Immagini

Al cinema. Nel ricordo di Albertone

–  Le prime visioni di questa settimana. Nelle sale il primo e attesissimo docufilm con la storia inedita del popolare attore romano dal titolo “Alberto Sordi secret” tratta dall’omonimo libro
– “A quiet place: giorno 1” è lo spin-off del franchise apocalittico cominciato nel 2018. “Animali randagi”, “Fremont”, “Hit Man – Killer per caso”, “Quattro figlie”, “Soshana” e “Amen” gli altri film

A QUIET PLACE: GIORNO 1 horror, diretto da Michael Sarnoski, con Lupita Nyong’o e Joseph Quinn. Durata 100 minuti.

Il primo film arrivò nel 2018 da un’idea di John Krasinski, che lo produsse, interpretò e diresse. A quiet place – Un posto tranquillo, che vedeva protagonista anche la moglie, Emily Blunt, fu un successo da 340 milioni di dollari. Raccontava della popolazione della terra decimata da un’invasione aliena: micidiali creature non in grado di vedere ma con un senso dell’udito potentissimo. La sopravvivenza era possibile solo attraverso l’assoluto silenzio. In quel primo episodio, e nel successivo secondo film uscito nel 2021, era protagonista la famiglia Abbot, marito, moglie incinta e tre figli. Questo terzo capitolo del franchise, A quiet place: giorno 1, non è considerato un sequel ma un film a parte, uno spin-off del primo. Sposta l’attenzione su Sam (Lupita Nyong’o) nel giorno in cui le creature aliene per la prima volta invadono la terra.

Siamo a New York, Sam è una dei milioni di newyorkesi che vedono piombare dal cielo enormi palle di fuoco. Le urla terrorizzate delle persone attirano gli alieni che uccidono ad una velocità inquietante. Sam si salva solo perché trova rifugio dentro lo scheletro di un autobus. Scritto e diretto da Michael Sarnoski, coadiuvato dallo stesso Krasinski che di questo terzo film rimane produttore, il film è ambientato in un momento in cui la popolazione della terra deve ancora capire come poter contrastare il nemico. Sam troverà due alleati Eric (Joseph Quinn) e l’Uomo sull’Isola (Djimon Hounsou). Insieme cercheranno di sopravvivere al mortale pericolo piombato sulla terra usando i nascondigli offerti dalla metropoli americana, ormai devastata.

«In questo film non c’è una famiglia che ha capito cosa è successo e cerca di sopravvivere», racconta Lupita Nyong’o, un Oscar nel 2014 come miglior attrice non protagonista per 12 anni schiavo, «ma ci sono singoli individui disperati le cui vite si incontrano nel momento della crisi e cercano di negoziare la sopravvivenza». La Nyong’o racconta come è stata coinvolta nel progetto: «Il primo approccio è iniziato con una conversazione con John Krasinsky in cui mi ha detto chiaramente che era sua intenzione continuare a raccontare questo mondo solo se si fosse trovata una nuova porta di ingresso, originale e in grado di espandere quell’universo anziché raccontarlo di nuovo». Per l’attrice la trama di questo terzo film porta proprio a questo: «Sin dal primo film, ormai cinque anni fa, mi aveva colpito il racconto di un mondo in cui devi fare assoluto silenzio, in cui ogni suono è il nemico. Il fulcro di quel film e il suo sequel era la famiglia Abbott e la sua capacità di affrontare unita la tragedia. Ora si trattava di cambiare prospettiva».

Per un attore recitare in un film in cui il dialogo è ridotto al minimo è una sfida, «ma una bella sfida», ribatte Lupita: «Quando ricevi un copione leggi cosa devi dire ma cerchi anche di capire cos’altro, oltre al dialogo, succede in quella scena e quando non hai nulla da dire la tua recitazione è concentrata sul gesto e l’espressione. Se è una scena a due la collaborazione con il tuo partner è ancora più importante di quando c’è un vero dialogo, perché un solo gesto cambia tutto. Tutto questo rende quello che fai più eccitante e anche spaventoso».

Per l’attrice poi c’è stata una sfida in più da affrontare. Da sempre affetta da una fobia per i gatti, il suo personaggio ne possiede uno che porta in braccio quasi tutto il tempo: «Ho persino chiesto al regista se fosse stato possibile cambiare animale». Ricevuta risposta negativa l’attrice si è sottoposta a sedute di «cat therapy» con le quali ha superato la paura, tanto da finire per adottare lei stessa un gattino.

Voto: 4 su 5

ANIMALI RANDAGI drammatico, diretto da Maria Tilli, con Giacomo Ferrara e Andrea Lattanzi. 

Vede protagonisti Luca (Andrea Lattanzi) e Toni (Giacomo Ferrara), che vivono in un piccolo paese di provincia in cui non succede mai niente. Passano le giornate fra lavoro e noia che tentano di sfidare con sostanze stupefacenti e imprese irrazionali, giusto per provare un po’ di adrenalina. Sono sempre stati amici e lavorano anche insieme come paramedici. Un giorno viene chiesto loro di trasportare un paziente fuori dall’Italia perché ha bisogno di cure speciali. Si chiama Emir (Ivan Franek), deve tornare in Serbia e ha chiesto a Maria (Agnese Claisse), la figlia che non vede da diversi anni, di accompagnarlo. La verità è che l’uomo vorrebbe recuperare il rapporto con lei prima che sia troppo tardi.

Luca e Toni sono elettrizzati e convinti che quel viaggio sarà come una gita, una vacanza, un’occasione per spezzare la monotonia. Durante il tragitto, però, si scoprirà che le cure di cui Emir ha bisogno nascondono in realtà ben altro e presto i due ragazzi dovranno fare i conti con la realtà che fino a quel momento avevano cercato di evadere.

Voto: 4 su 5

ALBERTO SORDI SECRET documentario, diretto da Igor Righetti

Il 15 giugno Alberto Sordi avrebbe compiuto 104 anni. Per ricordarlo e festeggiarlo, il 28 giugno uscirà al cinema il primo e attesissimo docufilm con la storia inedita della sua vita privata dal titolo “Alberto Sordi secret”, tratto dall’omonimo libro scritto dal giornalista e conduttore Rai Igor Righetti, cugino dell’attore – che ne è anche il regista e sceneggiatore – e pubblicato da Rubbettino editore, giunto all’undicesima ristampa. I ciak si sono svolti in alcuni luoghi cari all’Alberto nazionale come la capitale, il parco archeologico di Ostia antica e il borgo dove abitava Pietro Marchetti – Il tassinaro, Castiglioncello, Narni, Fabriano e la Repubblica di San Marino. Un progetto internazionale, anche in lingua inglese e spagnola, in cui per la prima volta i milioni di fan in tutto il mondo di Alberto Sordi scopriranno la sua vita familiare.

Il docufilm si compone di una parte documentaristica con gli interventi inediti di amici e parenti dell’attore tra i quali il regista Pupi Avati; l’annunciatrice e presentatrice tv Rosanna Vaudetti; la nipote di Totò Elena de Curtis; il re dei paparazzi Rino Barillari; Patrizia e Giada de Blanck; Sabrina Sammarini (figlia dell’attrice Anna Longhi); Tiziana Appetito e Alessandro Canestrelli (figli dei fotografi di scena di decine di film di Alberto Sordi, Enrico Appetito e Alessandro Canestrelli senior); Jason Piccioni (figlio del compositore e musicista Piero); l’attrice Piera Arico (moglie di Gastone Bettanini, grande amico e primo segretario-agente di Sordi fino al 1965) e la figlia Fiona Bettanini; il segretario di Stato per il Turismo, le Poste, la Cooperazione ed Expo della Repubblica di San Marino Federico Pedini Amati; l’editore Cecilia Gremese; il direttore della fotografia Sergio D’Offizi; il sindaco di Sgurgola (paese in cui nacque la madre dell’Alberto nazionale, Maria Righetti) Antonio Corsi; il giornalista Luca Colantoni; il direttore del relais “Marchese del Grillo” Mario D’Alesio e la chef della struttura Emanuela Della Mora; Fabio Bianchi (già presidente dell’associazione Marchese del Grillo), foto di famiglia, video e audio originali. Questa parte si lega a un’altra dove la narrazione diventa racconto filmico in bianco e nero con personaggi vissuti realmente, in cui viene mostrata l’infanzia e l’adolescenza di Alberto Sordi negli Anni Venti e Trenta grazie alle interpretazioni di attori e attrici amati dal grande pubblico come Enzo Salvi, Fioretta Mari, Emanuela Aureli, Maurizio Mattioli, Daniela Giordano, Dado Coletti, Mirko Frezza, Daniele Foresi, Lorenzo Castelluccio, Emily Shaqiri, Vincenzo Bocciarelli, Fabrizio Raggi, Valerio Mammolotti, Moira De Rossi e a tre ragazzi di età diverse che impersonano l’attore (Marco Camuzzi, Flavio Raggi e Daniel Panzironi). C’è anche la partecipazione straordinaria del bassotto pet influencer con oltre 46 mila follower su Instagram Byron Righetti. Un biopic in cui nulla è fiction, frutto di fantasia, ma dove invece i dialoghi, le situazioni e i personaggi ripercorrono la vita reale e sconosciuta al pubblico di Alberto Sordi.

«Ho raccolto tutti i ricordi di quando, con me presente, Alberto parlava della sua infanzia e dell’adolescenza assieme a mio nonno e a mio padre e li ho raccontati attraverso scene filmiche che grazie al cast eccezionale emozioneranno e strapperanno il sorriso agli spettatori», afferma Igor Righetti. «Vedere Alberto bambino così determinato e disposto a enormi sacrifici pur di poter avverare il suo sogno di diventare l’attore più grande, o scoprire il suo rapporto conflittuale con il padre contrario alle sue ambizioni cinematografiche, faranno capire tanti aspetti della sua vita personale».

Del resto, è noto che l’attore fosse riservatissimo, non amasse l’ostentazione e la sua vita privata fosse blindata. Con il pubblico, a cui era molto legato e riconoscente – e con i suoi collaboratori – ha condiviso soltanto la sua vita professionale. Un docufilm lontano dai luoghi comuni, ricco di emozioni, aneddoti e curiosità, orgogliosamente e volutamente indipendente, in quanto realizzato senza alcun contributo pubblico. Farà scoprire Alberto Sordi fuori dal set, dalle interviste e dalle apparizioni televisive ufficiali.

Si tratta di un progetto internazionale in quanto Alberto Sordi è ancora molto amato e conosciuto in tutta Europa, nel Sud e Centro America, in Russia, in Australia e negli Stati Uniti (nel ’55 il presidente americano Truman lo invitò a Kansas City per consegnargli le chiavi della città e la carica di governatore onorario come premio per la propaganda favorevole all’America promossa dal suo personaggio Nando Moriconi; nel ’79 ricevette la cittadinanza onoraria della città di Plains, in Georgia). Numerose le retrospettive a lui dedicate in tante città americane come New York (Carnegie Hall Cinema), Los Angeles e San Francisco. Una retrospettiva sulle sue opere è stata organizzata anche a Sidney. Un docufilm utile anche alle nuove generazioni perché la memoria storica di un grande attore come Sordi non vada perduta e, al contrario, rigeneri.

Voto: 4 su 5

FREMONT drammatico, diretto da Babak Jalali, con Anaita Wali Zada e Gregg Turkington. Durata 91 minuti.

È ambientato in una cittadina della Bay Area californiana, Fremont, nota come Little Kabul per la presenza sul suo territorio di una delle maggiori enclave di afghani negli Stati Uniti. Qui vivono diversi immigrati in cerca di un senso di appartenenza, la stessa cosa che cerca Donya (Anaita Wali Zada): comunità, connessione e amore. La donna è una rifugiata che conduce una vita vuota e solitaria, vive negli Stati Uniti da circa otto mesi. Dopo aver lavorato come traduttrice per l’esercito degli USA in Afghanistan, ha trovato impiego in una fabbrica di biscotti della fortuna, che alterna alle sessioni di terapia col dottor Anthony (Gregg Turkington). 

Donya è tormentata dall’insonnia, non riesce a trovare una soluzione che la faccia dormire e il suo terapista non vuole darle sonniferi senza prima aver fatto con lei un certo numero di sedute. La ragazza sogna l’amore, ma allo stesso tempo è perseguitata dal ricordo di coloro che ha lasciato a Kabul, tanto da sentirsi nel torto nel desiderare un partner che le doni la felicità, dato che nella sua patria molte persone stanno soffrendo. Spinta dal suo vicino Salim (Siddique Ahmed) e da Aziz (Fazil Seddiqui), proprietario del ristorante mediorientale locale, Donya scrive il suo numero in uno dei biglietti della fortuna che confeziona a lavoro. Inaspettatamente riceve un messaggio da qualcuno che chiede di incontrarla…

Voto: 3.5 su 5

HIT MAN – KILLER PER CASO azione, diretto da Richard Linklater, con Glen Powell e Adria Arjona. Durata 113 minuti.

Segue le imprese di Gary Johnson (Glen Powell), un professore di psicologia un po’ impacciato, che vive con i suoi gatti e collabora sotto copertura per il dipartimento di polizia di New Orleans. Quando gli viene chiesto di fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti, si rivela incredibilmente abile, grazie anche ai camaleontici travestimenti di cui è capace. La sua doppia e solida identità viene messa in crisi dall’affascinante Madison (Adria Arjona), che gli commissiona l’uccisione del marito. Tra i due nasce una relazione che ribalterà ruoli e certezze in un travolgente e intenso mix di situazioni comiche, bollenti e pericolose…

Voto: 3 su 5

QUATTRO FIGLIE drammatico, diretto da Kaouther Ben Hania, con Hend Sabri e Nour Karoui. Durata 107 minuti.

Racconta, mescolando finzione e immagini di repertorio, la storia di Olfa (Hend Sabri), una quarantenne tunisina madre di 4 figlie. Olfa, immigrata in Francia con la sua famiglia, lavora come donna delle pulizie. La famiglia è molto povera e fa fatica a integrarsi. Un giorno, due delle sue figlie spariscono. La donna verrà in seguito a scoprire che le due adolescenti si sono unite all’organizzazione terroristica Daesh in Libia, e che sono state imprigionate dopo un attacco statunitense. Inizia così il calvario di una madre che, in cerca di giustizia, dovrà prima confrontarsi con lo spirito di ribellione radicato nelle sue figlie.

Voto: 3 su 5

SHOSHANA thriller, diretto da Michael Winterbottom, con Douglas Booth e Irina Starshenbaum. Durata 119 minuti.

È basato su una storia vera. Gli agenti britannici Thomas Wilkin (Douglas Booth) e Geoffrey Morton (Harry Melling) si trovano a Tel Aviv tra gli anni Trenta e Quaranta poco prima della costituzione dello Stato di Israele. Sono stati chiamati per indagare e rintracciare Avraham Stern (Aury Alby), uno scrittore e attivista israeliano in lotta per la libertà sionista che ha come scopo quello di cacciare le autorità britanniche.

Stern si rifiuta di collaborare con la Gran Bretagna, sostenendo che la violenza sia l’unico modo per ottenere uno Stato Ebraico indipendente e finisco nel suo mirino anche Wilkin e Morton. Facendo leva sul suo potente carisma, Stern riesce ad avere grande seguito. Come molti abitanti di Tel Aviv, Shoshana (Irina Starshenbaum), che ha intrecciato una relazione con Wilkin, è una donna moderna, progressista e femminista. La giovane detesta le politiche promosse da Stern e dai suoi seguaci, ma con l’intensificarsi del clima di violenza, però, sarà costretta a schierarsi e scegliere con chi combattere.

Voto: 3 su 5

AMEN drammatico, diretto da Andrea Baroni, con Grace Ambrose e Francesca Carrain. Durata 85 minuti.

Al centro c’è una famiglia estremamente religiosa che vive isolata in un casolare di campagna. Il padre, Armando, e la nonna, Paolina, guidano rigidamente le figlie nel rispetto delle tradizioni religiose, imponendo loro un’educazione severa e rispettosa dell’Antico Testamento. Le tre figlie, Sara, Ester e Miriam, vivono in simbiosi con la natura e con la loro fede, ma ognuna ha una diversa prospettiva sul mondo esterno: Sara è la più devota e mistica, Ester è ribelle e desiderosa di conoscere il mondo al di là della loro valle, mentre Miriam è ancora giovane e influenzabile.

L’arrivo di Primo, un nipote di Paolina, scuote l’equilibrio della famiglia. Armando lo tratta con sospetto e lo relega ai lavori più duri, mentre Paolina vede in lui un’anima da redimere. Le tre sorelle, nel frattempo, si trovano ad affrontare emozioni e desideri contrastanti provocati alla presenza di Primo, il cui arrivo porta tensione e conflitto nella casa. Le scelte e le azioni delle tre sorelle nei confronti di Primo segnano un punto di svolta nella loro vita, portando a conseguenze imprevedibili e sulla dinamica familiare e nel loro rapporto con la fede.

Voto: 3 su 5

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *