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Cannes: vince la Francia, Italia a bocca asciutta

Il thriller “Anatomie d’une chute” di Justine Triet ha conquistato la Palma d’oro della edizione numero 76 del Festival. Il Grand Prix della giuria a “The zone of interest” di Jonathan Glazer. Nessun riconoscimento per i film di Bellocchio e Moretti

Dopo ventuno anteprime mondiali, quasi due settimane di sfilate sul tappeto rosso e centinaia di migliaia di flash fotografici, l’edizione numero 76 del Festival di Cannes si è conclusa con la consegna della Palma d’oro al film francese Anatomie d’une chute di Justine Triet. A bocca asciutta l’Italia, che sulla Croisette era scesa con ben tre film del calibro di Rapito di Marco Bellocchio, Il Sol dell’avvenire di Nanni Moretti e La Chimera di Alice Rohrwacher: nessun riconoscimento. 

La regista Justine Triet

In una competizione ad alto livello, è prevalso lo sciovinismo francese. Anatomie d’une chute è stato, comunque, uno dei film che più aveva convinto la critica internazionale. È un thriller psicologico che scava nei segreti di una famiglia formata dalla scrittrice tedesca Sandra, il marito Samuel insegnante che ha perso smalto e fiducia in sé da quando il figlio Daniel ha perso la vista per un incidente di cui l’uomo si sente responsabile. Chiusi in un remoto chalet di montagna sulle Alpi francesi, i tre vivono isolati dal mondo. Quando Samuel muore in circostanze misteriose, le indagini non possono determinare se si tratti di un suicidio o meno, ma i sospetti cadono su Sandra che viene arrestata per omicidio, mano mano che il processo prosegue emerge la relazione tumultuosa che aveva con il marito. Le cose si complicano quando anche il ragazzino arriva al banco dei testimoni. La regista francese Justine Triet (Tutti gli uomini di Victoria con Virginie Efira) disseziona come una vera anatomopatologa la relazione tra Sandra e Samuel fino ad arrivare al verdetto della giuria.

Una immagine di The zone of interest”

L’altro film che, secondo la critica avrebbe meritato la Palma d’oro, ha ha vinto il Grand Prix della giuria. Si tratta di The zone of interest di Jonathan Glazer. Tratto liberamente dal romanzo di Martin Amis, l’autore inglese morto pochi giorni fa contemporaneamente alla presentazione del film a Cannes (che il regista ha ricordato nel suo discorso), Il film del regista britannico (Birth, Under the skin) è stato girato a Auschwitz. Ha per protagonista il comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e sua moglie Hedwig, due personaggi veramente esistiti. Höss fu uno dei protagonisti del processo di Norimberga e venne condannato a morte dopo il processo a Varsavia. Ma il film racconta la quotidianità di questa coppia e dei loro figli, una vita da sogno in una casa con giardino, il marito servito e riverito, la moglie e le sue amiche che non si fanno scrupoli ad appropriarsi delle pellicce e dei gioielli degli ebrei e ragazzi a giocare con i denti d’oro dei prigionieri dela campo.

Il premio per la migliore regia è andato al film culinario La passion de Dodin Bouffant di Tran Anh Hùng, regista e sceneggiatore vietnamita naturalizzato francese. Una storia ambientata nella Francia del 1885 in cui – sguardo fermo e accogliente e mani abilissime  – la cuoca di talento Eugenie (Juliette Binoche) che da vent’anni lavora per il famoso gourmet Dodin (Benoit Magimel). Col passare del tempo, la pratica della gastronomia e l’ammirazione reciproca si sono trasformate in una relazione romantica, ma Eugenie ama la sua libertà e non ha mai voluto sposare Dodin, quando improvvisamente Eugenie . Così decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei.

L’attore giapponese Kôji Yakusho nel film Perfect Days di Wim Wenders

Miglior attore è Kôji Yakusho, addetto alle pulizie nelle toilette pubbliche di Tokyo in Perfect Days di Wim Wenders, il film che celebra le piccole cose della vita citando la canzone dell’amico del regista tedesco Lou Reed. Kôji Yakusho ha conquistato il cuore di tutti con una performance con pochissime parole. Elogio di una vita tranquilla, fatta di cose semplicissime e ripetitive, di audiocassette sulla cui musica si sposta attraverso la città all’alba (Van Morrison, Nina Simone), libri usati a un dollaro che sceglie in una libreria d’altri tempi e fotografie in pellicola, segni di un mondo digitale che resiste e anzi trova un suo ritorno come le cassette vintage che si scoprono.

Miglior attrice è Merve Dizdar per Kuru Otlar Ustune (About Dry Grasses) del regista turco Nuri Bilge Ceylan. Un premio che forse avrebbe meritato Sandra Hüller perfetta protagonista sia in The Zone of Interest sia in Anatomie d’une chute. È la seconda volta che le negano la Palma d’oro per l’interpretazione femminile: la prima volta fu nel 2016 per Ti presento Toni Erdmann. Molto probabilmente, perché entrambi i film hanno ottenuto un premio.

Sandra Hüller nel film Anatomie d’une chute

Il premio per la miglior sceneggiatura è andata allo sceneggiatore Yûji Sakamoto del film  Kaibutsu (Monster) del regista giapponese Kore-eda Hirokazu (già Palma d’oro per Shoplifters – Un affare di famiglia nel 2018). Il film aveva vinto anche la Queer Palm, un premio non ufficiale per i film con tematiche LGBTQ. 

Il più celebre regista finlandese Aki Kaurismäki (Miracolo a Le Havre, L’uomo senza passato) è tornato con Fallen Leaves, storia di due persone sole (Alma Pöysti e Jussi Vatanen) che si incontrano per caso nella notte di Helsinki e ha vinto il premio della giuria.

La Camera d’or alla migliore opera prima è andata a Ben Trong Vo Ken Vang (L’arbre aux papillons d’or) del regista vietnamita Thien An Pham, mentre la giovane regista Flora Anna Buda ha vinto la Palma d’oro per il cortometraggio.

Jane Fonda consegna la Palma d’oro a Justine Triet abbracciandola

Tutti i premi sono stati deciso dalla giuria di quest’anno, presieduta dal due volte vincitore del Palme Ruben Östlund, il regista svedese.

La cerimonia di premiazione chiude un’edizione di Cannes a cui non sono mancati spettacolo, star e polemiche. Le anteprime di maggiore potenza sono uscite fuori concorso. Martin Scorsese ha debuttato con il suo epico Killers of the Flower Moon, una visione tentacolare dello sfruttamento americano con Leonardo DiCaprio e Lily Gladstone. Indiana Jones e il quadrante del destino ha segnato l’addio a Indy di Harrison Ford, che dovrebbe essere fra gli ospiti di TaoFilmFest. Wes Anderson ha presentato in anteprima Asteroid City.

Il festival si era aperto con una nota polemica. Jeanne du Barry, un dramma in costume con Johnny Depp nei panni di Luigi XV, è stato il film della serata di apertura. La premiere ha segnato l’apparizione di più alto profilo di Depp dalla conclusione del suo esplosivo processo lo scorso anno con l’ex moglie Amber Heard. La selezione di Jeanne du Barry si è aggiunta alle critiche di Cannes per essere troppo ospitale nei confronti degli uomini accusati di comportamenti violenti.

Cannes, che richiede che i film in competizione rispettino le rigide regole francesi sulle finestre cinematografiche, negli ultimi anni è rimasta in conflitto con Netflix. Eppure, intrigantemente, una versione di Netflix avrebbe potuto vincere la Palma. Dopo che May December di Todd Haynes, con Natalie Portman e Julianne Moore, è stato presentato in anteprima in competizione, Netflix lo ha acquisito per la distribuzione in Nord America per 11 milioni di dollari.

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