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Nei film di superspie il nemico è l’IA

Supercomputer e intelligenza artificiale sono nel mirino di Tom Cruise in “Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I” e nel sorprendente “Heart of Stone” in onda su Netflix

Si sta rivelando una bella estate per superspie e supercomputer. Un mese dopo la festa d’azione di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I, in cui Tom Cruise affronta un supercriminale dell’Intelligenza artificiale (IA) chiamato “l’Entità”, ecco un thriller di spionaggio internazionale molto simile a “MI” con una altrettanto fantasiosa e potente macchina.

Heart of Stone è interpretato da Gal Gadot nei panni di Rachel Stone, un’agente di un’agenzia di intelligence d’élite clandestina chiamata Charter. Come Mission: Impossible, Heart of Stone raggiunge affascinanti destinazioni globali (Alpi italiane, Lisbona, Senegal, Islanda) e presenta una lunga sequenza di azioni tra cui un paracadutismo con tuta alare.

Mentre il film con Tom Cruise ha spinto il cinema della vecchia scuola agli estremi per un’esperienza teatrale avvincente, Heart of Stone si diverte nella sua magia digitale, si sente vagamente algoritmico nella sua concezione ed è stato realizzato per Netflix. Entrambi i film, curiosamente, sono prodotti della stessa società di produzione, Skydance.

Mission: Impossible è nato dalla Guerra Fredda, mentre Heart of Stone evoca un’unità di spionaggio per il mantenimento della pace al di fuori delle nazioni nella speranza di dare il via a un nuovo franchise sgombro dai governi: un film di spionaggio giramondo senza tutte quelle fastidiose geopolitiche, un’agenzia di intelligence senza confini per un’era di streaming senza confini.

Il duello sul treno in “Missione Impossible”

Potrebbe sembrare troppo duro. Dopotutto, ci sono stati innumerevoli thriller di spionaggio poco brillanti con pochi collegamenti con il mondo reale. Dead Reckoning, nonostante tutte le sue emozioni, ha tanto a che fare con la politica internazionale odierna. Heart of Stone, diretto da Tom Harper (Wild Rose, The Aeronauts), ha alcune trovate ingegnose. La sequenza di apertura del film in un hotel alpino ricorda i film di James Bond, dove Gadot-Stone fa parte di una missione dell’MI6 fingendo di essere un tecnico inesperto, non un agente sul campo. Quando l’operazione va in pezzi, la nostra eroina inizia a mostrare le sue abilità precipitandosi con un paracadute luminoso lungo i pendii bui in un inseguimento ricco di tensione e suspense.

A merito di Harper, del direttore della fotografia George Steel e dello scenografo Charles Wood, l’azione è generalmente fluida in Heart of Stone. Il design più bello del film arriva nell’arma segreta di Charter: “The Heart”, il Cuore, il cosiddetto computer quantistico con abilità di hacking supreme in grado di elaborare scenari di possibilità di successo in tempo reale. Il suo operatore (Matthias Schweighöfer), come un John King new-age, contorce una stanza piena di pixel con un gesto della mano, mentre guida da lontano gli agenti di Charter.

Gal Gadot interpreta l’agente Rachel Stone

Nel mix c’è anche Parker di Jamie Dornan, il leader dell’unità dell’MI6 in cui Stone inizialmente si maschera, sebbene anche le sue affiliazioni siano oscure. A dare il via ai guai è un hacker dalle intenzioni misteriose interpretato da Alia Bhatt, una star di Bollywood al suo debutto a Hollywood. Glenn Close entra come capo della CIA.

La trama, per nulla insolita, ruota attorno alla minaccia che il Cuore cada nelle mani sbagliate. Gadot si rivela una spia furtiva, ma on spettacolare al livello di Tom Cruise. “Heart of Stone”, però, nel complesso funziona meglio del settimo capitolo di “Mission Impossible”  che, infatti, al botteghino non sta compiendo “miracoli”.

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