Storia

Da Memphis si leva un canto di libertà

– Mario Monterosso realizza una sorta di “We Are The World” con le star della patria del blues, del rock e del soul. «Ho scelto una canzone di Bobby Darin contro la guerra che suona ancora attualissima»
– «È stato come mettere insieme la tradizione americana del gospel con quella europea dell’Opera», racconta il rocker siciliano. «Dalle rive del Mississippi si alza un messaggio di speranza e di pace al mondo»
– «Se Elvis fosse qui, si unirebbe a questo inno di speranza. Lui e Bobby Darin hanno osato sognare un mondo migliore attraverso la loro musica», commenta Priscilla Presley, fra le sostenitrici dell’iniziativa

Come nel video della leggendaria We Are The World che riunì le più luminose stelle della pop music attorno a uno scopo benefico per fronteggiare la carestia che aveva colpito alcuni Paesi africani, a Memphis alcuni tra i più famosi protagonisti della musica della capitale del blues e del rock si sono uniti per alzare una voce e portare pace e amore nel mondo attraverso il remake della canzone di Bobby Darin del 1969, Simple Song of Freedom. Se nel 1985 organizzatori dell’iniziativa furono Lionel Ritchie, Quincy Jones e Michael Jackson, questa volta il “deus ex machina” è un italiano, o meglio, il catanese di Memphis, Mario Monterosso. 

Il rocker siciliano vive stabilmente sulla riva del Mississippi ormai da otto anni. È un chitarrista, compositore e produttore talmente apprezzato da essere diventato una vera e propria star del rock’n’roll, quello doc. Si è conquistato la stima di leggende di questa musica, compresa Priscilla Presley, la vedova di Elvis. Un amore, quello per la musica di Memphis, sbocciato all’ombra dell’Etna, negli anni Ottanta quando esplose il revival rockabilly in tutta Europa. E questo progetto sembra essere anche un modo per ringraziare quel mondo che lo ha accolto a braccia aperte come un proprio figlio. 

Mario Monterosso mentre dirige alcuni dei musicisti che hanno preso parte alla registrazione

«Ho scelto Simple Song of Freedom, scritta nel 1969 dal compianto, grande, Bobby Darin, perché dopo quasi sessant’anni è ancora fortemente appropriata all’attuale momento storico, in cui, purtroppo, la libertà è costantemente minacciata dalle guerre», spiega Monterosso. «Il messaggio contenuto nella canzone attraverso suoni clamorosamente audaci si sposa perfettamente con lo spirito della città di Memphis, che rimane oggi il Campidoglio del blues, del rock e del soul. Il brillante messaggio e lo spirito di Bobby Darin e le grandi vibrazioni di Memphis si fondono insieme in questa produzione per dare al mondo un messaggio di speranza, pace, amore e libertà».

Venite a cantare una semplice canzone di libertà
Cantatela come non avete mai cantato prima
Lasciate che riempia l’aria
Dite alla gente di ogni posto
Noi, le persone qui, non vogliamo la guerra

Bobby Darin (1936-1973)
Bobby Darin

Qui nelle vesti di produttore e direttore d’orchestra, il rocker etneo ha raccolto attorno a sé la crema dei musicisti di Memphis e voci storiche: dal reverendo Charles Hodges che si vede all’inizio del video mentre suona l’organo Hammond, uno dei luminari della soul music ed ex collaboratore di Al Greene e Tom Jones, alla straordinaria Carla Thomas, considerata la “Queen of Memphis Soul”, figlia del celebre Rufus Thomas, uno dei padri della Soul Music. E ancora Larry Dodson, membro fondatore dei Bar-Kays, Dr. Gary Beard, Dr. Keith Norman della First Baptist Church Broad, The Coasters, Pete Molinari e tanti altri ancora.

Mario Monterosso e Carla Thomas

«La mia preghiera per la pace nel mondo è la ragione per cui mi sono impegnata in questo progetto», dice Carla Thomas. «Spero e credo che la musica, essendo un linguaggio universale, possa ispirare altri a partecipare a questa urgente dichiarazione per la pace nel mondo, a partire da ora».

Le fa eco Pete Molinari: «Collaborare con il mio buon amico e grande musicista Mario Monterosso è sempre stato in qualche modo tra le mie aspirazioni, ma farlo a Memphis, tra le sacre mura del Sam Phillips Studio, è stato su una scala completamente diversa. Simple Song Of Freedom ha profondità e sostanza che le danno una causa e la rendono ancora più significativa, e farlo con questi musicisti leggendari e il coro STAX è stato un sogno musicale diventato realtà».

La registrazione della canzone e del video è avvenuta nel mitico Sam Phillips Recording Studio di Memphis, con il compositore cinematografico vincitore dell’Emmy Award, produttore musicale nominato ai Grammy, Scott Bomar come ingegnere della registrazione. I proventi andranno alla Novick Cardiac Alliance, organizzazione globale con sede a Memphis, che si adopera per garantire che i bambini di tutto il mondo affetti da malattie potenzialmente letali continuino, nonostante la guerra, a ricevere le cure di cui hanno bisogno. «E la scelta del remake della canzone di Bobby Darin è particolarmente appropriata e toccante», tiene a sottolineare Monterosso. «Darin, infatti, è morto all’età di 37 anni a causa di una malattia cardiaca, dopo aver sofferto ricorrenti attacchi di febbre reumatica da bambino». Bobby Darin morì il 20 dicembre 1973.

Alcuni dei protagonisti del coro. Al centro Mario Monterosso e Priscilla Presley

«Se Elvis fosse qui, si unirebbe a questo inno di speranza», commenta Priscilla Presley, fra le sostenitrici del progetto. «Elvis e Bobby Darin hanno osato sognare un mondo migliore attraverso la loro musica. Come un faro di speranza irradiato da Memphis, l’epicentro della musica moderna, arrivano le voci unite di musicisti eminenti che proclamano una semplice canzone di libertà per dare speranza agli angoli più oscuri di questo mondo in conflitto».

Il video ricalca lo stile di quello realizzato per We Are The World con i vari protagonisti che si avvicendano davanti al microfono ed alla cinepresa. Anche l’effetto, coinvolgente ed emozionante, è identico. «Il concept a cui mi sono ispirato è proprio quello di We Are The World, visto peraltro lo scopo sociale del progetto», ammette Mario Monterosso. «Realizzare questo progetto è stato come mettere insieme la tradizione americana del gospel con la tradizione europea dell’Opera».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *