– Esce “Tutto”, l’album che potrebbe essere l’ultimo di una carriera cinquantennale: non è un testamento nostalgico, ma una raccolta vitale che guarda al futuro. «Oggi mi vergogno di quello che sto lasciando ai miei figli, vediamo ripetersi sempre gli stessi errori». Un progetto fatto in casa con i figli
– Il cantautore milanese non chiede più all’extraterrestre di portalo via, ma si affida all’intelligenza artificiale. Da giugno in giro per l’Italia: «Sarà il tour del disco e dei cinquant’anni». «Un bilancio? A livello di marketing ho fatto tanti errori. Ma artisticamente credo di essere stato coerente»
Quasi cinquant’anni dopo Extraterrestre, Eugenio Finardi non chiede più a un alieno di “portami via” su “un pianeta su cui ricominciare”, ma si affida all’intelligenza artificiale: “Non esistono gli Extraterrestri / Che ci vengono a salvare / Ormai la mia unica speranza / È nell’Intelligenza Artificiale”, canta in Futuro, la canzone che apre Tutto, l’album che potrebbe essere l’ultimo lavoro in studio della sua carriera.
«Spotify chiede un brano al mese, io ho aspettato undici anni per fare un album», riflette il settantaduenne cantautore. «Le canzoni ora durano due minuti, io ne ho fatte che sfumano ancora. Il futuro? Forse i grandi artisti del futuro saranno quelli che sapranno scrivere i prompt migliori per far generare opere d’arte. Ma io, per ora, faccio musica con la mia storia, con gli strumenti che ho».

Tutto però non è un testamento nostalgico, ma una raccolta vitale e composita: 11 tracce che oscillano tra cantautorato e sperimentazione, campionamenti e suoni organici, tempi irregolari e visione d’insieme. Con lo sguardo sempre puntato sulla complessità del presente, l’artista milanese esplora con lucidità temi politici, sociali, ma si interroga anche sui grandi misteri dell’esistenza: dall’amore al destino, fino al senso della vita.
«È stata una cosa inaspettata», racconta. «Stavamo guardando Get Back dei Beatles e fui colpito dalla loro etica di lavoro. Tutti i giorni alle undici erano in studio a scrivere una canzone. Così ci siamo detti: “Perché non lo facciamo anche noi?”. Per otto mesi ci siamo trovati ogni giorno nel mio studio, immerso tra le risaie di Milano».
Get back, tornando indietro alle “radio libere, ma libere veramente” che lui cantò verso la metà degli anni Settanta, ma con lo sguardo disilluso e amareggiato: “Alla radio ho sentito un sogno / Che non si è ancora spento / Di giustizia e di speranza / Di dignità ed uguaglianza … C’erano grandi ideali / Ma anche tanta confusione / E troppa ideologia … Ma chi l’avrebbe detto / Chi l’avrebbe immaginato…”, canta in Tanto tempo fa.
Oggi Eugenio Finardi è un padre, con i problemi che hanno tutti i genitori nel comunicare con i propri figli, come dice nel brano La battaglia, anche perché “abbiamo poco da insegnare / Perché anche per noi / È tutto nuovo da scoprire” canta in Francesca sognainsieme con la figlia, Francesca, appunto, in arte Pixel (e al progetto ha collaborato anche il fratello Emanuele, fotografo). «È un lavoro fatto in casa», sottolinea il cantautore settantaduenne. «È un momento in cui il rapporto genitori-figli è particolarmente importante, forse anche più di quello uomo-donna che pure sta cambiando».
L’album si chiude con una richiesta di silenzio. Ai venti, che portano “misteri e segreti”, “venti di guerra da terre lontane / Ma le cannonate son sempre più vicine”. Al mondo: “Ho bisogno di silenzio / In questo gran rumore / Ho bisogno di capire / La natura dell’Amore” e La facoltà dello stupore.

- Il messaggio che attraversa il disco è meno distopico e più disincantato.
«Al momento la mia urgenza è la salvezza del pianeta, è palese che sta succedendo qualcosa e di non positivo. Io le ho vissute tutte, mi sono impegnato, ma guarda dove siamo. Il mio messaggio è non mollare, ma guardando al cambiamento. È evidente che stia succedendo qualcosa di inevitabile e sicuramente non positivo. Ogni volta che piove in modo anomalo lo vediamo tutti. Eppure, non riusciamo nemmeno a metterci d’accordo per piantare miliardi di alberi, che potrebbero cambiare il clima».
- Vede uno spiraglio in questa emergenza mondiale?
Non prendo più posizione. Tengo molto alle parole che canto, ma nella musica ci sono altrettanti contenuti. Nella mia storia non ho scritto solo canzoni d’amore, ma ci sono anche la politica e gli ideali. Oggi mi vergogno di quello che sto lasciando ai miei figli, vediamo ripetersi sempre gli stessi errori. Da tempo sono uscito dai social, vedo in giro soltanto tanto veleno. Ed è per questo che guardo più al futuro. Sento una spinta per capire il senso di questa enorme danza, ma non l’oggi che non penso meriti canzoni. Alla mia età ci si rende conto che siamo ad una sorta di terzo giro di giostra
- Un bilancio di questi cinquant’anni di carriera?
«A livello di marketing ho fatto tanti errori. Ma artisticamente credo di essere stato coerente. Ho fatto dischi di fado, blues, ho cantato alla Scala. Non ho paura di affrontare nessun genere. È una carriera piena di delusioni e di sogni realizzati».
A causa di una significativa perdita dell’udito e di un forte acufene, Finardi nel disco e nei concerti ha dovuto rinunciare all’uso della batteria tradizionale. Non a caso il suono dell’album è stato quindi costruito a partire da campioni tratti dai suoi dischi precedenti. Più che un semplice album, Tutto è una sorta di sintesi artistica e spirituale: un mosaico che riflette i temi fondanti dell’esistenza, tra passaggi generazionali, consapevolezze acquisite e nuovi inizi.
«Non so se sarà l’ultimo disco in assoluto, forse di inediti nel senso di canzoni in cui canto me stesso. Poi magari potrei fare un live. Certo, considerato che il precedente disco è di undici anni fa e tra undici anni ne avrò 83… Poi magari sarò contento di smentirmi», scherza.

Questa estate Finardi sarà in giro per tutta l’Italia con il suo nuovo tour Tutto ’75-’25. «Sarà il tour del disco e dei cinquant’anni», annuncia. «Con brani nuovi, certo, ma anche quelli che hanno segnato il mio percorso: cercherò di farli restare il più possibile fedeli agli originali, ma con strumenti di oggi. Senza nostalgia, ma con rispetto».
Finardi ha sostituito il diesel con un motore elettrico, è meno rumoroso, meno inquinante, meno dispendioso, più sostenibile. «Se dovessi fare come Mick Jagger, mi accascerei presto sul palco», ride. «Ma non rinnego il rock, le due cose camminano insieme. Come dice Walt Whitman, conteniamo moltitudini… rock, jazz, musica napoletana… Ti confesso che oggi è difficile trovare gente che suoni con la stessa furia che avevamo noi, io, Walter Calloni, Rocchi. Manca quella energia propulsiva…».
- Una frecciata ai Måneskin, i nuovi alfieri del rock nostrano?
«I Måneskin sono come ero io alla loro età. E sognano come sognavo io. Sono contento per loro. Ancora sono al primo giro di giostra, noi siamo al terzo».
Questo il calendario provvisorio del tour:
6 giugno – Tissi (Sassari), Via Roma
8 giugno – Gimigliano (Catanzaro), Piazza Aldo Moro
13 giugno – Bisaccia (Avellino), Piazza Duomo
14 giugno – Trinità d’Agultu (Sassari)
22 giugno – Pantani di Accumoli (Rieti), Festival dell’Appennino
4 luglio – Fezzano (La Spezia), Artigliè Festival
5 luglio – Loano (Savona), Piazza Italia
9 luglio – Milano, Castello Sforzesco
10 luglio – Ragusa (Ragusa), Sagrato d’Autore
25 luglio – Segesta (Trapani), Segesta Teatro Festival
27 luglio – Ledro (Trento), Festival delle Palafitte
28 luglio – Bormio (Sondrio), Piazza del Kuerk, La Milanesiana
30 luglio – Canale d’Alba (Cuneo), Piazza Italia
31 luglio – Livorno, Effetto Venezia Festival
2 agosto – Jesi (Ancona), Festival Pergolesi Spontini
4 agosto – Scarlino (Grosseto) – Acoustic duo
11 agosto 2025 – Binari (Sassari), Piazza Umberto I
19 agosto 2025 – Castellana Grotte (Bari), Piazza Garibaldi
27 agosto 2025 – Arcidosso (Grosseto), Piazza della Riconciliazione
28 agosto 2025 – Gubbio (Perugia), Gubbio Doc Fest
7 settembre 2025 – Monopoli (Bari), Piazza XX Settembre, Festival Ritratti
8 settembre 2025 – Soleto (Lecce), XXV Festival Concerti del Chiostro – Acoustic duo