– Donato Zoppo racconta la nascita del disco con cui i Litfiba salirono alla ribalta per le canzoni contro la guerra e un suono “etnowave”. Le origini della band e del nome nello scantinato di via de’ Bardi a Firenze
– «Desaparecido è la nostra voce, la nostra ribellione, il nostro manifesto!», dice Piero Pelù. «E quest’anno siamo pronti a farlo esplodere di nuovo durante il “Ritorno del Diablo Tour”»
Il “Ba” di Litfiba, secondo la leggenda, si riferisce a via de’ Bardi, strada a poche centinaia di metri dal Ponte Vecchio. Al civico 32 si trova la via d’accesso alla cantina del rock. Qui, sotto il livello del suolo, Pero Pelù, Ghigo Renzulli & co. avevano la loro “casa”, qui provavano insieme ad altri complessi della scena new wave fiorentina, tra il 1980 e il 1988, il cosiddetto “Rinascimento rock”. Fu proprio Ghigo a chiedere in affitto i locali al conte Capponi Canigiani: nove metri per otto, convertiti in sala prove, con salottino, magazzino e bagno annessi, dove risuonò il primo vagito dei Litfiba.
«È un monumento al rock fiorentino, bisognerebbe metterci un targa», propone Bruno Casini, primo manager della band dall’80 all’86, che ha raccontato quegli anni in un libro (In viaggio con i Litfiba, editrice Zona). «È un luogo ancestrale, una cantina umida, che durante l’inverno si allagava spesso».

In questo scantinato sono nati i primi album, da Eneide di Krypton a Desaparecido, da 17 Re a Litfiba 3. Questi ultimi tre album rientrano nella cosiddetta “trilogia del potere”, dischi incentrati su tematiche antimilitariste, contro il potere dei forti sui deboli, contro le dittature ed i totalitarismi: l’impegno politico nelle canzoni dei Litfiba sarà il perno di tutte le loro future canzoni. Da segnalare, le canzoni come Istanbul, Re del silenzio, Apapaia, Tex, Louisiana, Santiago e Eroi nel vento. Quest’ultima dà il titolo al libro che lo scrittore campano Donato Zoppo pubblica per Aliberti Compagnia Editoriale per celebrare i quarant’anni di Desaparecido.
L’autore ha raccolto testimonianze di Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi, ma anche del produttore Alberto Pirelli, del manager Bruno Casini, dell’arrangiatore Francesco Magnelli, Federico Fiumani dei Diaframma e altri, raccontando gli eventi della celebre cantina di via de’ Bardi 32.

«Il tema della guerra era stato accantonato all’epoca, non c’era più il Vietnam ma vigeva una sorta di pace armata», racconta Piero Pelù. «Lo sentivo davvero tanto, infatti l’argomento – oltre a dare il titolo alla nostra storica canzone Guerra – è il protagonista dell’intero album Desaparecido e in altro modo anche dei dischi successivi. Sentivo molto il tema della fottuta guerra grazie ai miei nonni. Il nonno Mario fu mandato in trincea, era uno dei ragazzi del ’99, a 18 anni fu sbattuto in mezzo agli orrori: sono diventato obiettore di coscienza e pacifista grazie a lui».
La guerra, il potere, le dittature, l’antimilitarismo, il rifiuto dei conflitti. Il disco più importante della new wave italiana, uno degli album di culto dei nostri anni Ottanta, affronta proprio questi argomenti. E lo fa con una musicalità nuova per l’Italia dell’epoca, ribattezzata “etnowave”: quella dei Litfiba, che pubblicarono Desaparecido nel marzo del 1985, praticamente un album di debutto dopo la prova strumentale di due anni prima con Eneide di Krypton.
«Desaparecido è la nostra voce, la nostra ribellione, il nostro manifesto!», prosegue l’ex frontman dei Litfiba. «Trentatré minuti di puro fuoco, un viaggio breve ma intenso, che ha scosso tutto. E quest’anno siamo pronti a farlo esplodere di nuovo durante il “Ritorno del Diablo Tour”», che partirà il 14 aprile dai Magazzini Generali di Milano per chiudersi il 16 maggio al Viper di Firenze, con una probabile coda in estate.