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Baustelle: abbiamo rischiato di scioglierci

La band di Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini sabato 19 agosto in concerto a Catania per presentare “Elvis”. «Torniamo alle origini, esplorando territori nuovi per noi portandoli in una matrice americana fatta di strutture blues, soul, rock and roll, boogie»

Dopo una pausa discografica durata cinque anni (nel 2018 è uscito L’amore e la violenza, vol.2), complici anche le esperienze da solisti di Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi, i Baustelle tornano con un album (uscito in aprile) e un tour intitolati Elvis e saranno in Sicilia per una unica data sabato 19 agosto alla Villa Bellini di Catania.

«L’unico modo per farlo era ripartire da zero, vivere il gruppo rifondandolo e andando verso una nuova forma di espressione, che però fosse in linea con il nostro passato», spiega Francesco Bianconi. «E allora siamo tornati alle origini, esplorando territori nuovi per noi portandoli in una matrice americana fatta di strutture blues, soul, rock and roll, boogie».

Da sinistra: Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini (foto Alessandro Treves)

Il risultato di questa sperimentazione è, appunto, Elvis – un titolo che assume dunque un significato ben preciso con rimandi all’America, al rock, a un immaginario tutto da andare a scoprire, metafora anche dell’ascesa e della caduta di un uomo considerato quasi una divinitaà -, nono album in studio della band.

«Elvis è una rifondazione», soprattutto dopo gli ultimi lavori che avevano raggiunto picchi estremi di massimalismo barocco e pop stratificato. «Ci saremmo probabilmente sciolti se non avessimo deciso che era ora di tornare a suonare con modalità nuove, musicisti nuovi, squadra di lavoro rinnovata. Avevamo bisogno di nuovi stimoli ed eccitazione creativa e li abbiamo trovati». 

Nessuna paura di spiazzare i fan, anzi. «È proprio quello che ci proponiamo di fare quando ci approcciamo ad un nuovo lavoro», rivendica Bianconi. «Spiazzare è una pratica che si usava quando abbiamo iniziato a fare musica, adesso è caduta in disuso, ma in questo disco si percepisce che non abbiamo questo timore. Avevamo bisogno di stimoli nuovi, nel caso delle sonorità rock se non avessimo attinto a quest’altra forma saremmo rimasti in stand-by. L’unico maniera era tornare in modo radicale».

Sicuramente le esperienze da solisti hanno apportato linfa vitale al progetto Baustelle, perché «quando sei da solo impari a prenderti dei rischi, ad assumerti delle responsabilità. Dopo i nostri cammini da solisti siamo tornati più aperti e disposti alla collaborazione. Ognuno ha fatto il suo percorso, ma ad un certo punto arriva una chiamata dall’alto che ci riporta a lavorare insieme».

In “Andiamo ai rave” mi interessava puntare il dito contro la cultura del divertimento e dello sballo massificato e a tutti i costi. Non ce l’ho contro i rave, ma contro l’industria che li crea o che crea qualunque altra cosa serva a non pensare. Non è il rave che mi preoccupa, ma la mancanza di alternativa

Francesco Bianconi

Dieci le tracce che compongono Elvis, in cui si intrecciano ritratti di un’umanità rappresentata in tutte le sue sfaccettature, realizzati con la solita dose di spiazzante verità. L’album si apre con Andiamo ai rave, una presa di posizione netta sulla cultura del divertimento e dello sballo a tutti i costi. «Ho scritto il testo prima che scoppiasse il dibattito sui rave», spiega Bianconi. «Mi interessava puntare il dito contro la cultura del divertimento e dello sballo massificato e a tutti i costi. Non ce l’ho contro i rave, ma contro l’industria che li crea o che crea qualunque altra cosa serva a non pensare. Non è il rave che mi preoccupa, ma la mancanza di alternativa».

Sul palco i Baustelle saranno accompagnati da musicisti esperti, capaci di maneggiare la materia del rock and roll, ossia Alberto Bazzoli (tastiere), Lorenzo Fornabaio (chitarra elettrica), Julie Ant (batteria) e Milo Scaglioni (basso). Il concerto si basa su un gioco di foto, di luci e ombre a rappresentare la dualità della musica dei Baustelle: malinconia e speranza, dolore e gioia, tradizione e innovazione. Una dualità che nel live diventa un’unica essenza, trasformando il concerto in un viaggio senza tempo. Ogni foto è un frammento di storia, un racconto in cui il pubblico si fonde con l’artista, in una comunione di intenti e passioni. 

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