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Gabriella Grasso: per le donne l’oggi è come ieri

– La cantautrice catanese venerdì 5 aprile al Monk di Catania per presentare i brani dell’album “Sognatrici” che uscirà in settembre e il video “‘A Storia di Rosa”, primo capitolo di una serie di clip 
– «Per fortuna, ci sono state alcune donne, quelle che citiamo nel disco, che cambiando la loro storia hanno cambiato anche le nostre vite. Ma c’è ancora molta strada da fare»
– Il ventaglio oggetto simbolo del lavoro. «Perché rappresenta la sicilianità e la femminilità, rappresenta il ventaglio delle donne che racconto e più scherzosamente indica il tempo che passa»

‘A Storia di Rosa comincia come un film muto anni Trenta. Bianco e nero, immagini velocizzate, pellicola rugosa. Gabriella Lucia Grasso, “sciusciandosi” con un ventaglio, accompagna con il canto e con ironia il racconto di “Rosa, nuddu scrisse pi tia, tu facisti ‘a storia, ‘a ta forza fu miraculusa…”. Fin quando si scontra con la protagonista del video in fuga dal marito-padrone e le immagini si riempiono di colore.

Io mi immaginavo una scena pulp quando Rosa rade la barba al consorte. 

«Quella è una citazione di un film che mi è sempre piaciuto e che è Il colore viola di Steven Spielberg con Whoopi Goldberg. C’è lei che è maltrattata dal marito, tenta di tagliarli la gola, ma poi non lo fa».

Quindi un paragone fra la condizione femminile nella Sicilia di Rosa Balistreri e quella neroamericana d’inizio Novecento.

«Il video ‘A Storia di Rosa è il primo capitolo di altri tre o quattro video sul tema, un tema importante. È la storia di Rosa Balistreri, ma potrebbe essere qualsiasi altra donna», spiega la cantautrice catanese. «Quello che mi piacerebbe che l’ascoltatore cogliesse nelle canzoni dell’album è che l’oggi è come ieri. Il video retrò, in bianco e nero, diventa a colori quando Rosa si scontra con me che parlo al telefonino: ieri diventa oggi. È vero che sono cambiate tante cose, ma in alcune situazioni non è mutato nulla. Non ci bruciano più, più o meno, perché ci sono tante donne che vengono inondate di gasolio e date a fuoco. Ancora c’è molta strada da fare. Per fortuna, ci sono state alcune donne, quelle che citiamo nell’album e anche nello spettacolo, che cambiando la loro storia hanno cambiato anche le nostre».

Gabriella Lucia Grasso

Il ventaglio che appare nel video e nelle foto promozionali ha un significato?

«Il ventaglio è l’oggetto cardine del disco e sarà sulla copertina. Perché rappresenta la sicilianità e la femminilità, rappresenta il ventaglio delle donne che racconto e più scherzosamente indica il tempo che passa, perché noi donne con l’avanzare dell’età ci “sciusciamo” parecchio perché abbiamo le caldane… C’è una artigiana catanese che ci ha fornito alcuni dettagli che vengono illustrati sulla copertina. E tante altre donne hanno partecipato a un set fotografico con il ventaglio in mano e appariranno nel booklet dell’album. Donne comuni che hanno prestato le loro mani, lisce o rugose, per tenere un ventaglio davanti all’obiettivo del fotografo comasco Simone Colombo… E poi il ventaglio era un oggetto che mia madre usava spesso e, quindi, è anche un ricordo affettuoso. Anch’io lo uso molto in estate. Mia madre mi ha insegnato come, ovvero con movimenti lenti e costanti, perché se lo usi velocemente ti stanchi».

Dieci sono le eroine nel ventaglio dell’album Sognatrici che uscirà il prossimo settembre. Donne simbolo di una lotta cominciata nell’Ottocento per conquistare libertà negate da una società patriarcale. Signore valorose, alcune poco note, altre famose, che hanno avuto un ruolo importante nel raggiungimento di obiettivi importanti nella storia del femminismo.

Donne come Mariannina Coffa, la poetessa maledetta netina che sfidò la società di fine Ottocento per inseguire rime e libertà. O ancora la geniale scultrice Camille Claudel, punita con trent’anni di manicomio perché volle essere libera di vivere e lavorare in maniera indipendente. La stessa sorte che colpì Alda Merini, la poetessa dei Navigli. E poi Graziosa Casella, poetessa catanese dimenticata, vissuta nella prima metà del Novecento, appartenente a quella schiera di donne che, come Rosa Balistreri, hanno dovuto affrontare un mondo di violenze fisiche e psicologiche per affermare il loro valore, le loro dignità e i loro principi. A differenza della Balistreri però, non conseguì il successo e il riscatto. E poi Franca Viola, la prima donna a rifiutare pubblicamente il matrimonio riparatore dopo uno stupro, Mariasilvia Spolato, docente di matematica alfiere della lotta per i diritti LGBT in Italia, fino ad arrivare al movimento #Metoo e a Claudia, l’eroina di Gocce di veleno, libro di Valeria Benatti, simbolo di tutte le donne che subiscono violenza psicologica all’interno di un rapporto di presunto amore. «Ma parliamo anche delle streghe e delle spose bambine». Dieci storie più la traccia conclusiva che sarà una cover a più voci di un pezzo della tradizione popolare.

Brani che si potranno ascoltare in anteprima venerdì 5 aprile alle ore 21 al Monk Jazz Club di Catania, dove Gabriella Lucia Grasso tornerà a suonare nella sua città, accompagnata da musicisti straordinari, amici da sempre, come Denis Marino alle chitarre, bouzouki e requinto, «con il quale lavoro ormai da sedici anni», Lina Gervasi al flauto traverso, Marianna Musumeci al violino, Vincenzo Virgillito al contrabbasso e Umberto Arcidiacono alle percussioni. Nella stessa serata sarà proiettato il video ‘A Storia di Rosa.

«Lo spettacolo è l’evoluzione di quello che presentammo nel 2021 e che si è è sviluppato, trasformato, nel corso delle rappresentazioni che abbiamo fatto soprattutto nel nord dell’Italia», spiega Gabriella. «È un tentativo di non essere banali». 

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