– Martedì 21 maggio la prima di “Parthenope”, unico film italiano in concorso. «È sulla mia giovinezza mancata ed è il seguito di “È stata la mano di Dio”»
– Protagonisti Napoli e una eroina: «Si tratta del grande viaggio verso la libertà che le donne hanno messo in moto oggi ma che viene da molto lontano»
Martedì 21 maggio è il giorno di Paolo Sorrentino al Festival di Cannes. Il regista napoletano è atteso sul red carpet per presenziare all’anteprima mondiale di Parthenope – film in concorso -con tutto il cast: la straordinaria esordiente Celeste Dalla Porta, Luisa Ranieri, Stefania Sandrelli, Gary Oldman («uno dei cinque migliori attori al mondo», dice), Beppe Lanzetta e molti altri.
Parthenope, come spiegato dal regista a Variety, rappresenta un naturale seguito del suo ultimo lavoro È stata la mano di Dio. È un’altra lettera d’amore a Napoli ed è dedicato alla sua «giovinezza mancata».
«Come tutti i registi, faccio sempre i conti di quanti film ho dentro di me. E pensando a quali film mi restavano da fare ho cominciato a scegliere quelli che puntavano all’essenza di ciò che mi interessa. Questo è il processo. Ho iniziato con È stata la mano di Dio dove mi interessava descrivere la mia giovinezza, e ho continuato – o sviluppato in parallelo – con quest’altra cosa che mi interessava che è parlare della mia giovinezza mancata», ha detto Sorrentino. «L’abbandono, la spensieratezza dei ragazzi del film è qualcosa che mi sfuggiva. Quella la sognavo soltanto. Quindi volevo parlare di una giovinezza sognata, più che di una giovinezza vissuta, come invece ho fatto con È stata la mano di Dio».
Parthenope segue dalla nascita la giovane e bellissima protagonista, affamata di conoscere la vita. «Nel pensare ad un eroe moderno mi è venuto naturale che fosse un’eroina, non un uomo, per tante ragioni», ha spiegato Paolo Sorrentino. «Perché trovo che il viaggio compiuto dalle donne oggi sia molto più eroico di quanto lo fosse l’epico ed eroico viaggio dell’uomo in passato. Si tratta del grande viaggio verso la libertà che le donne hanno messo in moto oggi ma che viene da molto lontano. È un viaggio epico. È un viaggio pieno di ostacoli, pieno di pregiudizi. Ed è un viaggio davvero molto coraggioso quello che le donne stanno compiendo».
La Partenope di Sorrentino è una donna nata nel 1950 la cui «lunga vita incarna l’intero repertorio dell’esistenza umana: la spensieratezza della giovinezza e la sua fine, la bellezza classica e le sue inesorabili permutazioni, amori inutili e impossibili, flirt stantii e passione vertiginosa, baci notturni a Capri, lampi di gioia e sofferenze persistenti, padri veri e inventati, finali e nuovi inizi».
Protagonista è anche Napoli, «una specie di calamita, perché ho questo rapporto di vicinanza e di fuga con Napoli. Come tanti altri napoletani, ho vissuto qui; me ne sono andato; e poi ho cercato di ritornare. E leggendo i grandi scrittori, capisci che la vicinanza e la fuga sono due grandi costanti della vita sentimentale di un individuo. E quindi della mia storia d’amore con Napoli».
Parlando della presenza di Stefania Sandrelli, Sorrentino ha sottolineato di non essere «un grande cinefilo» perché «non ho questa sorta di mitologia del cinema. Questo tipo di smisurata idolatria per il cinema». E di aver scelto la diva non per «rendere omaggio ai giorni di gloria del cinema italiano», bensì perché «conserva ancora quel dolore imperscrutabile che si prova da adolescenti» emerso nel film La conoscevo bene di Antonio Pietrangeli del 1965.