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Dalle curve ai palchi: boicottiamo Qatar2022!

Gli ultimi schiaffi agli emiri sono arrivati da Rod Stewart e Dua Lipa che hanno rifiutato di esibirsi in occasione della cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio. Anche Fiorello protesta e contesta la Rai. Domenica scorsa la protesta dei tifosi della Roma. Molte città europee si rifiutano di montare maxischermi. Alcune squadre nazionali preparano manifestazioni clamorose. Si stima che per costruire gli stadi siano morti 6.500 lavoratori, tutti stranieri
Dua Lipa

L’ultimo schiaffo agli emiri del Quatar è arrivato da Dua Lipa. La popstar ha annunciato che non canterà in occasione della cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio in programma in Qatar dal 20 novembre al 18 dicembre. «Non mi esibirò e non sono mai stata coinvolta in una trattativa per farlo», scrive in un post su Instagram la ventisettenne cantante britannica da milioni di follower. «Farò il tifo per l’Inghilterra da lontano e non vedo l’ora di visitare il Qatar quando avrà rispettato tutti gli impegni sui diritti umani presi quando ha vinto il diritto di ospitare la Coppa del Mondo». Sulla sua scia, Rod Stewart ha reso noto di aver rifiutato un milione di dollari per suonare in Qatar. In una intervista al Sunday Times, la settantasettenne rockstar ha spiegato:  «Penso che anche i tifosi che assisteranno alle partite in Qatar dovranno stare attenti», ha sottolineato Sir Rod, annunciando che tiferà Brasile (la sua amata Scozia non si è infatti qualificata) e ribadendo che, a suo parere, «gli iraniani dovrebbero essere lasciati fuori dal torneo (in riferimento all’aiuto militare fornito alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, ndr)».

Alle proteste delle due popstar, si è aggiunta quella di Fiorello. «Noi abbiamo bloccato il nostro campionato, il campionato più bello del mondo, per dare spazio ai Mondiali  in Qatar. Un Paese che non è tradizionalmente calcistico. Quando mai in Qatar hanno giocato a pallone? Quando mai lì c’è stato un campionato di calcio? Dove giocavano?  Nei pozzi di petrolio? Non c’era lo spazio. C’erano le trivelle». Così Fiorello ha ironizzato, nel suo stile inconfondibile, sui prossimi Mondiali di calcio durante la trasmissione Aspettando VivaRai2!, l’appuntamento quotidiano in diretta alle 7.15 sul suo profilo Instagram e a seguire su RaiPlay con contenuti esclusivi, in attesa della partenza ufficiale il 5 dicembre di Viva Rai2! su Rai 2. «Si dovrebbero ritirare tutti da questo Mondiale», ha aggiunto Fiorello. «Un Paese dove tutti gli abitanti, i “qataresi” (ride, ndr), sul loro zerbino hanno scritto: “Diritti umani”. E loro li calpestano ogni giorno. Avete sentito cosa hanno detto degli omosessuali? Tutti i tifosi e gli addetti ai lavori saranno chiusi in una Fan Zone, in uno spazio ristretto, e se poi escono da lì saranno arrestati. E noi chiudiamo il campionato per tutto questo? E la Rai ha speso 200 milioni per prendere i diritti di questi Mondiali?».

Domenica scorsa era stata la curva sud dell’Olimpico di Roma a unirsi al coro di proteste globali contro Qatar 2022: «Vergogna mondiale». Prima erano state le curve della Bundesliga a colorarsi di slogan contro i Mondiali di calcio. 

Lo striscione apparso sulla curva dell’Olimpico durante Roma.Torino

Se in alcuni Paesi, come l’Italia, l’interesse scema per la mancanza della Nazionale di casa, altrove c’è chi pensa a un boicottaggio della manifestazione. In Belgio e Francia diverse città hanno deciso di non installare maxischermi nelle proprie piazze, per protesta contro la situazione dei diritti umani nello Stato mediorientale: Parigi è stata l’ultima a aderire all’iniziativa che comprende Marsiglia, Strasburgo, Nizza, Bordeaux e Bruxelles.

Anche nel dorato mondo del calcio monta la protesta, sebbene con troppo ritardo. La scorsa settimana i sedici giocatori della nazionale australiana e la stessa Federazione australiana di calcio, in un video corredato da un comunicato, hanno denunciato le «sofferenze» dei lavoratori coinvolti nell’organizzazione dell’atteso evento calcistico internazionale. Una protesta silenziosa sarà attuata durante le partite dai capitani di diverse nazioni europee, tra cui Inghilterra, Francia e Germania, che indosseranno bracciali arcobaleno e il messaggio “One Love” come parte della Coppa del Mondo di una campagna Lgbt contro la discriminazione. La Danimarca ha scelto di giocare con una maglia priva del nome dello sponsor tecnico, che non vuole prestare la propria immagine al torneo, e con una terza maglia completamente nera in segno di lutto per gli almeno 6.500 immigrati morti sul lavoro per realizzare le infrastrutture necessarie allo svolgimento dei Mondiali. Tante, si stima, sarebbero state le vittime del lavoro. Tutti stranieri provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Una cifra che il Qatar ha sempre respinto, parlando di meno di 50 vittime. 

Secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, i Mondiali di calcio nel Qatar si stanno rivelando «la quintessenza dello sportwashing», ovvero la strategia usata da Stati o governi che sfruttano lo sport per rendere moderna la propria immagine e far distogliere lo sguardo dalla pessima situazione dei diritti umani nel proprio Paese, come ha fatto anche la Cina con i Giochi Olimpici invernali. Una pratica talmente diffusa che il vocabolo è stato inserito nella lista delle “parole dell’anno” dal dizionario Collins.

Nel suo libro-denuncia Qatar 2022, i Mondiali dello sfruttamento, Noury offre uno spaccato drammatico sulle condizioni di lavoro durante la fase di preparazione al grande evento: «L’esperienza che almeno due milioni di persone hanno vissuto è stata segnata da stipendi non versati, condizioni di vita agghiaccianti, limitazioni di movimento. E poi sudore, sangue e morte», ha detto Noury in una intervista a “Sette”.

I lavoratori migranti impiegati negli stadi della Coppa del Mondo in Qatar sarebbero stati fatti evacuare dai cantieri prima delle ispezioni della Fifa, per evitare esposti e denunce in ambito lavorativo. Come scrive il Daily Mail, i capi delle imprese edili avrebbero volutamente lanciato allarmi antincendio per assicurarsi che i lavoratori lasciassero i locali e non potessero lamentarsi del loro trattamento con i funzionari della Fifa. Le violazioni dei diritti umani includevano punizioni fisiche con i lavoratori poco performanti, licenziamenti a fronte di lamentale e l’obbligo di lavorare nonostante il lockdown per il Covid-19.

Da mesi, se non da anni, i Mondiali in Qatar sono nel mirino delle associazioni che si battono per i diritti umani ed ambientali. In una lettera aperta al presidente della Fifa, Gianni Infantino, Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto di creare un fondo di indennizzo per i lavoratori vittime dei cantieri delle strutture realizzate per il Mondiale: un fondo dotato di 440 milioni di dollari, pari a 420 milioni di euro, ovvero il montepremi della Coppa del Mondo. Una proposta che, per ora, non è stata raccolta dalla Fifa.

Uno striscione contro i Mondiali di calcio nel Qatar allo stadio del Borussia Dortmund

Con un ritardo di dodici anni, anche Joseph Blatter, il colonnello del calcio mondiale, ha ammesso nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano svizzero Tages Anzeiger che «la scelta di fare i mondiali in Qatar è stata un errore, è un Paese troppo piccolo per ospitare il torneo. Sarebbe stato molto meglio accettare la candidatura degli Stati Uniti». In quei giorni di maggio 2015, per Blatter, allora presidente della Fifa, le dimensioni territoriali del Qatar non erano però un problema. Men che meno lo erano la sera del 2 dicembre 2010, quando con decisione scandalosa il comitato esecutivo della Fifa decise di assegnare due fasi finali dei mondiali in una sola volta e le consegnò a Paesi dal profilo democratico più che opinabile: Russia 2018 e Qatar 2022. Un attacco, quello dell’ottantaseienne ex presidente della Fifa disarcionato dagli effetti dello scandalo che decapitò mezza classe dirigente del calcio mondiale, che riaccende la lotta di potere. Ringalluzzito dalla recente assoluzione nel processo penale che lo vedeva coinvolto in Svizzera assieme a Michel Platini, intende forse rientrare nei giochi, lanciando frecciate velenose contro il suo successore, l’avvocato italo-svizzero Gianni Infantino. Che, nel frattempo, sembra coltivare un rapporto speciale con il Qatar, tanto che, un anno fa, si è trasferito stabilmente con la famiglia nel Paese.

Quattro degli stadi costruiti nel Qatar per i Mondiali di calcio che si svolgeranno dal 20 novembre al 18 dicembre

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