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Il vicequestore che non piace alla destra

«Mi attaccano? Ma in tv si vede di peggio: nelle serie Netflix o da altre parti, le canne se le fanno nelle culle», replica Marco Giallini interprete in tv del fortunato personaggio dei gialli di Antonio Manzini. Dal 5 aprile la quinta serie su Rai2. «È la fiction più longeva su piattaforma e una delle più vendute nel mondo»

«Le mie rotture di coglioni? Gli stronzi, quelli che capiscono poco, che ti guardano ma non ti vedono». La battuta di Marco Giallini potrebbe mettere a tacere le critiche che da destra hanno investito il suo vicequestore Rocco Schiavone, personaggio uscito dalla fantasia dello scrittore Antonio Manzini, per via del suo vizio di fumare le canne, di parlare in modo sboccato e di avere amici fraterni mezzi delinquenti che vivono in una zona d’ombra nella quale anche lui si trova perfettamente a suo agio. 

«Gli attacchi alla serie della destra? Va bene così, posso capire ma non giustifico», replica Marco Giallini. «Che messaggio diamo? Ma che messaggio volemo da’? Se accendo la televisione di messaggi ce ne sono svariatelli, nelle serie Netflix o da altre parti, le canne se le fanno nelle culle. Le serie americane che non è che siano migliori, Schiavone ha una caratteristica tranquilla di un personaggio della letteratura italiana. A Lando Buzzanca non fecero dire più “mannaggia” in una sigla».

Ma si sa, al centrodestra piacciono altre serie più “tranquille” come Don Matteo che ai loro occhi ha anche il pregio d’essere prodotta dalla Lux Vide e dai figli dell’amato Ettore Bernabei. Piacciono le serie come “A un passo dal cielo” e quelle che raccontano la vita di personaggi tranquilli e inattaccabili. 

A difendere Schiavone è intervenuta Maria Pia Ammirati, responsabile di Rai Fiction, unico comparto che non vede crolli di audience: «Schiavone è stato un precursore in un momento in cui la Rai non aveva ancora personaggi di questo tipo, anzi, è stato un anticipatore anche rispetto ai prodotti delle piattaforme. Un personaggio trasgressivo, pieno di difetti e di asperità. Sarcasmo e ironia lo fanno percepire scomodo. Per intenderci, non vedo altri come lui nel nostro panorama, piuttosto lo avvicinerei a quei volti dell’investigazione americana che vivono in un mondo di mezzo ma sono ottimi detective. Anche la Tataranni è spigolosa e urticante, ma Schiavone è un maschiaccio scorretto e, come tale, si muove nel Far West gelato di Aosta. Una diversità spavalda che bisogna capire. Si muove in una zona d’ombra ma è uno che mette davanti a tutto la giustizia. Vorrei anche aggiungere che parliamo del prodotto più longevo su piattaforma e uno dei più venduti nel mondo».

La quinta stagione della serie, in onda dal 5 aprile su Rai2, il giorno dopo il sessantesimo compleanno di Giallini, è tratta dal libro Vecchie conoscenze e dai racconti Confini e … e palla al centro. Nei nuovi episodi, Schiavone continua a dialogare con il fantasma della moglie Marina (ora interpretata da Miriam Dalmazio), ma il colpo di pistola sparato per errore dall’agente D’Intino (Christian Ginepro) gli ha lasciato un profondo senso di vuoto e di solitudine. «Gli hanno asportato un rene… Lo ritroviamo un po’ più stanco: nella foto di locandina sembra uscito dall’obitorio!», scherza l’attore. 

Con il trasferimento di Gabriele (Carlo Ponti) e Cecilia (Anna Bellato) a Milano, Rocco ha perso ogni legame affettivo, nulla sembra potergli riscaldare l’anima: il rapporto con Sandra (Valeria Solarino) non prende il volo e di Sebastiano (Francesco Acquaroli) nessuno sa più nulla. Persino il suo fiuto nelle indagini inizia a vacillare, al punto da portare Rocco a compiere uno sbaglio, il primo. Sarà il ritorno di Baiocchi (Adamo Dionisi) e dei fantasmi del passato a far tremare ulteriormente la terra sotto i suoi piedi, niente è come credeva che fosse e tutto ciò che lo legava alla sua vita romana sembra sgretolarsi. Ormai Rocco è costretto ad arrendersi alla realtà aostana tanto detestata, ma che forse rappresenta il suo unico vero rifugio sicuro.

Nel primo episodio Schiavone si presenta in veste di allenatore e punta per una partita di beneficenza contro la squadra dei magistrati. «Una rottura di nono livello» per il vicequestore che, come si sa, fa una sua personale classifica di tutte le cose. «Riprese a meno venti con scarpini 39 io porto il 45», dice Giallini. Nel secondo cerca di appioppare il caso di un cadavere trovato sul Monte Bianco, alla frontiera franco-italiana, alla collega transalpina. si ironizza sui rapporti Italia-Francia. «Manzini l’ha scritta prima dei recenti fatti di politica, ma è sempre stato così», tiene a precisare Giallini. «Si vede una poliziotta francese simile a Rocco (Diane Fleri), ma anche un po’ Thomas Milian». «Di me in Schiavone c’è molto caratterialmente, professionalmente poco. Il segreto di questa serie? È scritta, interpretata e dirette bene».

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