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Claudio Bisio sulla scia di Benigni

Dal 12 ottobre nelle sale il film “L’ultima volta che siamo stati bambini” con il quale l’attore debutta alla regia
– Il clima fiabesco e la storia di quattro bambini nell’Italia fascista durante la guerra ricordano “La vita è bella”
«Quando ho letto il libro di Bartolomei da cui è tratto il film ho sorriso e pianto. E mi sono chiesto: si può raccontare l’orrore senza mai mostrarlo?»

«Caro Claudio, ho molto apprezzato il tuo film perché hai saputo rendere la freschezza e l’innocenza dei bambini con un tratto talmente sensibile da offuscare la tragedia che c’è sullo sfondo. Un abbraccio Liliana».

È la lettera che la senatrice a vita Liliana Segre ha inviato a Claudio Bisio dopo aver assistito all’anteprima del film L’ultima volta che siamo stati bambini che segna il debutto del conduttore di Zelig dietro la camera da presa. «Mi è piaciuto molto questa esperienza, ma ho anche capito di quanto sia impegnativo farlo. La voglia di ripeterla c’è, ma per ora non ho niente in mente. Si vedrà», commenta lui. 

I tre bambini protagonisti del film di Claudio Bisio

La storia del film, in sala dal 12 ottobre, ricorda per il clima fiabesco de La vita è bella il film con cui Roberto Benigni vinse l’Oscar. Protagonisti quattro bambini che giocano alla guerra nella Roma degli anni Quaranta mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Italo (Vincenzo Sebastiani) è il ricco figlio del Federale (Bisio in un cameo), Cosimo (Alessio di Domenicantonio) ha il papà al confino, Vanda (Carlotta De Leonardis) è orfana, Riccardo (Lorenzo McGovern Zaini) viene da un’agiata famiglia ebrea. Ma il 16 ottobre quest’ultimo viene portato via dai tedeschi dal Ghetto. Grazie al padre Federale di Italo, i tre amici credono di sapere dov’è e decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberarlo.
Dopo la loro scomparsa, due adulti partono per riportarli a casa: Agnese (Marianna Fontana), suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, e Vittorio (Federico Cesari), fratello di Italo. Lei odia la violenza e lui invece è un fascista eroe di guerra: sono davvero diversi, tanto da litigare e forse coinvolgersi anche un po’ sentimentalmente.
«Quando nel 2019 ho letto il libro di Fabio Bartolomei da cui è tratto il film ho sorriso e pianto», racconta Claudio Bisio. «Era una storia importante che racchiudeva una combinazione di emozioni non facili da tenere in equilibrio, ma l’autore c’era riuscito in modo meraviglioso. Allora mi sono chiesto: si può raccontare l’orrore senza mai mostrarlo? E lo si può narrare attraverso lo sguardo disincantato e inconsapevole di tre bambini di nove anni?». 

Claudio Bisio dietro la camera da presa

Bisio è soddisfatto del risultato: «La cosa più difficile è stata trovare il giusto equilibrio tra la leggerezza della commedia e la tragedia della storia. Non volevo fare un film né troppo realistico né troppo fiabesco. Alla fine ce l’abbiamo fatta e il tono è quello che volevo».

Un film che sembra cadere a proposito, mentre esplode la guerra in Israele e in Ucraina si combatte da più di un anno. «Il libro e la sceneggiatura di questo film sono di molto antecedenti alla guerra ucraina», sottolinea Bisio. «Né con questo lavoro abbiamo certo immaginato di volerla fermare, ma abbiamo sperato invece che possa far riflettere».

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