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Jazz in Sicilia, il ruggito degli O.R.Si.

– Martedì 14 e mercoledì 15 al Centro Zo di Catania si presenta il progetto “Orchestre Riunite Siciliane”, al quale danno vita la Contemporary di Cristiano Giardini e la formazione di Carlo Cattano
– «Vogliamo riunire le forze del territorio per dare lavoro al territorio». Coinvolti la casa di produzione e l’etichetta di Riccardo Samperi, tecnici e una quarantina di musicisti. «La Sicilia orientale è la più grande fucina di nuovi talenti»

Se era previsto che il concerto dei Wooten Brothers sarebbe stato quello con più affluenza della stagione 2023-24 di Catania Jazz, è stata una sorpresa il secondo posto dell’incontro fra James Morrison e la Catania Contemporary Orchestra dello scorso novembre. Un risultato quasi eguagliato a Palermo, dove hanno registrato il terzo incasso della stagione dopo Wooten Bros e Shabaka Hutchings. 

È un risultato che conferma il talento di molti musicisti della Sicilia orientale che spesso, però, non riescono a trovare il supporto per emergere e crescere. È per tale fine che lo scorso febbraio, davanti a un notaio di Acireale, si è costituita l’associazione O.R.Si. (l’acronimo sta per Orchestre Riunite Siciliane), che debutterà ufficialmente martedì 14 e mercoledì 15 maggio al Centro Zo di Catania con una mini-rassegna della quale sono protagonisti due dei soggetti costituenti: la Catania Contemporary Orchestra e la Carlo Cattano Orchestra.

James Morrison e la Catania Contemporary Orchestra

«O.R.Si. è una nuova creatura che vuole riunire le forze del territorio per dare lavoro al territorio», spiega Cristiano Giardini, il direttore della Contemporary Orchestra. «Al suo interno c’è una casa di produzione ed etichetta discografica, la TRP di Riccardo Samperi che è il presidente dell’associazione. C’è una scuola di musica, la Cesm di Eleonora Salice, vera fucina di giovani talenti. C’è una parte tecnica, rappresentata dal service di Vito Torrisi. Il “deus ex machina” Marcello Leanza fa da consigliere. E poi le due orchestre. È un fronte strutturato che vuole rappresentare una entità giuridica stabile».

Le due orchestre, in sostanza, si federano, mantenendo la loro autonomia e indipendenza. È, ad esempio, il caso dell’originale concerto che la Contemporary Orchestra terrà martedì sera al Centro Zo basato sulle musiche di Count Basie riarrangiate da Sammy Nestico, un progetto che approderà al prossimo Roccella Jazz Festival e «che rientra a pieno titolo in O.R.Si., pur restando intestato alla nostra formazione», sottolinea Giardini.

O.R.Si. è una nuova creatura che vuole riunire le forze del territorio per dare lavoro al territorio. Al suo interno c’è una casa di produzione ed etichetta discografica, la TRP di Riccardo Samperi che è il presidente dell’associazione. C’è una scuola di musica, la Cesm di Eleonora Salice, vera fucina di giovani talenti. C’è una parte tecnica, rappresentata dal service di Vito Torrisi. Il “deus ex machina” Marcello Leanza fa da consigliere. E poi le due orchestre. È un fronte strutturato che vuole rappresentare una entità giuridica stabile

Cristiano Giardini e la sua orchestra
Cristiano Giardini

L’iniziativa non è limitata soltanto all’ambito jazz, ma si allarga anche al settore della classica. Diventa un crocevia di formazione non soltanto artistica ma anche civica e sociale e una entità produttiva a disposizione di qualsiasi tipo di produzione che necessita di una grande formazione. 

Sono orchestre, quelle catanesi, che hanno tra l’altro una età media under 35, e gli altri non superano i 60, a conferma del vivaio della Sicilia orientale, che da tempo ha strappato a Palermo il ruolo di capitale del jazz nell’Isola, sia per numero di concerti sia per la quantità e qualità di talenti. 

La Contemporary Orchestra è stata una sorta di laboratorio all’interno del quale si sono formate giovani leve di grande talento, come i sassofonisti Marco Bella, Fabio Tiralongo e Francesco Longo, o ancora Andrea Iuranello al sax baritono, purtroppo assente perché malato, ai quali ho affiancato musicisti d’esperienza come Rosario Di Leo al piano, Carmelo Venuto al basso, Enzo Pafumi alla chitarra e Peppe Tringali alla batteria. 

Intorno alle due entità girano una quarantina di musicisti. Questa associazione può offrire la possibilità di dare riscontri e opportunità a giovani di buon livello, dando loro occasioni per suonare in grosse formazioni, che è motivo di crescita e di lavoro. O.R.Si. può contribuire alla promozione, ma soprattutto è un riconoscimento da un punto di vista giuridico

Carlo Cattano
Carlo Cattano

Le due orchestre, quindi, non si fonderanno, «semmai potranno avvicendarsi o mischiarsi per far fronte agli impegni che si presenteranno», sottolinea Giardini. «Intorno alle due entità girano una quarantina di musicisti», aggiunge Carlo Cattano. «Questa associazione può offrire la possibilità di dare riscontri e opportunità a giovani di buon livello, dando loro occasioni per suonare in grosse formazioni, che è motivo di crescita e di lavoro. O.R.Si. può contribuire alla promozione, ma soprattutto è un riconoscimento da un punto di vista giuridico».

La Carlo Cattano Orchestra è nata nel 2012, ha pubblicato due dischi ed è formata da musicisti professionisti, tutti siciliani, fatta eccezione per il pianista calabrese. Un cammino artistico che non è stato mai sostenuto da contributi pubblici. Come il progetto che presenteranno mercoledì 15 maggio nella seconda serata al Centro Zo, basato su composizioni originali, scritte dal direttore Cattano, «con una serie di omaggi a importanti sassofonisti contemporanei come Bob Mintzer e Kenny Garrett su miei arrangiamenti». 

«Tra l’altro, un altro obiettivo dell’associazione è quello discografico», riprende Carlo Cattano. «No a caso è coinvolto Samperi. Con la prospettiva di collaborare con ospiti, che è un elemento di crescita per tutti e registrare dischi». Lo stesso James Morrison, ad esempio, al termine della sua esperienza siciliana, è rimasto meravigliato dalla bravura dei musicisti ed ha mostrato di essere interessato a organizzare un tour nella sua Australia con l’orchestra catanese.

In Italia non esiste una o più orchestre stabili che si occupano di recording, che invece troviamo a Praga o a Copenaghen. Quando ho proposto questa idea, mi sono scontrato con la malattia del “markettismo”, con la poca voglia d’investire sui nuovi talenti

Riccardo Samperi
Riccardo Saperi

E al recording pensava Riccardo Samperi quando alcuni anni fa ha cominciato a cullare questa idea. «In Italia non esiste una o più orchestre stabili che si occupano di recording, che invece troviamo a Praga o a Copenaghen», dice il produttore e discografico catanese. «Quando ho proposto questa idea, mi sono scontrato con la malattia del “markettismo”, con la poca voglia d’investire sui nuovi talenti. Appena ho parlato con Carlo Cattano e Cristiano Giardini ci siamo trovati immediatamente sulla stessa lunghezza d’onda. È nato così questo polo stabile che riunisce nuove leve e che può diventare un punto di riferimento per nuove maestranze di alto livello».

Samperi, i cui interessi spaziano in tutti i generi musicali e che possiamo trovare impegnato a lavorare con l’Orchestra di Messina, come con quella di Praga, vede O.R.Si. come «un punto di partenza per la produzione di dischi e progetti “live” con grandi prospettive di ampliamento», sottolinea. «Mi piacerebbe coinvolgere altre esperienze». Dalle orchestre da camera ad altre realtà jazz della Sicilia orientale.

Molto probabilmente, Catania non diventerà mai New Orleans né Praga, come non è stata mai Seattle, ma un sogno si può (e si deve) sempre nutrire.

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