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I vincitori dell’Orpheus Award 2023

La XIV edizione del premio che punta i riflettori sulla vecchia fisarmonica. Simone Franchini prevale nella categoria jazz, Flaviano Braga nella classica e Marco Gemelli nella world/popular. Il premio alla carriera a Wolmer Beltrami, il “re” che scoprì Mina e Fausto Leali 

La vecchia fisarmonica, uno strumento trascurato per anni, è oggi il prediletto in diversi generi, dal jazz alla world sino alla classica. Dai e dai, a forza di dimostrare quanto vale, la fisarmonica ce l’ha fatta a entrare nel pantheon degli strumenti nobili e colti. Per troppo tempo ha atteso nel limbo a purgare presunte origini ibride, di postriboli, balere, osterie, carovane gitane. Eppure, il nomadismo musicale ben si coniuga con il suono della fisarmonica: è lo strumento con l’idea del viaggio. E, come ogni viaggio, c’è il luogo del ritorno. Il viaggio dell’innovazione ha come meta la tradizione. 

Fra tradizione e innovazione, da quattordici anni l’Associazione Promozione Arte, sotto la direzione artistica di Gerlando Gatto e la presidenza di Renzo Ruggieri, organizza l’Orpheus Awards per premiare le migliori produzioni discografiche nelle quali la fisarmonica è protagonista o ha un ruolo di primo piano. Una iniziativa per dare un riconoscimento a musicisti che spesso restano ai margini dei riflettori e che, come sottolinea Gatto nell’introduzione, non saranno mai invitati da Mara Venier a “Domenica In” (ma forse è meglio così).

Tre le categorie: classica, jazz e world. Cinque le produzioni quest’anno in gara nella prima sezione, spaziando dal tango alla rilettura di Nicolò Paganini. Più numerose quelle nelle altre due categorie: tredici nel jazz e sedici nella musica popolare. Tutte con una matrice unica: la contaminazione.

A decidere i vincitori è stata una giuria internazionale, formata da critici musicali di diverse testate e capitanata da Gerlando Gatto. Eccoli:

“El Tiburon” di Marco Gemelli

CLASSICA: Marco Gemelli con il disco El Tiburon. Il talentuoso bandoneonista abruzzese rende omaggio ad Astor Piazzolla avvalendosi della preziosa collaborazione di un raffinato quartetto d’archi formato da Paolo Angelucci (violino), Kristina Esekova (violino), Stefano Morgione (viola) e Alessandro Lumachi (violoncello). È un modo nuovo e originale di rileggere il “pensiero triste che si balla”. Dai postriboli sale sui palchi dei teatri d’opera.

Simone Zanchini (fisarmonica) e Michele Mirabassi (clarinetto)

JAZZ: Simone Zanchini con il disco Il Gatto e la Volpe. Per il fisarmonicista romagnolo non è la prima volta, a conferma dell’ecletticità e della capacità di rinnovarsi. In questo album ha come co-protagonista Michele Mirabassi al clarinetto. Un sorta di incontro al vertice tra due grandi virtuosi del proprio strumento, in cui la trasversalità musicale che contraddistingue entrambi permette loro di esprimersi con facilità sia nel mondo del jazz, sia in quello della musica classica e latino-americana. L’eclettismo dei due musicisti permette loro di improvvisare con altissimo interplay comunicativo, alla ricerca di una poetica musicale che faccia incontrare il repertorio colto con quello popolare. Al secondo postoGesuè, lo straordinario album del pianista e trombettista siciliano Dino Rubino nel quale ha un ruolo importante il bandoneon di Daniele Di Bonaventura che quest’anno è stato come il prezzemolo in moltissime produzioni discografiche.

Flaviano Braga e Simone Mauri

WORLD/POPULAR: Flaviano Braga con il disco Ma però. Una coppia di musicisti di casa nostra, i comaschi Flaviano Braga e Simone Mauri (fiati), si ritrova per questo nuovo lavoro, il secondo dopo l’esordio di Speck & Zola cinque anni fa. Ma però (il voluto errore linguistico allude con ironia alla spontaneità del dialogo e del “parlato” tra i due) è frutto del lockdown del 2021. Si tratta di una registrazione effettuata all’Auditorium Candiani di Mestre, dove gli improvvisatori comaschi hanno eseguito sei pezzi del cd; altri due vengono invece da una seduta in studio, mentre gli otto minuti e quarantatré secondi della medley che chiudono l’album con una spensierata e godibile nota pop – Material Girl di Madonna e Beat It di Michael Jackson – arrivano da un concerto al teatro Carducci di Como del dicembre 2017. Il risultato è poco meno di un’ora di musica nel segno di un folk-jazz brillante e vivido, senza alcun cedimento o caduta di tensione. Un duetto caratterizzato dal piacere di ritrovarsi e di suonare insieme, proprio come facevano una volta i musicisti ambulanti.

Fiorenza Beltrami e suo padre Wolmer al quale è stato assegnato il Premio alla carriera

Quest’anno l’Orpheus Award alla carriera è stato assegnato Wolmer Beltrami, il “re della fisarmonica” morto nel 1999 a 77 anni. Beltrami è stato autore di centinaia di arrangiamenti cosiddetti cromatici, derivanti dal jazz, alcuni dei quali di grande successo, e di motivi come Il trenoCarovana negraSquadrone bianco. Era un fisarmonicista che diventava tutte le volte un protagonista, presente in numerose riviste e commedie musicali (con Delia Scala e Renato Rascel in special modo), scopritore di talenti. Si devono a lui le scoperte di Mina e di Fausto Leali. «I brani di mio padre erano caratterizzati da una certa difficoltà», ha commentato la figlia Fiorenza, intervenuta alla consegna del premio in streaming. «Spero che la sua musica non rimanga di nicchia». Un augurio da estendere a tutti i partecipanti all’Orpheus Award.

Le classifiche finali delle tre categorie

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