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Valeria Golino riscopre Goliarda Sapienza

– In anteprima a Cannes la serie tv “L’arte della gioia”, tratta dall’omonimo romanzo della scrittrice catanese
– «A vent’anni la incontrai a casa di Citto Maselli, fumava, fumava… Mi disse: “Saresti la mia Modesta perfetta”»

CANNES. «Goliarda non esiste. Lei è l’esistenza», dicevano di lei gli amici. Attrice, ballerina, cantante, ma soprattutto scrittrice, Goliarda Sapienza nasce a Catania il 10 maggio 1924. È figlia della nota sindacalista e femminista lombarda Maria Giudice e di Giuseppe Sapienza, avvocato socialista. Insieme dirigono il giornale Unione e partecipano attivamente alle lotte per l’espropriazione delle terre in Sicilia.

Goliarda Sapienza, Catania 1924 – Gaeta 1996

Goliarda prende il nome dal fratello, il primo figlio di Giuseppe, trovato morto affogato in mare, probabilmente ucciso dalla mafia. Da piccola si ammala di difterite e TBC, ma ciononostante emergono da subito le sue qualità di attrice, ballerina, cantante. Da ragazzina vive la prima esperienza affettiva e sessuale con l’amica Nica, che in realtà è sua sorella (figlia illegittima del padre Giuseppe, molto prodigo negli affetti). Nel 1943 si trasferisce con la madre a Roma e si iscrive all’Accademia d’Arte drammatica. Alla fine del corso non si diploma e per protesta contro gli “insegnamenti retrogradi” dell’Accademia, costituisce una compagnia sua di avanguardia.

In seguito, sposata al regista Citto Maselli, partecipa a vari film ed è docente al Centro Sperimentale di cinematografia. «La macchina da presa mi insegnò a vedere e scrivere la vita», disse una volta. «A vent’anni, prima di girare Storia d’amore di Citto Maselli, dovevo impersonare una borgatara romana», ricorda Valeria Golino. «Il regista mi portò da lei per mitigare il mio forte accento napoletano. Andavo a casa sua due volte la settimana e parlavamo mentre fumava, fumava… Me la ricordo come fosse adesso: spiritata, occhi espressivissimi, voce rauca, un po’ sprezzante e un po’ affettuosa, spregiudicata nel pensiero. “Saresti la mia Modesta perfetta”, mi diceva e io non sapevo di chi parlasse, stava ancora scrivendo il libro». Quel libro del quale Valeria Golino si è poi innamorata fino a trasformarlo nella serie tv L’arte della gioia, in anteprima mondiale al Festival di Cannes, tratta dal romanzo omonimo di Goliarda Sapienza, arriverà al cinema il 30 maggio (prima parte) e il 13 giugno (seconda parte). Poi passerà su Sky e NOW. La serie esce a cento anni dalla nascita della scrittrice siciliana e racconta la storia di una ragazzina della Sicilia di inizio ‘900 che scopre la sessualità e il desiderio di una vita migliore di quella che ha sempre avuto. «La serie non sarà un copia-incolla del romanzo. Ho voluto trattenere un po’ di quella bellezza, di quella scabrosità e scorrettezza, in maniera organica rispetto al racconto televisivo», avverte la regista.

L’arte della gioia è il romanzo al quale Goliarda Sapienza si dedicò negli ultimi nove anni della sua vita. Con ardore e amarezza per il rifiuto degli editori di pubblicarlo. Il romanzo viene rifiutato perché giudicato scomodo e complesso, stilisticamente barocco e sperimentale e, soprattutto, con una protagonista che ha il vizio, non gradito da ogni parte politica e culturale, dell’assoluta libertà. È un libro considerato troppo sperimentale e immorale, che la scrittrice riesce a far stampare nel 1994 (ma solo nella prima parte).

Seicento pagine che raccontano una vita intera. Anzi, un secolo intero. Il Novecento. C’è Pirandello che gioca con Dostoewskij, e soprattutto Freud. C’è una sperimentazione narrativa che rende il romanzo audace ancora più dei temi.

Il libro è una sorta di saga, epopea laica e spregiudicata che racconta le gesta di un’eroina ardita e tenacissima nata nel 1900 con l’improbabile nome di Modesta, figlia di una madre selvaggia che non le parla e di un padre che si fa vivo solo una volta, per violentarla. È qui, violata e sradicata, che comincia la grande avventura di Modesta, accolta prima in un convento di suore e poi nel castello di una nobile famiglia. Giorno per giorno animata, da una caparbia volontà di vita e di evoluzione naturale, la ragazzina afasica e ignorante, vissuta nel gelo nella brutalità, impara l’arte della vita, la grammatica del potere che la seduce e appaga.  È così che la ragazzina decide di sopprimere fisicamente ogni intralcio, assassinando prima la madre superiora del convento, sua generosa protettrice, e poi la stessa scorbutica principessa Gaia, che l’aveva adottata e curata. E, a furia di leggere nonché studiare musica, danza e letteratura, la ragazza acquista un ruolo sempre maggiore a Palazzo: viene assegnata in sposa dalla stessa Gaia al figlio disabile e diventa principessa, nonché amante sincera appassionata della nipote di Gaia.

Valeria Golino sul set

«Modesta e tutti gli altri personaggi femminili sono interessanti, complicati, molto fuori dagli archetipi, giocano con gli archetipi, rompendoli in continuazione», spiega Valeria Golino. «Modesta è un unicum nella letteratura italiana, molto raro anche nell’audiovisivo. Va oltre la modernità, è molto avanti a noi anche adesso questa donna così poco edificante. C’è un femminile diverso da raccontare, un femminile pieno di difetti che di solito sono nei personaggi maschili, nei grandi anti-eroi. Modesta una volta tanto è una donna senza sensi di colpa».

Il romanzo sarà pubblicato postumo, Goliarda Sapienza muore nel 1996, a 72 anni. Fiori rossi sulla bara di legno scura, in fondo al mare di Gaeta. Se ne va senza assaporare il meritato successo. Perché L’arte della gioia è oggi definito un capolavoro, uno di quei libri capaci di raccontare il Novecento, lasciando un’impronta. 

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