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Renato Zero: spegnete la tv e tornate in piazza

– L’appello dell’artista romano alla presentazione del nuovo album “Autoritratto” in uscita il prossimo venerdì 8 dicembre
– «Bisogna manifestare contro un potere non legittimo, non meritevole di esistere», arringa. Una canzone contro i corrotti
– Per l’artista, i ragazzi crescono già vittime di violenza, che spesso si annida in famiglia: «Non è la trap a fomentare, è la “non educazione”»

«È tempo di spegnere la tv e tornare in piazza». È un Renato Zero inaspettatamente combattivo quello che si presenta all’anteprima del suo Autoritratto in musica. Invita tutti, a partire dai suoi fan, a manifestare «contro un potere non legittimo, non meritevole di esistere».

«Ho invitato il mio pubblico a scendere in piazza e non rimanere tra le quattro mura a piangersi addosso», arringa. «L’ottenimento di certe vittorie avviene in piazza, mettendo faccia e proprio nome mai come ora questa piazza dovrebbe ripopolarsi. Siamo scesi in piazza per cose molto più leggere. È ora di mollare la tv, che è un altro sonnifero e un’altra bugia, una macchinazione. Quello che offre la tv è vergognoso e vorrei tanto ricredermi sull’utilizzo di queste telecamere e informazioni, invece siamo messi male. Alla tv abbiamo dato tempo e importanza eccessivi e non abbiamo riservato il tempo agli amici, ai figli, ai nostri compagni e compagne».

Se un padre dice ad una madre sei una zoccola, questa espressione raggiunge i figli, che poi loro ripropongono quando raggiungono un microfono. Non dobbiamo essere noi quelli che giudichiamo il ragazzo, la risposta dobbiamo cercarla presso le famiglie; la troveremo sicuramente in quella sorta di non educazione

Renato Zero

Poi il cantautore romano si sofferma sulla violenza dei tempi moderni, in particolare quella che colpisce le donne. Che «oggi pagano per tutto ciò che gli uomini non riescono a realizzare e subiscono tutta la loro rabbia», sostiene. «Se gli uomini potessero partorire, non succederebbero certe cose. A fronte di certi fatti, trovo incredibile che ancora non si impari la lezione». Per l’artista, i ragazzi crescono già vittime di violenza, che spesso si annida in famiglia. A chi accusa la trap di fomentare un atteggiamento violento nei confronti delle donne, Zero ribatte che «se un padre dice ad una madre sei una zoccola, questa espressione raggiunge i figli, che poi loro ripropongono quando raggiungono un microfono. Non dobbiamo essere noi quelli che giudichiamo il ragazzo, la risposta dobbiamo cercarla presso le famiglie; la troveremo sicuramente in quella sorta di non educazione». 

Autoritratto, secondo il settantatreenne cantautore, dopo cinquanta e passa anni di carriera, è un po’ «un pronto soccorso, e lo dico con orgoglio, perché le mie canzoni hanno curato l’animo delle persone», sottolinea. «Ho voluto tirare delle somme, per quanto mi riguarda questa è una attitudine che ricorre».

Tredici nuovi brani in uscita il prossimo 8 dicembre, se il titolo dell’album rimanda a qualcosa di assolutamente personale, ad aprire il disco è la cartolina d’amore come Quel bellissimo niente, dedicata alla sua Roma e al suo fedele popolo di Zerofolli (“mia bellissima gente abbi cura di te e di me”) per passare a una filippica contro i corrotti in Eccoci qui (“dall’avidità siamo stati corrotti”). Poi una riflessione sulla vita (“io sono un avventuriero ed ho viaggiato tanto ma che meta avevo?”) e un’auto dichiarazione d’amore in Non ti cambierei (“uniti è bello, passione e lealtà. Scopriamo insieme cos’è l’eternità!) e una riflessione intima in Zero a zero (“eccomi qui, bambino un po’ precario. Io nel mio Dna sempre al contrario”). E poi Fortunato: “Fortunato ad essere Renato sono fortunato ad essere così fortunato ad essermi salvato fortunato, infatti sono ancora qui ho le spalle larghe e gli occhi al cielo così fiero e così vero io. Mi piaccio”. 

Sulla fortuna di essersi salvato Renato spiega: «Parlo della salvezza verso noi stessi il primo nemico siamo noi stessi. Dobbiamo stare attenti a evitare che la depressione abbia il sopravvento, c’è anche il rischio l’ego possa ammalarsi. Ci sono due entità che possono convivere nel proprio corpo, ormai si sono stanziati in me e non vogliono più andare via. Meglio accontentarli».

L’album si chiude con un messaggio di speranza per un domani migliore, che spazzi via le nebbie di guerre e odio.

Ma le sorprese non sono finite: l’artista da marzo sarà protagonista di una serie di concerti-evento «minimali ed essenziali» a coronamento di una carriera ultracinquantennale. Anche se, alla fine, «si riparte sempre da Zero», dice facendo un gioco di parole. E ammette: «L’orizzonte si sta restringendo. A 73 anni il fatto di stare ancora qui è già un risultato».

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