duo con gli elmetti, spiega per la prima volta il motivo per cui due anni fa ha posto fine a questa esperienza: «È stato un progetto che ha offuscato i confini tra realtà e finzione con questi personaggi macchine». E da solista riscopre l’essere umano tornando  all’orchestra sinfonica con l’album Mythologies: «Dopo tutto, il violino rimarrà»

Era il febbraio 2021. Il duo di robot più famoso al mondo abbandona le scene dopo ventotto anni di carriera. Nessuna spiegazione, soltanto un estratto dal loro lungometraggio Electroma, sobriamente intitolato Epilogue.

Due anni dopo, Thomas Bangalter, il co-fondatore dei Daft Punk, ha parlato della sua carriera e dei motivi che lo hanno portato a sciogliere il duo con il casco prima del previsto. E questi motivi sono molto più semplici di quanto si possa pensare. Non è uno scontro con Guy-Manuel de Homem Christo, né una questione di soldi, ma semplicemente il desiderio di prendere le distanze dalla tecnologia insita nel sound dei Daft Punk.

«Daft Punk è stato un progetto che ha offuscato i confini tra realtà e finzione con questi personaggi robotici», ha spiegato alla BBC. «È stato molto importante per me e Guy-Manuel non rovinare la narrazione di quando stava accadendo. Amo la tecnologia come strumento, ma sono un po’ terrorizzato dalla natura del rapporto tra noi e le macchine».

Thomas Bangalter, a destra da Daft Punk

Dall’annuncio della fine dei Daft Punk, il duo coglie l’occasione per raccontarsi dietro le quinte delle loro creazioni musicali, mostrando ai propri fan che il progetto non era in alcun modo un algoritmo legato all’intelligenza artificiale. «Le mie paure sull’ascesa dell’intelligenza artificiale vanno oltre il suo utilizzo nella creazione musicale», continua Thomas Bangalter. «Nei Daft Punk stavamo cercando di usare queste macchine per esprimere qualcosa di estremamente emotivo, che una macchina non può sentire, ma un essere umano sì. Siamo sempre stati dalla parte dell’umanità e non dalla parte della tecnologia… Anche se amo questo personaggio, l’ultima cosa che voglio essere, nel mondo in cui viviamo, nel 2023, è un robot».

Bangalter, 48 anni, ha venduto 12 milioni di dischi in tutto il mondo con il suo compagno di avventura, Guy-Manuel de Homem-Christo. Con i loro volti nascosti dai loro mitici elmetti futuristici nelle loro apparizioni pubbliche, i Daft Punk sono stati protagonisti di grandi successi come Around the world o One More Time. I due si sono conosciuti a scuola nel 1987 e prima di formare quella band avevano un altr gruppo rock chiamato Darling.

Thomas Bangalter ha debuttato come solista con Mythologies, una colonna sonora originale scritta per un balletto messo in scena al Grand Théâtre de Bordeaux lo scorso luglio, e che uscirà su disco venerdì 7 aprile. «Con la musica elettronica, è così difficile e ci vuole così tanto tempo per infondere emozione nelle macchine», riprende Bangalter. «Quindi scrivere un accordo o una melodia e farla suonare dagli esecutori – esseri umani – e avere questa qualità emotiva istantanea, è davvero esaltante. Non è la lotta che fai contro le macchine».

Mythologies si crogiola negli effetti palpabilmente umani di un ensemble acustico: il tremolante attrito degli archi sulle corde, le esalazioni del respiro in ottoni, il brontolio del fagotto, con schiocchi udibili delle dita sui tasti. Il balletto è una sfilata stilizzata di miti di un lontano passato, ma per Bangalter il progetto ha anche una sorta di ottimismo post-apocalittico, di ritorno alle origini: «Dopo tutto, il violino rimarrà».

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