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Squilli di tromba, Fresu apre la stagione del Monk

Con quattro concerti diversi dell’artista di Berchidda giovedì 27 ottobre prende il via l’attività invernale del jazz club catanese. Con la band uno show su Chet Baker e l’altro su Ferlinghetti, poi in duo con Dino Rubino e matinée in piazza con l’Orchestra degli allievi della scuola Parini. Mercoledì riservato a laboratori su musica, teatro, architettura, cinema e arti visive. Confermato in estate l’appuntamento con “Jazz in vigna”

Da Yale a San Francisco, passando per Catania: è il viaggio tra musica e poesia che disegna idealmente Paolo Fresu, protagonista alla tromba e al flicorno, nei cinque giorni in cui sarà ospite del Monk Jazz Club di Catania proponendo quattro diversi concerti, tre dei quali con doppio orario: alle 19 e alle 21.30.

Giovedì 27 e sabato 29 si tufferà nelle atmosfere calde e malinconiche di Chet Baker, compianto trombettista dell’Oklahoma, insieme con Dino Rubino (pianoforte) e Marco Bardoscia (contrabbasso). «È stato tra i musicisti che ho maggiormente ascoltato: ho un rapporto emotivo con la sua musica», spiega l’artista sardo. «Cerchiamo di mantenere un equilibrio tra il Chet artista e il Chet uomo. Si è spento dopo aver consumato la propria vita: dallo spettacolo emerge che il suo enorme talento l’ha per certi versi sprecato. Credo sia importante spiegarlo ai più giovani: non è necessario assumere droghe per creare, anzi spesso queste diventano una limitazione, sono luoghi oscuri che ingabbiano l’arte. Così fu anche per Chet».

Venerdì 28 ottobre, invece, Paolo Fresu duetterà con il suo “pupillo” Dino Rubino, pianista e trombettista di Biancavilla, da tempo compagno di viaggio del musicista di Berchidda e colonna portante della etichetta Tuk Music. Un incontro fra isolani, fra Sicilia e Sardegna. «Da siciliano amo la Sardegna, la sua cucina, i suoi vini», commenta Rubino. «I sardi sono molto attenti ai dettagli, amo il silenzio che si respira e che riescono a custodire. I siciliani sono più caciaroni, meno attenti».

Paolo Fresu, seduto, con il suo trio: da sinistra, Daniele Di Bonaventura al bandoneon, Dino Rubino al pianoforte e Marco Bardoscia al contrabbasso

Domenica 30 e lunedì 31 ottobre Paolo Fresu riunirà il suo nuovo trio – Dino Rubino al pianoforte, Marco Bardoscia al contrabbasso, Daniele Di Bonaventura al bandoneon – per presentare l’ultimo lavoro discografico Ferlinghetti, intitolato al poeta e all’editore della Beat generation Lawrence Ferlinghetti, statunitense di padre italiano e di madre franco-portoghese, una vita tra la Francia e gli Usa, prima di trasferirsi stabilmente in California. Poeta, editore e libraio, l’ultima voce della Beat generation è scomparso nel 2021 a 101 anni. «Un tributo sonoro a un uomo dalla storia incredibile, che ha significato molto per me», dice Fresu. «Un outsider, restio a ogni etichetta. Un pensatore libero e visionario. Non è stato solo un grande autore ma ha creato, negli anni Cinquanta, la libreria City Lights a San Francisco, punto di riferimento delle controculture. Quando Jack Kerouac, Allen Ginsberg e gli altri primi beatnik iniziavano a far sentire la propria voce».

La copertina dell’album “Ferlinghetti”

Il jazz, il bebop in particolare, è stata la colonna sonora di On the road di Jack Kerouac ed ispirò Allen Ginsberg nella scrittura di Howl. Tecnica di scrittura, “spontaneous bop prosody”, che scaturiva dagli esiti dell’improvvisazione jazzistica ed anche una forma di ribellione alle regole. «Kerouac e Ginsberg erano legati al bebop, uno stile innovativo dai tempi veloci. Era una parte importante della loro prosa, con quel modo di scandire anche nella lettura. In quel momento storico, in cui le arti convergevano in un unico luogo e movimento, l’affinità elettiva con il jazz era molto presente. Come l’aspetto visivo e visuale, nei loro versi estremamente performativi».

I titoli dei tredici brani originali contenuti nell’album Ferlinghetti sono tratti dalla poesia Autobiography e da altri testi che compongono il corpus letterario dell’intellettuale italo-americano. Sono stati registrati pochi mesi prima della scomparsa del poeta visionario e in alcuni casi pongono l’accento sull’aspetto lirico delle straordinarie vicende del protagonista, in altri sviluppano un elemento ritmico e offrono una varietà di situazioni diverse che donano prospettive profonde e cangianti attorno ad un argomento così amato come la Beat generation, sottolineando i temi che rendono questa esperienza ancora estremamente attuale. Il bandoneon inoltre riesce a dare profonde nuance pittoriche allo scenario tematico. Il disco Ferlinghetti farà da colonna sonora per il docufilm The Beat Bomb di Ferdinando Vicentini Orgnani, in uscita a fine novembre.

Domenica 30 ottobre previsto anche una matinée (ore 11) in piazza Scammacca a Catania con l’Orchestra per la Pace e l’inclusione diretta dal professore Giuseppe Privitera e composta dagli allievi della scuola Parini, ai quali daranno man forte Dino Rubino, Paolo Fresu, appunto, e sua moglie Sonia Peana, violinista e presidente dell’associazione “Il jazz va a scuola”. Nell’occasione saranno premiati giovanissimi talenti. «Un altro premio, intitolato a Giuseppe Finocchiaro, verrà consegnato in dicembre e sarà riservato a giovani compositori», annuncia Giuseppe Privitera, una delle “anime” del Monk.

Dopo questo inizio squillante, nel segno della tromba di Paolo Fresu, la stagione del Monk Jazz Club proseguirà sino al 19 dicembre con altri quattro appuntamenti: l’11 e 12 novembre con il duo Paolo Sorge e Fabrizio Puglisi; il 25 e 26 novembre con il quintetto di Daniela Spalletta; il 2 e 3 dicembre con il recital di Rita Marcotulli al piano; infine, il 18 e 19 dicembre con Javer Girotto, per l’occasione accompagnato da un trio formato da Dino Rubino (piano), Nello Toscano (contrabbasso) e Peppe Tringali (batteria). La stagione riprenderà in gennaio fino ad aprile per poi spostarsi in estate nella cantina Murgo, nella tenuta di San Michele a Santa Venerina, per l’ormai tradizionale rassegna “Jazz in vigna”.

Fra le novità di questa stagione al Monk, gli incontri a tema del mercoledì. Carlo Cattano, Giuseppe Mirabella e Giuseppe Asero cureranno laboratori di jazz, mentre si parlerà di architettura e musica con l’architetto Vincenzo Giunti e i musicisti Riccardo Gerbino e Gianni Gebbia. Biagio Guerrera e Puccio Castrogiovanni saranno protagonisti di workshop sul teatro e la musica, Nello Toscano spiegherà i legami tra cinema, arti visive e jazz.

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