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Sanremo 2023: le canzoni in anteprima. Prima pagella

Niente di nuovo dal fronte festivaliero: il solito mappazzone. I temi della depressione, dell’autoanalisi e dell’amore tossico prevalgono. Poi un effluvio di banalità. Elodie al top. Finito l’effetto sorpresa per Colapesce e Dimartino. Mengoni e Ultimo i favoriti. Il catanese Kaballà firma la mistica “Sali (Canto dell’anima)” di Anna Oxa, La rappresentante di Lista complice dei Cugini di Campagna. Quest’anno il rush finale sarà a cinque. Sul carrozzone, pardon, sulla nave del Festival s’imbarca anche Fedez

A ogni preascolto delle canzoni del Festival di Sanremo mi sento come il tenentino Giovanni Drogo che aspetta e spera sugli spalti della foresta Bastiani. Da un momento all’altro qualcosa di nuovo dovrebbe spuntare all’orizzonte, può venir fuori il nuovo canto vittorioso, il nuovo grande cantautore, un’altra Volare. Macché: il povero tenentino vede sempre e soltanto il Deserto dei Tartari. Insomma, niente di nuovo dal fronte Sanremo.

Com’è il rancio-canzone quest’anno? Noi della truppa pensiamo come al solito che il rancio è una sbobba o, meglio, un mappazzone, per dirla come Bruno Barbieri. I fornitori organizzatori proclamano come al solito che il rancio quest’anno è sano, vario, abbondante. Vatti a fidare. Certamente sarà una scorpacciata.

Cambiano le combinazioni, ma gli ingredienti sono sempre gli stessi. E se il bollito dell’anno scorso – Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Iva Zanicchi – è stato sbranato da uno sciame di famelici rapper, trapper, talent, neotrash, oggi un’insalata di riso anni Novanta è offerta all’assalto di sconosciute star delle visualizzazioni che in gran parte si comprano. Sono i famigerati contributi alla cultura patria di trasmissioni come XFactor e Amici, e sono talmente famosi e “gggiovani” che alla fine si devono attaccare a roba stantia e boomer come Sanremo per assicurarsi un po’ di concerti e pagarsi le rate del telefonino.


Da sinistra in alto in senso orario: Mr. Rain, Anna Oxa, Lazza, Moda, Tannai, Paola & Chiara, LDA

Un tuffo negli anni Novanta

Nell’insalata di riso che fa tanto anni Novanta c’è Giorgia che a Sanremo vinse nel 1995 ed è costretta a tornare più dalla sua etichetta discografica che per sua volontà. La sua Parole dette male rispecchia il titolo: un ballata dalle tinte soul che non riesce a decollare. Voto: 5.

Il “maledetto” Gianluca Grignani è il figliol prodigo che canta “Ciao papà/ o addio papà/ questa canzone te la canto adesso” in Quando ti manca il fiato, una rock ballad nel suo stile: voto 6.

Paola e Chiara, tormentoniste dell’epoca, tornano assieme dopo nove anni e qualche tensione familiare di troppo. Con Furore si buttano sul revival discopop tutto da ballare: voto 3. Altra reunion è quella degli Articolo 31, pionieri italiani del rap anni Novanta: anche qui c’erano state incomprensioni e veleni. Un bel viaggio è un’altra operazione nostalgia, un racconto autobiografico, quasi autocelebrativo: voto 4

Dagli anni Novanta arriva anche Anna Oxa che di Festival ne ha fatti quattordici. Per l’occasione si fa disegnare una sofisticata e apocalittica Sali (Canto nell’anima) da Francesco Bianconi dei Baustelle e Pippo “Kaballà” Rinaldi, nella quale parla di un’“arca dell’umanità andata a fondo / cuori puri mangiati dall’avidità”. Interpretazione carica di pathos con giochi di voce stupefacenti. Voto 5.

Da sinistra in alto in senso orario: Madame, Gianluca Grignani, Rosa Chemical, Elodie, Coma_Cose, Levante, Ultimo

La combriccola dei Ferragnez

La combriccola dei Ferragnez L’altro sottogruppo, la nidiata di “presunti giovani”, ci sono Mara Sattei, Leo Gassman, Mr Rain, Lazza, Tananai, LDA, Ariete, Rosa Chemical. Alcuni di questi fanno parte della combriccola dei Ferragnez che quest’anno ha occupato il Festival con Chiara Ferragni, co-conduttrice nella prima e ultima serata, Fedez imbarcato sulla Costa Smeralda ed i loro amici di famiglia Tananai e Mara Sattei, con i quali ha inciso il tormentone La dolce vita, Lazz e J-Ax (qui con Articolo 31). 

Mara Sattei può esibire la firma di Damiano dei Måneskin e quella del fratello Thasup in Duemilaminuti, ballad su un amore tossico. Canzone pop efficace: voto 6,5.

Bene Lazza, rapper diplomato al Conservatorio, dominatore delle hit parade nello scorso anno. Cenere è un brano urban costruito con la collaborazione di Dardust e Davide Petrella per rivolgersi a un pubblico più adulto: voto 6.

LDA (Se poi domani) è il figlio di Gigi D’Alessio. Stesso sangue, stessa intonazione, stessa musica, stessi testi, stesso voto: 2.

L’asma “emo” di Leo Gassman fa battere Terzo cuore, canzoncina orecchiabile. Voto: 6.

Mr Rain fa rimpiangere Christian (ve lo ricordate? Era il clone italiano di Julio Iglesias) con Supereroi: voto 4. In quanto a Tananai, ultimo l’anno scorso, non sempre vale la regola che gli ultimi saranno i primi, la sua Tango è una ballata tutta cuoricini: voto 3,5. Così come non c’è sempre un cornetto ad addolcire l’ingenua e minimal Mare di guai di Ariete che porta le firme di Calcutta e Dardust: voto 6.

Rosa Chemical è una via di mezzo fra Dargen D’Amico da balera e un Achille Lauro di seconda mano. Made in Italy è una raccolta di slogan senza senso. Voto: 2,5.

Da sinistra in alto in senso orario: Giorgia, Articolo 31, Ariete, Colapesce e Dimartino, Mara Sattei, Leo Gassmann, Marco Mengoni

I “furbetti” del Festival

L’incontro fra due amici si è trasformato in una coppia di fatto o in una premiata ditta, fate voi, sulle ali di Musica leggerissimaColapesce e Dimartino, con il loro consueto puzzle di citazioni (Battisti, Modugno), suoni, melodie e ritmi sapientemente rielaborati e riarrangiati, tentano il bis con Splash. L’anno scorso spiazzarono tutti, quest’anno l’effetto sorpresa non c’è più. Frase cult: “Ma che mare ma che mare / come stronzi a galleggiare/ per non sentire il peso delle aspettative”. Voto: 6,5.

Più che trasgressiva, Madame è ormai pappa e ciccia con il music business, dal quale ha preso tutte le cattive abitudini, fra cui il cambio in extremis del titolo della canzone, i falsi green pass ed i featuring. La canzone che s’intitola Il bene nel male e non “puttana”, anche se il termine si ripete più volte nella canzone (anzi, è una delle rare parole che si capisce nel modo incomprensibile di cantare della rapper veneta) ha un ritmo sostenuto e ipnotico: voto 5,5.

In crisi d’identità

Chi siamo, a quale mondo apparteniamo, siamo big o emergenti, bionde o brune, brave o belle? Sono le domande che assillano Levante ed Elodie. La cantautrice di Palagonia parla di un tema delicato come la depressione post parto e lancia un grido liberatorio carico di tensione vitale. Vivo è una canzone pop briosa e ben interpretata. Voto: 6,5.

La cantante, attrice, modella Elodie potrebbe mettere sul tavolo tutte le sue esperienze per valorizzare ancor di più la sua Due, altra canzone pop dalle tinte black, ben costruita, che mescola toni dolci a momenti ritmici. Voto: 6,5.

Coma_Cose, sulle soglie della separazione, portano sul palco dell’Ariston la loro crisi familiare con L’addio una canzone d’introspezione. Non si lasceranno, almeno così dice la canzone. Voto: 5,5.

Hanno vissuto gli anni Dieci da protagonisti, poi hanno rallentato il passo. Adesso i Modà cercano di nuovo la spinta con Lasciami, evitando gli eccessi vocali e puntando su un brano più meditato che parla di depressione. Voto: 5.

Da sinistra in alto in senso orario: Shari, gIANMARIA, Colla Zio, Cugini di Campagna, Sethu, Will, Olly

I favoriti

Marco Mengoni e Ultimo riempiono stadi. Entrambi hanno tour programmati per quest’anno e non avrebbero bisogno di timbrare il cartellino a Sanremo. Si rimettono in gioco, il primo per bissare il trionfo che ottenne nel 2013, il secondo per riprendersi la rivincita dopo il secondo posto nel 2019 dietro a Mahmood che ritenne ingiusto: primo al televoto, fu penalizzato dalla giuria della sala stampa.

Marco Mengoni filosofeggia in Due vite, due pagine di testo fitte fitte di parole che si aprono in un ritornello orecchiabile. Voto: 5,5. Ultimo fa Ultimo, voce e piano per la romantica ballad Alba. Voto: 5,5. Entrambi sono i favoriti alla vittoria finale, con Giorgia terza incomoda. Ma quest’anno le sorprese possono essere di più. Il rush finale, infatti, non sarà a tre, ma a cinque. E poi, come si suol dire, chi entra Papa esce cardinale.

Cosplay

Sono i sei ammessi da Sanremo Giovani. Ragazzi che collezionano concorsi, contest, talent pur di conquistare visibilità. Spesso senza personalità, cloni dei modelli del momento. 

Stupido è il titolo della canzone di Will: nome omen. Voto 3.

Colla Zio sono degli Stato Sociale senza senso. Parole piazzate “ad minchiam” (sì pure questa) in Non mi vaVoto: 4.

Più navigato gIANMARIA. Il biondino di XFactor in Mostro si analizza in famiglia e rappa su una cassa in quattro quarti fino a un ritornello ruffiano. Voto: 4,5.

Molti cambi di ritmo in Polvere di Ollyvoto 3. Sono davvero Cause perse quelle di Sethu: voto 3. 

Salmo, autore di Egoista, riesce a dare un po’ di spessore a Shari che canta di un amore fluido: “Forse vorrei una ragazza normale che mi guardi e mi sorrida mentre le scrivo d’amore”. Voto: 4,5.

Scherzi della vita

Una rivincita sarà anche per i Cugini di Campagna, perché l’unico motivo per il quale sono per la prima volta a Sanremo è per dimostrare che i Måneskin hanno copiato il loro look. Lettera 22, la canzone scritta per loro dalla band siciliana La rappresentante di Lista, è un gioco demenziale di parole, che spazia musicalmente dagli anni Settanta a oggi, nel quale la band di Anima mia non fa ricorso al leggendario falsetto. Voto: n. g.

Depressione, momenti di autoanalisi e amori tormentati sono fra i temi portanti delle canzoni di questa edizione di Sanremo. Strascichi della pandemia, probabilmente, o della confusione d’identità, di generi, di idee. Che è quello che rispecchia il Festival che si svolgerà dal 7 all’11 febbraio.

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