Storia

Ederlezi: la barca è la nostra musa

Il duo britannico formato da Hannah Nicholson e David Page vive, scrive, suona e produce musica a bordo di una vecchia chiatta lungo il Tamigi. «C’è una tale libertà nella nostra vita quotidiana che si può fare un paragone con la forma libera psichedelica della nostra musica». «Tutto il disco registrato a poppa»

«Getta via il ciarpame, amico! Che la tua barchetta sia leggera e porti soltanto ciò di cui hai bisogno». Il consiglio che J.K. Jerome offre ai lettori in Tre uomini in barca, indimenticabile romanzo umoristico sulla vacanza di tre amici sul Tamigi, viene seguito alla lettera da sempre più londinesi, determinati a lasciare le proprie dimore per passare sull’acqua non solo un breve periodo di ferie, come i personaggi del libro, ma la vita intera.

Sospinti dal proibitivo costo del mattone nella capitale britannica, dove il prezzo medio di un’abitazione supera il mezzo milione di sterline, circa 600mila euro (e con quella cifra in centro si compra al massimo un monolocale), un crescente numero di residenti sceglie di trasferirsi in una “casa galleggiante” su uno dei numerosi canali che attraversano Londra: acquistando una chiatta, i vecchi barconi a fondo piatto un tempo utilizzati per trasportare le merci che arrivavano per nave sul fiume e da lì dovevano essere trasferite da un capo all’altro della città, o al limite prendendone una in affitto.

La Ederlezi, la vecchia chiatta olandese Heritage di quasi 100 anni sulla quale vivono David Page e Hannah Nicholson

Il fenomeno è cominciato nel 2012 con il “caro mattone”, nel periodo della pandemia si è ulteriormente incrementato. Il comune denominatore parte ovviamente da una passione per l’oggetto barca e di tutto quello che implica, dal bisogno di indipendenza e autonomia, ma ha anche delle ragioni economiche. La somma dei fattori spiega perché, tra il 2012 e il 2020, le chiatte lungo le rive della metropoli sono aumentate di un incredibile 84%, arrivando oggi a un totale di 4.274 imbarcazioni. Qualcuno ci vive da solo, altri in coppia, taluni con i figli: complessivamente a scegliere questo stile di vita sono circa 10mila persone.

A scegliere una vita sull’acqua è gente varia: pensionati che desiderano un cambio di stagione, giovani che puntano a spendere poco, scrittori e musicisti in cerca di ispirazione, perfino qualche magistrato e deputati della Camera dei Comuni e qualche personaggio fuori dagli schemi come il musicista David Gilmour dei Pink Floyd e l’artista Damien Hirst, anche se di certo si potrebbero permettere case lussuose.

David Page e Hannah Nicholson, ovvero il duo Ederlezi

David Page e Hannah Nicholson sono due degli oltre 10mila londinesi che vivono lungo le sponde del Tamigi, a bordo di una barca. «Nel luglio 2019 ci siamo trasferiti in acqua», racconta Hannah. «Abbiamo sempre amato l’idea della vita sull’acqua. È altrettanto idilliaco come lo immaginavamo, richiede anche molta cura e manutenzione, dato che è una vecchia chiatta olandese Heritage di quasi 100 anni, ma questo ce la fa amare di più».

«Abbiamo risalito il Tamigi verso Oxford e abbiamo fatto anche alcuni terrificanti ed emozionanti viaggi in mare e lungo la costa orientale dell’Inghilterra», interviene David Page. «Una volta siamo finiti nella terraferma nella nebbia senza luci e di notte!… Una storia lunga, ma siamo sopravvissuti per raccontarla. Principalmente continuiamo a navigare su e giù per il Tamigi vicino al ponte della torre».

Sulla barca Hannah e David vivono, scrivono, suonano, componendo musica particolarmente originale. Si sono chiamati Ederlezi proprio in omaggio alla barca. «Nulla a che vedere con il canto popolare tradizionale degli zingari dei Balcani, né con l’omonimo album di Goran Bregovic», spiegano. «Abbiamo preso il nome dalla barca, che è stata chiamata Ederlezi dal suo precedente proprietario. Tuttavia, abbiamo imparato ad amare la canzone folk e abbiamo registrato la nostra versione per il prossimo album. La barca è stata una nuova musa per entrambi. Quando il progetto era agli inizi così come la nostra avventura nautica, sembrava appropriato chiamare la nostra band Ederlezi. Poi abbiamo scritto e registrato tutte le canzoni sulla barca».

Le scelte di vita della coppia londinese influenzano anche il percorso artistico. «Lo stile di vita è stato fonte di informazione nella scrittura delle canzoni, abbiamo preso così tanta ispirazione dalle persone che abbiamo incontrato e dalla prospettiva di vivere galleggiando sull’acqua», commenta David. «C’è una tale libertà nella nostra vita quotidiana che si può fare un paragone con la forma libera psichedelica della musica che abbiamo fatto da quando siamo su Ederlezi».

In attesa dell’album, gli Ederlezi hanno pubblicato un singolo che nei contenuti e nelle musiche sembra voler richiamare il rock americano anni Sessanta, fra psichedelia e impegno, folk e protesta. “Buried Words” è il titolo del sorprendente brano.

David Page e Hannah Nicholson

«È stata scritta come una canzone di protesta in solidarietà con il movimento Black Lives Matter», dice Hannah, nella cui voce sembrano mescolarsi Grace Slick e Joni Mitchell. «C’è un legame personale con la canzone, poiché la nostra famiglia ha sentito in prima persona l’effetto del razzismo e della discriminazione. Musicalmente è stata una combinazione di idee che avevamo all’epoca, ci è voluto un po’ per metterle insieme, ma alla fine è diventata una delle nostre canzoni preferite».

A bordo non solo scrivono e compongono, ma producono la loro musica. «Tra noi due abbiamo suonato tutti gli strumenti nelle canzoni», parla Hannah. «David si è concentrato più sulla sezione ritmica, io al piano e alla voce. Entrambi abbiamo guidato la produzione e la scrittura, soltanto gli archi sono stati registrati e suonati dal nostro buon amico Ben Trigg. Abbiamo registrato l’intero disco a poppa, dov’è la camera da letto, della nostra amata barca».

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