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Cochi Ponzoni: io tra Charlie Parker e Jannacci

Il popolare attore interpreta il celebre sassofonista nello spettacolo “Birds lives!”. «Racconterò, sotto forma di monologo, gli episodi più significativi della sua breve e tormentata esistenza». Al quintetto di Emilio Soana il compito invece di riproporre la musica del genio del bebop. Lo show verrà presentato domani, lunedì 1 agosto, al Centro Michele Abbate di Caltanissetta, nell’ambito di Nissa Jazz, l’indomani all’anfiteatro “Lucio Dalla” di Milo per il Jazz Superior Festival ed il 3 agosto in piazza Pertini a Castroreale

«La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non fa parte della tua vita, non potrà uscire dal tuo strumento». Sono passati 67 anni dalla scomparsa di Charlie Parker, leggenda jazz tra i padri fondatori del movimento musicale chiamato bebop: il 12 marzo del 1955 il sassofonista – ribattezzato “Bird” – veniva ritrovato morto in una suite dello Stanhope Hotel, al 995 della Fifth Avenue a New York, ucciso da una polmonite e da un’ulcera perforante (secondo la diagnosi del medico legale). Si dice che il medico che esaminò il cadavere stimò un’età tra i 50 e i 60 anni. In realtà il sassofonista morì appena trentaquattrenne, ma quel corpo rivelava altro, un’esistenza esaltante e difficilissima vissuta letteralmente al di là dei limiti, sia fisici che creativi.

Il rivoluzionario sassofonista Charlie Parker, inventore del bebop 1920-1955

Charlie Parker era nato nel 1920 in un sobborgo di Kansas City. “Bird”, soprannome nato pare per la sua passione per il pollo fritto, è l’uomo che rappresenta il punto esatto in cui il jazz si spacca in due: esiste un prima e un dopo Charlie Parker, insomma, e verrebbe da chiedersi dove si sarebbe spinto con le sue sperimentazioni audaci e inaudite, se solo la sua vicenda personale non si fosse accartocciata velocemente nella disperazione, una parola che fa rima con autodistruzione e che nel suo caso si traduce in vita sregolata, droga, tentato suicidio. Sia come sia, Parker in brevissimo tempo riesce comunque a portare a compimento la sua rivoluzione, il bebop. Con il suo sax alto, è stato ineguagliabile per tecnica, talento e immaginazione: un solista stupefacente, esplosivo e in grado di improvvisare con velocità sorprendente. La sua è stata un’esistenza di gloria e dannazione, di grandi successi alternati a repentine cadute, marchiata dalla dipendenza dall’alcol e soprattutto dall’eroina. 

A far rivivere la leggenda di Charlie Parker saranno il quintetto di Emilio Soana e il grande Cochi Ponzoni con lo spettacolo Bird lives!, un appuntamento a metà tra narrazione teatrale e suoni a briglie sciolte che verrà presentato lunedì 1 agosto al Centro Michele Abbate di Caltanissetta, nell’ambito di Nissa Jazz, l’indomani all’anfiteatro “Lucio Dalla” di Milo per il Jazz Superior Festival ed il 3 agosto in piazza Pertini a Castroreale.

Prima tromba per eccellenza di molte big band, italiane ed europee, Emilio Soana ha suonato, nel corso della sua lunga carriera, con i più grandi nomi del jazz e del pop internazionale, da Ray Charles a Stevie Wonder, da Mina a Natalie Cole, solo per citarne alcuni. Il suo quintetto è composto da alcuni dei più apprezzati jazzisti italiani e include Claudio Angeleri (pianoforte), Gabriele Comeglio (sax alto), Marco Esposito (basso) e Federico Monti (batteria). 

Più curiosa la presenza di Cochi Ponzoni, attore amatissimo dal pubblico italiano fin da quando, alla fine degli anni Settanta, esordì sul piccolo schermo con l’inseparabile Renato Pozzetto, dando vita a show che hanno influenzato la storia della comicità italiana. E proprio da quegli spettacoli uscirono canzoni come La gallinaCanzone intelligenteA me mi piace il mare, “Silvano e non valevole ciccioli”, “la vita l’è bela se si ha l’umbrela che ripara la testa”, tutte ben lontane dal tormentato bepop di Parker. 

Ai tempi del mitico Capolinea di Milano si andava ad ascoltare i più grandi musicisti dell’epoca, tra cui Chet Baker e Gerry Mulligan. Ma anche le nostre canzoni di allora avevano, per le parti musicali, la mano di jazzisti come Enzo Jannacci, grande e indimenticabile amico

Cochi Ponzoni

«Da sempre amo la musica e il jazz in particolare», ha detto l’attore ottantunenne in una intervista al Corriere della Sera. «Sono cresciuto ascoltando i grandi jazzisti italiani e americani, da Franco Cerri a Bruno De Filippi, da Pino Sacchetti a Enrico Intra, il cui Derby all’inizio era soprattutto un music club dove il jazz la faceva da padrone. Ai tempi del mitico Capolinea di Milano si andava ad ascoltare i più grandi musicisti dell’epoca, tra cui Chet Baker e Gerry Mulligan. Ma anche le nostre canzoni di allora avevano, per le parti musicali, la mano di jazzisti come Enzo Jannacci, grande e indimenticabile amico».

Cochi Ponzoni interpreterà Charlie Parker attraverso alcune interviste originali dell’epoca. «Ricostruiremo la parabola irripetibile di Charlie Parker, uno dei musicisti più importanti di tutti i tempi», spiega. «La sua esistenza aveva senso solo per la musica, per il suo sax. Io interpreterò la sua vita in chiave drammaturgica e racconterò, sotto forma di monologo, gli episodi più significativi della sua breve e tormentata esistenza, mentre i musicisti guidati da Emilio Soana eseguiranno alcune delle sue più famose composizioni, tra cui Lover manMy little suede shoes e Scrapple from the Apple».  

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