La maestra concertatrice presenta il concertone di sabato 26 agosto a Melpignano. Ospiti Arisa, Brunori Sas e Tananai. Uno spettacolo pensato al femminile che non potrà fare a meno di fare riferimento ai fatti di cronaca di questo momento. «Canterò “Fimmine fimmine” che esorta alla ribellione e all’unione: è la canzone simbolo di tutta la Taranta»
«La taranta è femmina!», esclama Fiorella Mannoia. Avrebbe dovuto dire “fimmana”, ma possiamo concedere un errore di pronuncia alla Maestra concertatrice (sebbene il papà siciliano) del concertone della Notte della Taranta che sabato 26 agosto richiamerà migliaia di persone nel piccolo comune di Melpignano, nel cuore del Salento e della pizzica.
«Anche la pizzica è femminile», prosegue la cantante romana. «Di solito a noi, che non siamo del posto, queste canzoni piacciono e ci fanno ballare. Ma quando entri dentro a quel mondo antico e straordinario come ho dovuto fare io, ti accorgi che sono quasi tutte storie di donne». E, non a caso, annuncia come uno dei momenti clou del concertone un balletto tutto al femminile sulla canzone Santo Paolo fra sacro e profano. Danza vuole dire nudità, carne, diaframma, un tempo dissestato, spazio, assenza di giudizio.
Fin dalle origini della taranta qualunque sia il racconto la protagonista è lei, la donna. Da Arakne, la bellissima ragazza che sfidò la dea Atena e fu trasformata in ragno, il cui mito si lega alla realtà delle tarantolate salentine. Era stata Carmen Consoli la prima ad affermarlo quando fu lei la maestra concertatrice nel 2016: «Tra Puglia e Sicilia ci sono grandi assonanze nella lingua e nell’immagine della donna, della “fimmina”», disse con la pronuncia esatta.
Tanti brani parlano d’amore, spesso ci sono storie di violenza, matrimoni obbligati, sfruttamento del lavoro. Sembrano canzoni allegre, e alcune lo sono davvero, ma molte racchiudono tanta sofferenza. Per me, “Fimmine fimmine” che esorta alla ribellione e all’unione è il simbolo di tutta la Taranta
Fiorella Mannoia
Una taranta pensata al femminile che non potrà fare a meno di fare riferimento ai fatti di cronaca di questo momento, che renderanno molto più toccante Fimmine fimmine, una delle canzoni che Fiorella Mannoia si è tenuta per sé. Fra queste anche Un giorno di venerdì, dedicata in apertura al direttore artistico del festival Gigi Chiriatti scomparso di recente, Madonna te lu mare e T’aggiu amata «alla quale sarà attaccata Bocca di Rosa, unica canzone in italiano, che vuole essere un omaggio a Fabrizio De André e alla libertà delle donne, perché Bocca di Rosa era una donna libera che agiva per passione», sottolinea la maestra concertatrice. «Tanti brani parlano d’amore, spesso ci sono storie di violenza, matrimoni obbligati, sfruttamento del lavoro. Sembrano canzoni allegre, e alcune lo sono davvero, ma molte racchiudono tanta sofferenza. Per me, Fimmine fimmine che esorta alla ribellione e all’unione è il simbolo di tutta la Taranta».
Al fianco della Mannoia due cavalieri e un’altra dama. Accompagnato dalla celebre Orchestra Notte della Taranta, Tananai – nome d’arte di Alberto Cotta Ramusino, che in dialetto lümbard significa “schiamazzo, grande confusione” – interpreterà la travolgente Pizzica di Aradeo e il canto in griko Ri lo la la. Due lingue – grico, l’antico salentino, e arbëreshë, l’idioma degli albanesi d’Italia – per il cantante di origini calabresi Brunori Sas, che interpreterà Aremu in grico e Lule Lule in arbëreshë, due canti legati dalla nostalgia. Origini meridionali, lucane per la precisione, anche per Arisa che interpreterà due brani tra i più celebri della cultura popolare salentina: Ferma Zitella e Lu Ruciu de lu mare.
L’Orchestra popolare – che quest’anno è guidata dal percussionista Carlo Di Francesco e dal direttore d’orchestra Clemente Ferrari – suonerà una successione di trenta brani, tra cui non mancheranno Taranta di Lizzano, Aria Caddhipulina e Pizzica di Stifani.
Il “boom” della pizzica
Quella che si svolgerà quest’anno è la XXVI edizione della Notte della Taranta. Una storia cominciata all’inizio degli anni Novanta, quando gli appassionati locali organizzarono feste notturne sul modello dei rave. La musica era simile alla trance, ma tutte le somiglianze con la musica house si fermavano lì. «La leggenda narra che la pizzica fosse eseguita da musicisti itineranti per aiutare le contadine a riprendersi dal morso di una tarantola», ha detto Edoardo Winspeare, il cui film Pizzicata del 1995 ha contribuito a portare il ritmo rituale, da derviscio, e la voce implorante della musica a un nuovo pubblico. «Almeno questa è la leggenda. In effetti, la musica trattava una varietà di malattie in un’epoca in cui c’erano pochi medici. Era una forma di esorcismo o voodoo, in cui la donna danzava fino a cadere in trance mentre la musica diventava più veloce per uccidere il “ragno” dentro di lei. Ricordo una donna che diceva di averlo fatto per superare il dolore della morte di suo figlio».
Il primo a prendere sul serio la pizzica è stato Sergio Blasi, che ha fondato il festival La Notte della Taranta nel 1998, attirando alcune migliaia di persone a Melpignano, una cittadina dove i locali parlano ancora il griko, un dialetto ritenuto un residuo dell’VIII secolo a.C. quando gli antichi greci governavano l’Italia meridionale. Blasi era determinato ad aggiornarlo e assunse musicisti provenienti da altri campi per gestire la formazione musicale, incluso l’ex batterista dei Police Stewart Copeland nel 2003.
«Il ritmo è caratteristico e le melodie sono come filastrocche cantabili e davvero efficaci», ebbe modo di dire Copeland. «È un canone piuttosto simile al blues o ai canti natalizi, con solo pochi ingredienti principali. Ma ciò che la rende diversa dall’altra musica etnica è che è così robusta che i Metallica potrebbero suonarla e sarebbe comunque pizzica». Poi si sono succeduti diversi maestri concertatori: Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Ludovico Einaudi, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera, Carmen Consoli, Raphael Gualazzi, Paolo Buonvino, Dardust.
L’impennata della pizzica ha contribuito all’ascesa della Puglia come calamita per i registi e come destinazione di vacanza, per non parlare di un ritrovo per celebrità come Mick Jagger, Madonna, Vasco Rossi, Willem Dafoe ed Helen Mirren, che ha acquistato una delle antiche ed eleganti masserie che punteggiano il fertile paesaggio tra splendide città come Ostuni e Gallipoli. Nonché al boom della musica a tutto tondo, da PugliaSounds ai vari festival che si svolgono ogni anno, oltre ai tanti talenti provenienti dal “tacco d’Italia”.
In differita su Rai1 il 2 settembre
Il Concertone della Notte della Taranta si terrà sabato 26 agosto a Melpignano, in provincia di Lecce. Lo spettacolo inizierà alle 22:30 del Piazzale Ex Convento degli Agostiniani. Non ci sarà una vera e propria diretta, ma lo show si potrà vedere in differita. Il Concertone della Taranta sarà trasmesso il 2 settembre su Rai1, in seconda serata.