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Emma Stone Frankenstein del sesso

A Venezia80 presentato il film “Poor Things” di Yorgos Lanthimos. Grande assente l’attrice per solidarietà allo sciopero di attori e sceneggiatori contro i grandi studios e le piattaforme di Hollywood. Molte scene di nudo, «è stato di aiuto un “coordinatore dell’intimità”»

Da quando è resuscitata, Bella Baxter non è più la stessa. Qualcosa non va nel suo cervello, deve imparare tutto da capo. Dire “ciao” richiede giorni di impegno. Per non parlare dell’avvertimento quando fai pipì. La ragazza, sì, migliora velocemente. In breve tempo sa già indicare sulla mappa il Sud America, dove gli è stato detto che i suoi genitori sono morti. E, come capisce, si oppone anche, discute, vuole di più. Certo, lo scienziato che lei chiama Dio (è il suo nome, dopo tutto) l’ha sempre trattata con gentilezza. Ma fuori casa c’è un mondo intero da esplorare. E, forse, altri piaceri come quello che ha scoperto sfregandosi tra le sue gambe. Insieme a lei, la Mostra di Venezia ha lanciato un folle viaggio ai limiti del sesso, degli schemi sociali e del libero arbitrio. Per gentile concessione di Yorgos Lanthimos e delle sue “Poor Things”. E un’interpretazione molto difficile di Emma Stone. Forse il film non è arrivato al culmine della sua estasi. Ma è rimasto, senza dubbio, tra i piaceri più grandi del festival.

Quindi, contestualmente, è aumentata la delusione per l’assenza dell’interprete al Lido. Nemmeno la ribelle Bella Baxter ha voluto mettere in dubbio la fermezza dello sciopero di attori e sceneggiatori contro i grandi studios e le piattaforme di Hollywood: niente promozione, punto. È toccato al cineasta greco rispondere alle domande che volavano durante la proiezione del film, dove Stone ha trovato il coraggio di incarnare un personaggio così rischioso, che ha affrontato così tante sequenze di nudo. Anche se lo stesso Lanthimos ha chiarito, innanzitutto, di condividere il sentimento comune alla stampa: «È un peccato che Emma non sia qui».

Il personaggio, invece, rifiuta ogni regola. Bella Baxter non sopprime i suoi desideri: li soddisfa. Dichiara disgustoso ciò che trova tale. Insegue ciò che la affascina, lascia dietro di sé ciò che la annoia. A costo di entrare anche nelle ombre del mondo: vergogna, dolore, povertà. Insomma, divorare la vita a bocconi. Compreso quel “saltare furioso” addosso agli altri umani che le piace tanto: non vede perché non farlo con chi e quando ne ha voglia.

Ogni volta che spoglia il suo corpo, la creatura spoglia anche le assurdità della società. Soprattutto, quelle che derivano dall’essere nati con una vagina: patriarcato, puritanesimo, condiscendenza. Tutti quegli uomini che fingono di guidare la sua vita e finiscono per perdersi nella sua scia, piangendo agli angoli. Anche se, allo stesso tempo, ci sono quelle sorelle che crea lungo la strada. Per quanto le parlino di grandi ideali, Bella preferisce l’azione. Tutto istinto, zero tabù. Come un bambino con il corpo di una donna. O come un adulto potenziato, determinato e consapevole. Tanto da diffondere una certa invidia e crisi di coscienza per le poltrone. Lei, sullo schermo, liberissima. E lo spettatore, di fronte, chiuso nella sua gabbia da convenzione. Quando hai smesso di fare quello che volevi? Cosa ha ottenuto in cambio? Ne valeva la pena?

“Poor Things”, film  diretto da Yorgos Lanthimos con protagonisti Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef e Jerrod Carmichael, la pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray

Anche il genio del regista è degno di ammirazione. A volte fallisce, ma sempre prova, cambia, scommette. Dopo la particolarissima famiglia di Canino o i folli intrighi del palazzo de La Favorita, Lanthimos invita il pubblico a una nuova orgia visiva e creativa. Il fuoco si allunga e si restringe, i colori sono saturi, Lisbona o Parigi sembrano stupende, i rapporti si moltiplicano, le risate si ripetono, proprio come le bocche aperte. Impossibile, però, che lo stupore duri due ore e 20 minuti. Anche la sorpresa più grande, se ripetuta, diventa la norma, anche la noia. E l’idillio stesso con il film scende così di qualche gradino. Orgasmo più travolgente che amore duraturo. Più romanticismo estivo che matrimonio per sempre. Arrivederci, ma grazie per il ballo.

«Era molto importante che il film non fosse modesto, perché avrebbe tradito totalmente il personaggio (tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray, nda). Dovevamo avere fiducia che Emma non si vergognasse del suo corpo, della sua nudità o del suo coinvolgimento in quelle sequenze. E l’ha capito subito», ha detto Lanthimos. Certo, una volta visto il film, non sembrava facile. La presenza sul set di un “coordinatore dell’intimità” ha aiutato sicuramente. «La sua professionalità  ha fatto la differenza, ha messo gli attori a loro agio, creando un clima confortevole», ha spiegato il regista. Molte scene poi non erano preparate nei dettagli: «Non c’era sceneggiatura per le scene di sesso, ma ci siamo messi lì  e abbiamo detto cosa manca per renderlo abbastanza realistico? Era importante per tutti noi, far parte del film, non vergognarci e non tirarci indietro».

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