Ieri sera a Roma il primo dei tre concerti in programma. Stasera, martedì 29, al Teatro di Verdura di Palermo e il 31 a Milano. Lo spettacolo diviso in tre parti. Si chiude sulle note di “Centro di gravità permanente”. «Dopo undici anni si realizza un sogno»
Il figlio d’arte, cresciuto a pane e rock: papà musicista, mamma proprietaria di un negozio di dischi lungo Oxford Street a Londra (a lei deve l’apertura mentale verso generi diversi come classica e jazz), nonno trombettista sulle navi che salpavano da Liverpool. L’uomo che si scelse il nome del re del rock e il cognome di una bisnonna italiana per approcciarsi al punk negli anni Settanta. Elvis Costello, insomma, diciassette anni fa era fra gli spettatori di un locale di New York ad applaudire Carmen Consoli.
«Nell’autunno del 1998 ci ritrovammo nella stessa puntata di “Roxy bar”, trasmissione un po’ folle che si realizzava a Bologna», ricorda il londinese Declan Patrick MacManus, alias Elvis Costello. «Ascoltandola cantare, mi fece subito una certa impressione e mi spinse ad ascoltarne i dischi, attratto dal suo modo di scrivere. Qualche tempo dopo, nel 2006, per caso su “Time Out” lessi che era dalle mie parti e andai al suo concerto».
«Venne a sentirmi senza avvertire nessuno, acquistando semplicemente il biglietto», continua il racconto la “cantantessa”. «Dopo il concerto, il promoter venne in camerino e mi disse che c’era una visita speciale: Elvis Costello era venuto lì per vedermi suonare dal vivo. Non potevo crederci, un mito della mia infanzia era lì per me. Fu un’emozione grandissima. Mi trovai di fronte un artista enorme ma di una gentilezza e umiltà rari».
Nel 2012 c’era già in cantiere l’idea di fare un tour insieme ma «scoprii di essere incinta di mio figlio Carlo Giuseppe», spiega Carmen Consoli. «Ero al terzo mese di gravidanza e mi aspettava un altro viaggio. Nella mia vita prima della carriera vengono mio figlio e mia madre. Decisi di aspettare, sperando che l’occasione si sarebbe ripresentata». È accaduto. In ritardo di undici anni, quel progetto si concretizza con tre concerti, il primo dei quali ieri sera a Roma – dove, a causa del maltempo, è stato spostato dalla Cavea alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica -, stasera, martedì 29 agosto, al Teatro Verdura di Palermo, per chiudere giovedì 31 agosto al Castello Sforzesco di Milano, ma potrebbe avere un seguito con un album.
Sessantotto anni il cantautore londinese, quarantotto la cantantessa catanese, discograficamente molto prolifico il primo, più parca la seconda, sono accomunati dall’ironia, dall’intelligenza, dalla cultura, dall’animo ribelle e dalla curiosità. Entrambi hanno le radici nel rock, ma hanno spesso scorrazzato lungo gli sconfinati territori della musica. Dal jazz al folk, dal punk alla classica.
Diviso in tre parti, il concerto è aperto per i primi cinque brani dalla sola Carmen Consoli alla chitarra, raggiunta poi dal fido chitarrista Massimo Roccaforte, per un viaggio attraverso i successi della “cantantessa” da Amore di plastica a Parole di burro, da Ultimo bacio e Volevo essere una rockstar. Lunghi applausi del numeroso pubblico che ha riempito la sala, e che accoglie con urla da stadio l’ingresso di Elvis Costello, accompagnato al piano da Steve Nieve, per il secondo set del live. Un’ora e dieci minuti di concerto per il cantautore britannico che porta in scaletta vecchi e nuovi successi, dalla sua versione di She del 1999, nella colonna sonora del film Notting Hill, a I want you del 1986.
Quasi un’altra ora trascorre con i due artisti insieme per il terzo set conclusivo nel quale lui prova a cantare in italiano e lei inglese scambiandosi le canzoni: Le cose di sempre, All This Useless Beauty, Please Stay, Il pendio dell’abbandono, inframezzate dall’omaggio a Franco Battiato con il brano Centro di gravità permanente e chiuse con (What’s So Funny ‘Bout) Peace Love & Understanding.