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È autunno, “bagno di suoni” al Teatro Andromeda

L’equinozio quest’anno cade venerdì 23 settembre alle ore 3:03. In Sicilia l’evento astronomico sarà celebrato nell’affascinante scenario della cavea di terra e di pietra sui Monti Sicani. All’ora del tramonto la vallata risuonerà «con gong, campane tibetane, kamence, didgeridoo e canti che guideranno un momento mirato al rilassamento ed alla meditazione», spiega Libero Reina

Venerdì 23 settembre, alle 3:03, ora italiana, è l’equinozio d’autunno. L’evento segna la fine dell’estate e l’inizio della stagione autunnale, perlomeno dal punto di vista astronomico e nell’emisfero boreale, perché in quello australe con l’equinozio di settembre si passa dall’inverno alla primavera.

Non è in ritardo, anche se la tradizione lo vuole nella data del 21 settembre, né è una eccezione, dal 2015 infatti il primo giorno d’autunno è il 23. La variazione dipende dal continuo girare della Terra attorno al Sole (365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi che si rimette in riga ogni 4 anni con un giorno in più nell’anno bisestile) e dal momento in cui c’è l’incrocio perfetto dell’equinozio.

Secondo il Mito, Persefone, la figlia di Zeus e di Demetra, dea che controllava i ritmi della terra, rapita dallo zio Ade e portata agli Inferi, passava qui sei mesi l’anno, autunno e inverno, negli altri sei la grande gioia della madre nell’averla accanto portava alla fioritura della terra. 

Il Teatro Andromeda in contrada Rocca, nel territorio di Santo Stefano Quisquina, piccolo borgo d’origine medievale in provincia di Agrigento

E nel Mito ci riporta il Teatro Andromeda in contrada Rocca, nel territorio di Santo Stefano Quisquina, piccolo borgo d’origine medievale in provincia di Agrigento. Qui, pietra su pietra, Lorenzo Reina ha realizzato il suo sogno, costruendo un teatro. Nascosto a mille metri d’altezza sui Monti Sicani, tra prati e boschi che fanno pensare più alla Svizzera che alla Sicilia, è il più alto d’Europa. Una vista che dà le vertigini: all’orizzonte il mare del Canale di Sicilia e, al centro, l’isola di Pantelleria.

Lorenzo il suo “estremo confine” è riuscito a superarlo più semplicemente rispetto a quel Fitzcarraldo che voleva realizzare un teatro d’opera nella giungla amazzonica, per far conoscere Wagner, Caruso e Verdi agli indigeni. L’agrigentino ha trasformato il limite del suo mondo pastorale in un varco verso l’arte, un’arte che dialoga con la natura, il cielo, il sole e le stelle. All’inizio, al posto delle stelle, l’arcaica cornice ovale conteneva pecore. Un ovile-teatro, perché il destino di Lorenzo era quello di fare il pastore, sebbene sin dall’età di 7 anni nutrisse la passione per la poesia e l’arte.

Lorenzo Reina nel suo Teatro di pietre

«Mio padre mi voleva pastore, così ho passato la mia infanzia tra pecore e cani e un solo libro», si racconta. «Di notte scolpivo alabastri in una stalla dove riposavano altri pastori: “Vai a dormire, lasciaci dormire”, urlavano tra le bestemmie. Ma io non ascoltavo, continuavo a scolpire al lume di un pezzo di stoffa immersa nella nafta, e quando le mie narici si riempivano di polvere e di fumo uscivo fuori a respirare sotto le stelle. Una notte chiesi al cielo di non farmi mai sazio della mia arte e sono stato ascoltato».

Teatro Andromeda è il nome della visionaria creazione del pastore-scultore siciliano. Proiezione terrestre dell’omonima costellazione. Il volto di un dio sumero, presunto alieno sceso sulla terra 435mila anni fa, simbolo della parola che diventa pietra, seguito da una maschera pirandelliana, la cui pietra trasmuta in luce quando è attraversata dai raggi del sole, annunciano il teatro in uno scenario tra il metafisico e il mitico. Per alcuni miceneo, per altri inca. «Il teatro non è finito, è un teatro organico vivente, in continua evoluzione» tiene a sottolineare l’ex pastore agrigentino, che continua a vivere tra pecore, cavalli e muli, circondato da ciliegi, peri e meli. «Io lo vedo come una astronave che viaggia verso la costellazione di Andromeda». Un teatro sospeso, dalla struttura arcaica, con un cuore moderno, che guarda al futuro.

Libero Reina, cantautore e musicista

È in questa cornice che venerdì 23 settembre, quando le ore di luce e le ore di buio saranno uguali, quando le forze di luce e tenebra saranno in perfetto equilibrio, scoccherà il momento di onorare l’armonia della materia e dello spirito e di salutare la natura che si prepara al riposo autunnale. Non prima, alle ore 17, di aver gustato un bicchiere di Sangiovese, le tisane bio e le ciliegie sciroppate di produzione della fattoria Reina. Poi Libero, cantautore e musicista, figlio di Lorenzo, indosserà le vesti di “sacerdote” con un “Bagno di suoni”. «Celebreremo l’equinozio d’autunno nel Teatro di Terra, un nuovo spazio quasi completo, che risuonerà con gong, campane tibetane, kamence, didgeridoo e canti che guideranno un momento mirato al rilassamento ed alla meditazione», spiega. «Poi andremo a guardare il tramonto in silenzio al Teatro Andromeda». Ancora è possibile prenotare un posto per vivere questa esperienza tra il mistico e lo spirituale, tra astronomia e musica. Consigliato avere un abbigliamento autunnale, essere provvisti di un comodo materassino o tappetino da yoga, coperta morbida e calda e un cuscino.

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