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Dagli Eagles ai Pooh: tour d’addio, anzi no

Tanti artisti hanno cambiato idea dopo aver annunciato il ritiro dalle scene. La band di “Hotel Calfornia”, i Kiss, i Rolling Stones e molti altri da una dozzina d’anni girano il mondo annunciando l’ultimo concerto. Lo scorso weekend a Stoccolma Elton John ha chiuso con il farewell tour: dobbiamo credergli?

Gli Eagles hanno annunciato il Long Goodbye tour, il tour d’addio, scriveva l’altro giorno il New York Times. Già il titolo indica che questo addio sarà lungo, ma il paradosso è che questa non è la prima volta che la band di Hotel Californiasegnala un ultimo giro di valzer prima di appendere gli strumenti al chiodo. Già nel 2003 intraprese un tour chiamato Farewell.

Questa volta, tuttavia, ci potrebbero essere buone ragioni per credere di essere vicini al Viale del Tramonto. Glenn Frey, uno dei membri fondatori del gruppo, è morto nel 2016. Don Henley, l’unico membro dalla sua fondazione nel 1971 che è ancora nella band, ha 75 anni e in un’apparizione davanti a un comitato del Congresso nel 2020 sulla legge sul copyright, aveva detto che era «al capitolo finale della mia carriera». O forse no. Bob Dylan, che ha 82 anni, è impegnato in una tournée programmata fino al 2024, e l’eroe della chitarra blues Buddy Guy, di 86 anni, è al suo ritorno sulle scene.

Mick Jagger

E che dire di Mick Jagger? Una volta dichiarò che si sarebbe sentito un idiota a cantare il rock a quarant’anni, eccolo lì ancora saltellare su un palco urlando (I can’t get no) Satisfaction, magari con il defibrillatore nel camerino (non si è mai sicuri alla vigilia degli 80 anni). Dovevano dare l’addio al palco con il tour del cinquantenario nel 2014, invece i Rolling Stones sono ancora on the road. Come gli Who, finiti sulla copertina della rivista Rolling Stone nel 1982 con l’annuncio del loro ultimo tour: «L’ultimo, prima di diventare la parodia di noi stessi», spiegava Roger Daltrey. Ma gli Who – gli stessi che negli anni Sessanta cantavano “spero di morire prima di diventare vecchio” – sono ancora in tour. Eric Clapton ha fatto la stessa cosa: «Questa è davvero l’ultima volta», diceva nel 2001. «Sono stanco, non riesco più a suonare un assolo senza annoiarmi». E tutti gli abbiamo creduto, e probabilmente lui credeva a quello che diceva. Ma oggi, ventidue anni dopo, ha un tour estivo in Europa. Recidivo, ripete: «E’ l’ultima volta». Dobbiamo credergli? Gli Aerosmith, dopo essersi avventurati nell’Aero–Vederci Tour, hanno poi detto: «Ah, beh, sì, beh. Forse cambiamo idea».

Elton John

I tour d’addio possono durare per anni. Soprattutto, possono essere fonti di enormi guadagni. I Kiss hanno cominciato a girare il mondo per salutare i propri fan nel 2000 e da allora hanno fatto più di una dozzina di giri del mondo di fine carriera. Il Farewell Yellow Brick Road Tour di Elton John è iniziato nel 2018 e si è concluso (dobbiamo credergli?) lo scorso weekend in Svezia, con un incasso totale di 910 milioni di dollari, secondo Billboard. 

In Italia avevamo pensato, dopo due anni di concerti d’addio, di aver chiuso definitivamente il capitolo Pooh, invece… Invece, abbiamo assistito prima alla nascita di tre carriere da solista: Roby Facchinetti con Riccardo Fogli, Red Canzian e Dodi Battaglia. Poi al ritorno. Che avrebbe dovuto concentrarsi in un unico grande evento. Sono diventati quattordici. Si è iniziato il 6 luglio, si dovrebbe finire in ottobre. Il condizionale, ormai, è d’obbligo.

È diventato una barzelletta anche l’addio degli EelST, ovvero Elio e Le Storie Tese. Nel 2017 avevano annunciato a sorpresa il loro scioglimento, dopo trentasette anni di onorata carriera al servizio dell’ironia e della tecnica, ma sembra che la questione sia sempre rimasta aperta. «Siamo non del tutto sciolti, non del tutto riuniti», scherzano annunciando il ritorno in tour per il prossimo autunno.

Vasco Rossi? Nel 2011 sorprese tutti abdicando: «Mi dimetto da rockstar. A 60 anni uno non può più farla: è l’ultima tournée». Oggi di anni ne ha 71 ed i suoi tour sono diventati un appuntamento fisso della primavera, come il panettone a Natale.

Insomma, sono pochissimi i casi di artisti che hanno mantenuto la promessa di non tornare in scena. I Led Zeppelin hanno respinto proposte a otto zeri, perché la morte del batterista John Bohnam aveva portato via per sempre il ritmo inconfondibile del Dirigibile; i Beatles, ma vai a sapere cosa succederebbe se fossero ancora vivi tutti e quattro; e, da noi, Ivano Fossati, Mina, quest’ultima però relativamente solo ai concerti, e Francesco Guccini, già poco propenso a tour e più attratto dalle osterie e dalle librerie.

Randy Newman una volta ha scritto una canzone sulle popstar un po’ datate che si ostinano a rimanere sotto i riflettori. S’intitola I’m Dead (But I Don’t Know It)e comincia così: «Non ho più niente da dire, ma lo dirò comunque». Era il 1999 e quella che era sembrata semplice satira si è rivelata una predizione. Rolling Stones, Paul McCartney, Who, Neil Young, Roger Waters a cent’anni sono ancora in tournée, cantava il dottor Jannacci. Lanciano l’ultimo tour, che cercano di far durare il più possibile. Più onesto Bob Dylan che ha chiamato il suo tour Never ending: senza fine.

Il tempo sottratto alle famiglie, i problemi fisici, l’urgenza svanita del raccontare, sono tra i motivi che spingono gli artisti all’addio alle scene. Poi l’urlo della gente, il calore del pubblico, le luci che si accendono, l’adrenalina che ti fa volare e gli incassi fanno superare qualsiasi acciacco, compresi quelli più gravi, come il cancro per Ronnie Wood degli Stones, o i malanni alla schiena che costringono Bob Dylan seduto alle tastiere. 

D’altronde perché dovrebbero ritirarsi quando i loro dischi rappresentano ancora un evento e quando a far registrare i veri sold out, a riempire i grandi spazi, sono sempre loro, i nonni o i papà del rock? Insomma, l’ultimo valzer può aspettare.

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