Roberta Gionfriddo e Maurizio Battista, coppia nell’arte e nella vita, sono fra le nove proposte promosse dalla commissione di quello che è uno dei più importanti contest europei di world music. «Studiamo il legame tra il canto e la funzione curativa che anticamente esso deteneva». Le finali a Cagliari dal 12 al 14 ottobre. «E dire che abbiamo spedito la partecipazione dieci minuti prima della scadenza»
C’è il duo siciliano Curamunì tra i nove i finalisti della XVI edizione del “Premio Andrea Parodi”, nove proposte stilisticamente molto variegate ma tutte legate alla world music, peculiarità della manifestazione.
Il progetto del duo composto da Roberta Gionfriddo e Maurizio Battista, coppia nell’arte e nella vita, pur essendo ancora giovane – «abbiamo cominciato quattro anni fa in piena pandemia» – ha già subito diversi cambi di direzione, restando comunque sempre legato alla cultura popolare. «Agli inizi ci limitavamo a condurre una ricerca sui canti antichi, proponendoli nella nostra modalità», racconta Battista. «Poi abbiamo trovato analogie fra il canto popolare della cultura iblea con la medicina. La funzione curativa delle erbe medicali veniva spesso generata o accompagnata con il canto. C’è la canzone Pircantu del nostro primo EP Rariki che parla della magia popolare antica, immaginiamo una majara con i suoi scongiuri, sortilegi, travagghi, per togliere il malocchio. Ho cominciato così a scrivere inediti».
Da qui anche il nome del duo, CurAmunì, andiamo a curarci insieme, «l’idea di curare l’anima, attraverso la ricerca, lo studio, il canto e la riproduzione» di brani popolari e cunti inediti. «Senza nessuna pretesa e con semplicità mettiamo a disposizione i nostri strumenti, la voce, la chitarra e i tamburi, per curare e sanare i nostri cuori e di tutti quelli che vogliono far parte del “cerchio”!», sostengono.
Oggi non sono tanto i due cantautori e musicisti siracusani a seguire una ricerca, ma è piuttosto la ricerca stessa a indicare le strade da percorrere e le trame da tessere. Come quella che caratterizzerà Sciamitu, l’album d’esordio dei Curamunì, in uscita entro l’anno con il sostegno del crowfounding. «Stiamo cercando punti di contatto con i canti sudamericani, in una mia composizione il canto navajo s’incrocia con quello siciliano. È una continua ricerca di nuove sonorità, nel rispetto della tradizione», annuncia Maurizio Battista. «Adesso stiamo sperimentando una formazione a quattro con tre chitarre, la mia, una classica suonata da Sandro Faro e l’ukulele di Peppe Peralta, più la voce e il clarinetto di mia moglie».
Al Premio Parodi avrebbero voluto partecipare già l’anno scorso, «perché ce ne avevano parlato bene», ed anche questa volta stavano perdendo l’occasione. «Non pensavamo di avere molte speranze, tant’è che la partecipazione al bando l’abbiamo inviata dieci minuti prima della scadenza».
Due i brani allegati: Epica, di fresca pubblicazione, pezzo corale legata alla tradizione popolare ma dai ricchi e moderni arrangiamenti che sembra racchiudere i Sud del mondo, eSemu, brano più minimale, canzone d’autore quasi recitata, voce e chitarra con un colpo di coda finale affidato a una viola e una interpretazione intensa e poetica di Maurizio Battista, perfetta ed emozionante. E, forse non a caso, la scelta della giuria è caduta sulla seconda. Semu è stata selezionata da una commissione artistica che l’ha scelta fra circa 250 proposte, quasi metà delle quali stranieri, a testimoniare il rilievo internazionale raggiunto dal Premio, uno dei più importanti contest europei di world music.
«Al Premio Parodi andiamo a confrontarci, a fare e scambiare esperienze con altri musicisti», mette le mani avanti Maurizio Battista. «Ci sentiamo vicini al cantante dei Tazenda nella ricerca sonora, così come amiamo molto Fabrizio De André e Lucio Dalla. Vogliamo dare linfa nuova alle antiche modalità del canto, creare un tessuto con l’oggi, con ciò che accade all’umanità e al mondo».
Il duo siracusano nelle finali che si svolgeranno dal 12 al 14 ottobre a Cagliari dovranno confrontarsi con Carolina Alabau (Catalogna), Andrea Andrillo (Sardegna), Guido Maria Grillo (Campania), Looping Greis (Madrid), Osso sacro (Campania), Ra Di Spina (Basilicata), Hiram Salsano (Campania), Trillanti (Lazio).
Nelle finali gli artisti si esibiranno dal vivo davanti a una ampia giuria composta da autorevoli addetti ai lavori, come cantanti, autori, musicisti, responsabili di festival, manager, discografici, uffici stampa, giornalisti, critici musicali, sia italiani che internazionali. Il vincitore assoluto avrà diritto ad una borsa di studio di 2.500 euro, oltre alla possibilità di esibirsi in alcuni festival partner del Parodi nel 2024, come l’European Jazz Expo (Sardegna) e Folkest (Friuli), oltre che nello stesso Premio Andrea Parodi.
Nel frattempo, per chi volesse conoscere meglio i Curamunì, potrà farlo sabato 26 agosto al Canta e Cunta Festival di Palermo, il giorno seguente, domenica 27, al MAT Museo con Paolino Uccello a Testa dell’acqua, Noto (Sr), e mercoledì 30 agosto a Ispica in un progetto teatrale che coinvolge la scrittrice Evelina Barone, autrice del libro La maga saraghina. Storia di astri, piante e parole che curano suggerito dalla leggenda che attribuisce la fondazione della città di Spaccaforno (oggi Ispica) alla maga Saraghina: una misteriosa figura femminile, giunta dall’Oriente, in possesso dell’arte della stregoneria che trasmise alle donne di Spaccaforno.