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Eurovision, Londra punta su Olly Alexander

– Il Regno Unito cerca il riscatto: è da 27 anni che non vince, un’onta per la patria dei Beatles, il Paese che detiene il mercato discografico del vecchio continente dettandone le mode
– Il cantante apertamente gay, stella emergente del pop, si presenta con una canzone prodotta da Danny L Harle, collaboratore di Dua Lipa e Caroline Polachek
– La prima semifinale, i voti ed i primi dieci ammessi alla finale dell’11 maggio. Giovedì 9 maggio la seconda semifinale  (in diretta su Rai2) con il debutto di Angelina Mango sul palco di Malmö

Non una sola vittoria in ventisette anni. Il punto più basso nel 2021: zero punti. È il record negativo all’Eurovision detenuto non da Cipro o da San Marino, ma di una delle “Big Five”, ovvero una delle cinque grandi nazioni che hanno sostenuto per prima economicamente la manifestazione canora internazionale più longeva al mondo: l’Eurovision Song Contest. Ovvero, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Ed è proprio quest’ultima, la patria dei Beatles, la terra che ha influenzato e continua a farlo la storia della musica pop, a ricevere dal 1997 sonori ceffoni dalle giurie. Quattro vittorie nella storia del concorso, l’ultima delle quali con Katrina and The Waves.

Oltre Manica si è arrivati persino a sospettare complotti nei confronti della musica britannica: «Forse le nazioni dell’UE non ci hanno perdonato per la Brexit». Sotto accusa anche la BBC che, nello stile della Rai fino ad alcuni anni fa, ha sottovalutato la manifestazione. Così da alcuni anni Londra assiste infuriata alla rivalsa delle periferie musicali contro il Paese che detiene il mercato discografico del vecchio continente dettandone le mode.

Dopo aver mobilitato negli ultimi due anni il team che gestisce artisti di successo del calibro come Dua Lipa, Lana del Rey, Ellie Goulding e molti altri, senza raccogliere grandi risultati, quest’anno mette in campo una star emergente del pop: Olly Alexander con il brano Dizzy, prodotto da Danny L Harle, che ha collaborato con Dua Lipa e Caroline Polachek.

Olly Alexander si è fatto conoscere con il gruppo Years & Years prima che il trio si riducesse a un solo componente: lo stesso artista di 33 anni. Creata nel 2010, la formazione ha attirato l’attenzione con singoli e album di pop sintetico ultra efficaci. I loro brani destinati a piste da ballo, come l’epica King (uscito nel 2015 e con 293 milioni di visualizzazioni su YouTube), sono spesso saliti in cima alle classifiche inglesi.

Molto ispirato dagli anni Ottanta, colui che ha collaborato con i Pet Shop Boys prende in prestito dalla dolcezza di Prince e George Michael così come da Justin Timberlake, The Weeknd e Michael Jackson. Disco, funk, house, electro-pop, la sua musica è un melting-pop giocoso e disinibito di tutti i suoni che fanno venire voglia di sfoccare fino alla fine della notte. Il climax? Un duo irresistibile con Kylie Minogue con cui condivide un senso di festa comunicativa.

Nelle sue canzoni, Olly Alexander parla senza tabù della sua sessualità e si rammarica che non ci siano più cantanti gay che evocano apertamente le loro storie d’amore nel pop usando il pronome “lui”. Ma le battaglie dell’uomo dalle idee di sinistra (che sostiene il leader del partito laburista Jeremy Corbyn) non si fermano ai testi dei suoi successi. Non appena può, l’artista parla per sensibilizzare i suoi fan su molti argomenti come il test dell’HIV, le molestie, il razzismo, il sessismo, l’autolesionismo, i disturbi alimentari e l’ansia. Lui stesso ha affrontato le molestie durante la sua adolescenza così come la depressione e la bulimia come ha raccontato in un toccante documentario per la BBC, Growing Up Gay (2017). Attraverso numerose testimonianze di giovani gay, di fronte alla propria esperienza, ha mostrato che il percorso prima dell’accettazione era spesso lastricato da una grande fragilità e pericoli per la salute mentale. Per Olly Alexander, le lezioni di teatro sono state allora una fuga salvifica.

Con i suoi look colorati, Olly Alexander emana un carisma raro. Questo non è sfuggito ai registi che l’hanno scelto per girare in più di una dozzina di film: Bright Star (2009) di Jane Campion, Enter the void (2009) di Gaspar Noé, The Dish and the spoon (2011) con Greta Gerwig, De grandes espérances (2012) o The Riot Club (2014) così come in serie (SkinsPenny Dreadful). Ma è soprattutto nella formidabile It’s a Sin (2021) che esplode. Acclamato dalla critica, lo spettacolo presenta giovani ragazzi di Londra che imparano ad amare nei primi anni Ottanta mentre la minaccia dell’HIV inizia a diffondersi. Come colonna sonora, Olly Alexander ha ripreso il successo dei Pet Shop Boys che funge da titolo per la serie e lo ha interpretato ai Brit Awards 2021 insieme a Elton John. 

A Malmö si presenta con il suo nome e non con quello del trio degli esordi Years & Years. «Negli ultimi due anni ho davvero sentito che era ora di iniziare un nuovo capitolo e nella mia testa ho deciso, che in futuro sarò Olly Alexander», ha spiega alla BBC. «E che adotterò la mia identità. E ho iniziato a lavorare su tutta questa nuova musica. Ho iniziato a lavorare con il produttore e compositore Danny L Harle e abbiamo fatto molta musica insieme. Questa canzone intitolata Dizzy che porto all’Eurovision fa parte di questo lavoro e ho davvero l’impressione che sia il momento giusto per farlo con il mio nome. Spero che sembri familiare alle persone ma che suoni un po’ diverso. In ogni caso, sono molto eccitato».

E sulla manifestazione commenta: «Mi piace il dramma e in particolare il dramma legato alla competizione e lì hai solo tre minuti per distinguerti e mostrare il tuo valore. Mi piace vedere i diversi modi in cui i miei colleghi lo fanno e penso anche che sia solo un’opportunità incredibile per qualsiasi artista. Sono così orgoglioso di partecipare, ma sono anche molto orgoglioso della canzone che presenterò».

LA PRIMA SEMIFINALE: I PROMOSSI

  1. Serbia: eterea Teya Dora con RemondaVoto: 5
  2. Portogallo: molto teatrale, ma ostica Iolanda con GritoVoto: 5.5
  3. Slovenia: molto sensuale e appariscente Raiven con l’intensa Veronika. Voce da soprano. Voto: 6

4. Ucraina: pop e rap di un duo tutto al femminile. Non dispiace. Voto: 6

5. Lituania: Sylvester Belt presenta Luktelk, cassa dritta e pop. Voto: 3.5

6. Finlandia: esibizione orrenda per No Rules!. Windows95man esce da un uovo di dinosauro vestito con la sola maglietta e per tutta l’esibizione si muove in modo da non far vedere quello che in tv non si può far vedere (nel dubbio indossava comunque un perizoma color carne). Voto: 2

7. Cipro: Silia Kapsis, australiana di Cipro, come tanti altri concorrenti, con la sua Liarscimmiotta canzoni pop internazionali senza originalità e molto deja vu. Voto: 5

8. CroaziaRim Tim Tagi Dim cantata da Baby Lasagna è considerata tra le favorite. Tamarro mix di folk croato e metal. Voto: 3

9. Irlanda: l’irlandese “non-binaria” Bambie Thug si definisce seguace di una corrente di stregoneria neopagana. Il brano «Doomsday Blue» mischia atmosfere satanico-metal. Voto: 4

10. Lussemburgo: si fa rappresentare da Tali Golergant, madre peruviana e padre israeliano, cresciuta in giro per il Sudamerica. Insignificante. Dicono che nel brano ci sia lo zampino di Dardust, mah! Voto: 4

Già qualificati in finale, di diritto:

11. Regno Unito: Olly Alexander – Dizzy

12. Svezia: Markus & Martinus – Unforgettable

13. Germania: Isaak – Always on the Run 

14. Italia: Angelina Mango – La noia

15. Spagna: Nebulossa – Zorra

16. Francia: Slimane – Mon amour

Esclusi dalla finale:

Islanda: Hera Björk – Scared of Heights

Azerbaigian: Fahree feat. Ilkin Dovlatov – Özünlə Apar

Australia: Electric Fields – One Milkali (One Blood

Polonia: Luna – The Tower

Moldavia: Natalia Barbu – In The Middle

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