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Torna Berlino, «ma ora è più comico»

Dal 29 dicembre su Netflix lo spin-off della serie “La casa di carta”. Protagonista l’ideatore del colpo
Il personaggio è lo stesso, amante delle grandi emozioni, come far sparire gioielli per un valore di 44 milioni 
«Ma questa serie è molto diversa, lì si sentiva forte l’aspetto della morte, qui non ce n’è traccia»

«Ci sono davvero solo due cose che possono trasformare una brutta giornata in una bella giornata: la prima è l’amore. Ma ad essere onesti, non è per oggi. La mia terza moglie mi ha appena scaricato. La seconda è una rapina da milioni di euro», dice il futuro rapinatore di zecche spagnole Berlino, interpretato ancora da Pedro Alonso, all’inizio di Berlino, lo spin-off di La Casa de Papel (“La casa di carta”) che Neyflix trasmetterà dal 29 dicembre. 

Più precisamente, in Berlino l’obiettivo della banda è quello di far sparire gioielli per un valore di 44 milioni di euro grazie a una specie di trucco magico da 34 città europee: Zurigo, Milano, Roma, San Pietroburgo, ecc.

Dai creatori di La casa di carta, Alex Pina ed Esther Martínez Lobato, Berlin è una trasformazione in versione latina di un formato di rapina statunitense. Ma Berlino, i suoi creatori e il mondo sono cambiati: sono passati sei anni da quando Netflix ha pubblicato per la prima volta La casa di carta, prima di riconfezionarlo per diventare il suo primo vero blockbuster. 

«Questa serie è molto diversa, lì si sentiva forte l’aspetto della morte, qui non ce n’è traccia. Berlino viene dallo stesso universo de La casa di carta, ma la galassia è un’altra. Per me è stata una sorpresa ritrovare il personaggio. Era oscuro, torbido, tenebroso. L’ho ritrovato più giovane, persino comico e romantico», racconta Pedro Alonso. Non sapeva ancora di essere malato e non aveva idea che sarebbe rimasto intrappolato con i suoi complici all’interno della zecca spagnola.

Berlino è sempre lo stesso, dandy, altalenante, un bastardo machista verso gli altri uomini che osano confrontarsi con lui, ma un grande drogato di emozioni che presto ottiene la sua prossima dose quando si innamora perdutamente di Camille, la cantante edonista. moglie di Polignac, direttore della casa d’aste. 

Ambientato principalmente a Parigi, dove si mettono in scena o sfidano i cliché degli scontri culturali per far ridere, il risultato è una serie in otto parti che è in parte una rapina, in parte commedia e in due parti romanticismo. Il tono è dichiaratamente ludico, risponde a un bisogno di leggerezza dettato dal clima pesante del nostro presente. «Il mondo vive tempi duri, abbiamo scelto una rotta molto più luminosa. C’è molta più fantasia, immaginazione, illusionismo. È una commedia romantica, influenzata dall’ambientazione francese».

Alonso sa di dovere molto al suo Berlino. Gli ha cambiato la carriera, gli ha permesso anche di dirigere in Messico una docuserie su un argomento che gli sta a cuore, i rituali delle comunità indigene dell’America latina. «Una sorta di viaggi di Ulisse spirituali». Nella trasferta romana si è concentrato su aspetti più materiali, panettone e limoncello. Si è anche concesso un tuffo serale nella Fontana di Trevi («Mastroianni è il mio attore del cuore»), sotto lo sguardo del sindaco Gualtieri e un bagno di folla dalla terrazza del Pincio con Al Bano che ha cantato Felicità (che si sente nell’episodio finale). «Una stagione di Berlino in Italia? Magari! Un ladro travestito da cantante sui traghetti per la Sicilia che ruba gioielli e poi si dedica alla politica».

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