Eventi

Bono dialoga con il fantasma del padre

A Napoli va in scena “Stories of Surrender”, lo spettacolo con cui il leader degli U2 chiude il cerchio con il passato prima di proiettarsi nel futuro dello Sphere di Las Vegas.  «Al San Carlo realizzo un sogno, il mio e quello di mio papà, che era un ottimo tenore». Lo show è in parte teatro, in parte concerto e in parte conversazione sincera con il pubblico. Il leader degli U2 si mette a nudo con ironia. Brani storici della band in versione classica

Alla fine dello spettacolo fra gli stucchi ed i colori rosso e oro del Teatro San Carlo di Napoli, Bono, 63 anni appena compiuti, siede nel posto vacante che per tutta la serata era stato “occupato” dal fantasma del compianto papà Bob Hewson. Canta Torna a Surriento, la canzone italiana amata dal padre, nella versione improvvisata al Finnegan’s Pub di Dublino, dove i due si incontravano regolarmente per parlare – o per non parlare – mentre la fama degli U2 faceva il giro del mondo. «Qualcosa di strano o sorprendente?», era così che iniziava sempre la loro conversazione, ricorda Bono.

È il momento in cui si chiude il cerchio alla fine di Stories of Surrender che analizza, forse nel modo più commovente, il rapporto di Bono con suo padre, come, in egual misura, con sua moglie e la sua famiglia, i suoi compagni di band e il suo attivismo politico. Quel fantasma, quella sedia vuoto accompagna Bono per tutto lo spettacolo. 

Un momento dello spettacolo teatrale di Bono

Nato come un pezzo complementare al libro di memorie Surrender del 2022, lo spettacolo teatrale ha assunto una vita propria. Tant’è che Bono, dopo le date europee e americane dell’anno scorso, è tornato a New York per una serie limitata di appuntamenti ed ha voluto venire in Italia, inizialmente saltata, scegliendo lo storico teatro napoletano per realizzare un sogno: «Il sogno di tutti i cantanti di opera (quale non sono io), il sogno mio, e, soprattutto, il sogno di onorare mio padre, Brendan Robert Hewson, che era un ottimo tenore». «Sei un baritono che pensa di essere un tenore», diceva sempre Brendan a suo figlio Paul.

Il teatro non è per tutti: ci vuole presenza scenica, umorismo, e in generale esperienza. Ma, con sorpresa di tutti, il signor Hewson ha tutto quanto sopra. Lo show è in parte teatro, in parte concerto e in parte conversazione sincera con un pubblico adorante. Le vignette della sua vita sono rappresentate su un palco scarno, portate in vita attraverso parole, musica e disegni in stile caricaturale su due schermi. Le parti migliori sono quando Bono diventa attore, rivivendo storie del suo passato – l’intervento al cuore nel 2016, una medicazione da parte del manager Paul McGuinness quando il futuro della band sembrava in dubbio – o quando descrive la vita coniugale con la consorte Ali, che «mi ha salvato da me stesso», prima che le sue parole si trasformino in una versione sbalorditiva di With or Without You.

In quei momenti puoi sentire uno spillo cadere: un tuffo profondo nella psiche di un uomo dalle mille sfaccettature che siamo ben abituati a sentire mettere a nudo la sua anima nella sua musica, ma mai così vulnerabile come in questa dimensione.

Non è, tuttavia, uno spettacolo serioso, pesante, drammatico. Nonostante tutte le critiche che riceve per essere egocentrico, Bono è chiaramente consapevole di sé e non ha paura di prendersi in giro per tutta la serata. Un sopracciglio alzato o un sorrisetto al pubblico è il modo per comunicare che anche lui è coinvolto nel gioco.

Le versioni ridotte di Where the Streets Have No NameSunday Bloody Sunday e Out of Control punteggiano il set. Nell’acustica del San Carlo ogni nota suona meravigliosamente. Anche Bono. E riscopri che, dopo tutto, è un grande cantante.

È uno spettacolo che ti colpisce allo stomaco, nello stesso modo in cui potrebbe farlo un dramma, ed eleva la tua anima come fanno da decenni gli spettacoli dal vivo degli U2. Qui il frontman è senza i suoi soliti compagni di band sul palco – anche se assicura di avere il loro permesso – ed è invece supportato da un talentuoso gruppo di musicisti come Gemma Doherty (arpa, tastiera, voce) e Kate Ellis (violoncello, tastiera, voce), oltre che dal direttore musicale Jacknife Lee.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha donato a Bono il crest della città 

Ci sono momenti in cui s’intuisce che Bono non vede l’ora di tornare su un palcoscenico più grande. Inizia l’intro di I Will Follow, e il pubblico (alcuni in smoking come aveva richiesto l’irlandese) applaude, vorrebbe alzarsi e comportarsi da fan, ma è costretto a restare seduto, in silenzio. Non è colpa di Bono. Lui e le sue canzoni suscitano molte emozioni nelle persone.

È improbabile che lo vedremo di nuovo in modo così intimo. Entro la fine dell’anno l’attenzione si concentrerà sui grandi spettacoli allo Sphere di Las Vegas, dove guarderà al futuro su un palcoscenico più grande. Ma, per ora, Bono si sta divertendo a guardare indietro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *