– Film e serie tv in uscita nella settimana dal 4 al 10 marzo
– Luisa Ranieri è Lolita Lobosco su Rai1; Kate Winslet in “The Regime” su Sky; Chiara Martegiani è “Antonia” su Prime Video; Cristiana Capotondi è Margherita Hack su Rai1
– Alessandro Borghi su Netflix è il protagonista della fiction basata sulla vita del pornoattore Rocco Siffredi
“Le indagini di Lolita Lobosco 3” (da lunedì 4 marzo su Rai 1)
È stata la serie più vista nel 2023 e ora, dal 4 marzo su Rai1, arriva la terza stagione de Le indagini di Lolita Lobosco, diretta da Renato De Maria, con Luisa Ranieri nel ruolo della vicequestore. Femminile, seducente, spavalda, pronta ad azioni spericolate, ma con alcune fragilità che hanno origini lontane, Lolita affronta nuove indagini nella sua Bari, dove vivono sua madre, interpretata da Lunetta Savino, e l’amica del cuore, interpretata da Bianca Nappi.
«Io dico che in Lolita c’è quasi tutto l’universo femminile, racconta tanti tipi di femminilità. Racconta tanti tipi di persone, conflitti, piccole se vuoi anche imperfezioni delle donne e questo secondo me è vincente perché le donne si riconoscono», dice Luisa Ranieri che recentemente abbiamo visto l’attrice in uno splendido ruolo nel film di Ferzan Ozpetek Nuovo Olimpo, ma lei considera Lolita un personaggio di svolta della sua carriera. «Questo personaggio mi ha dato la possibilità di raccontare il qui e ora, cioè di raccontare le donne di oggi, in cui una donna si può immedesimare e quindi sicuramente questo mi ha dato tantissimo. Io mi sono confrontata anche su dei temi, mi sono posta su certe battute anche per esempio quanto era importante far passare un messaggio piuttosto che un altro. Questa è una cosa su cui mi sono molto misurata».
“The Regime – Il Palazzo del Potere” (da lunedì 4 marzo su Sky e Now)
«Il nostro non è un documentario, non spiega l’attualità e nemmeno la storia. È solo il racconto di fantasia di una tiranna paranoica, ipocondriaca, egocentrica, che cerca rassicurazioni dialogando con il corpo imbalsamato del padre». Kate Winslet lo sa, però, che Will Tracy, il creatore di Succession ed ora della miniserie in dieci puntate The Regime(dal 4 marzo su Sky e in streaming su Now) pur non avendo nessuno governo autoritario in mente, allo stesso tempo ce li aveva tutti: «Ho studiato il potere in Paesi come la Siria, la Russia e la Romania di una volta e ho trovato che tutti hanno in comune il distacco dalla realtà e un disperato bisogno di sopravvivenza». La despota protagonista di The Regime si chiama Elena, come la moglie del dittatore romeno Nicolae Ceaușescu, deposto ed ucciso nel 1989 con il crollo del regime sovietico. Il comportamento autocelebrativo di Elena è quello di tante figure autoritarie del passato e del presente.
Nella prima puntata, diretta da Stephen Frears, si raccontano i festeggiamenti per l’anniversario della conquista del potere. Elena decide il menù («Il salmone no, è troppo mite»), poi prende il microfono e canta di fronte a cortigiani entusiasti e ad una accomodante delegazione americana ansiosa di fare affari. «Lo abbiamo visto tutti il filmato di Putin che intona Blueberry Hill davanti ad un parterre di stelle di Hollywood divertite e plaudenti», dice Kate Winslet. Una non troppo velata critica ai colleghi presenti nel 2010 a un evento benefico a San Pietroburgo.
Come Putin, anche Elena canta. «Lei si esibisce in Abbey Road e così prima di girare ho provato tanto. Credevo di aver fatto bene, di aver raggiunto un buon livello. Poi abbiamo girato e ho colto lo sguardo di disapprovazione di Stephen Frears. Faceva no con la testa. Temevo di aver stonato, invece il problema era che non lo avevo fatto. “Perché la canti così bene?”, era la sua critica. Aveva ragione, avevo sbagliato, Elena doveva essere ridicola anche in quella occasione». Ecco un’altra caratteristica comune di tutti i regimi dittatoriali: l’incapacità di cogliere il senso del ridicolo. «Accumulano potere per vendicarsi di chi ride di loro, ma facendolo diventano ancora più ridicole e il problema di acutizza», rincara la Winslet che è anche produttrice esecutiva della serie.
Sempre nella prima puntata la protagonista prende a schiaffi uno zelante soldato che tenta di bloccare la stretta di mano con un diplomatico americano: «Mi hai messo in ridicolo. Io non sono ridicola, io infatti sono davvero molto non-ridicola», gli dice, confermando il fatto di sapere di esserlo. «La nostra è satira, si ride soprattutto della tragicità del mio personaggio», continua Winslet. «Si rideva molto anche sul set. Nelle scene di sesso abbiamo dovuto mandare via il direttore di fotografia e i truccatori, perché non riuscivano a trattenersi».
A proposito di ridicolo, le scene di sesso sono con quello stesso zelante soldato in precedenza maltrattato. L’incarico principale del militare Herbert Zuback detto “il macellaio”, è misurare l’umidità delle stanze in cui soggiorna Elena che ha una incontrollabile fobia per la muffa. «Volevo che Elena fosse assurda. Elena è senza paura e allo stesso tempo terrorizzata dal mondo. Una figura come ce ne sono purtroppo tante: illusa, ubriaca di potere, in una situazione tragica da lei stessa creata e da cui è impossibile uscire perché nessuno può criticarla o ragionare con lei».
Zuback è interpretato da Matthias Schoenaerts, nel cast anche Hugh Grant. La serie è girata a Schönbrunn, il palazzo della dinastia degli Asburgo alle porte di Vienna. «Ci siamo detti: andiamo in Austria, li ci sono molti palazzi», scherza il regista Stephen Frears. «Gli austriaci sono stati molto accoglienti ci hanno fatto girare ovunque tranne che sul balcone da cui parlò Hitler. Quello è proibito a chiunque. Peccato, sarebbe stata irresistibile Elena su quel balcone».
“Antonia” (da lunedì 4 marzo su Prime Video)
«Stavo pensando a un soggetto su una donna di 30 anni che attraversa un momento di crisi, come spesso avviene. È stato durante la fase di creazione insieme alle altre autrici che mi hanno diagnosticato l’endometriosi. Allora abbiamo capito che la malattia era fondamentale per la protagonista, per farla crescere, per capire se stessa. Ho voluto fortemente che nella serie ci fosse oltre alla tematica che è importante anche il lato ironico, la leggerezza». Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea fanno coppia nella vita e ora sono anche i protagonisti della serie Antonia, dal 4 marzo su Prime Video. Ideata dalla stessa Martegiani e diretta da Chiara Malta (con la supervisione creativa di Mastandrea), racconta di una donna di 33 anni (Martegiani) che scopre di soffrire di endometriosi, una malattia cronica e invalidante. Una serie dramedy con spunti di commedia che offre uno sguardo intimo sulla capacità di reagire al dolore.
«Nelle sue sgangherate sedute di psicoterapia, durante le quali rivede e ricostruisce il suo passato, Antonia apprende qualcosa e alla fine ci sorprenderà, iniziando un percorso alla scoperta di sé», dice la protagonista e autrice. Scritta da Elisa Casseri, Carlotta Corradi e la stessa Martegiani, la serie in sei episodi è una produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con Prime Video, e con Rai Fiction. Nel cast anche Barbara Chichiarelli (la migliore amica della protagonista), Emanuele Linfatti, Leonardo Lidi. In Antonia c’è un personaggio maschile, Manfredi, spiega Mastandrea, «un po’ diverso da quelli a cui siamo abituati: è pratico, ama la sua compagna senza chiederle nulla, lui c’è quando lei gli dice dopo essere andata via di casa che ha l’endometriosi». E aggiunge: «Il lavoro con Chiara è nato in casa, quindi ci siamo permessi di creare un uomo migliore di me: è perfetto, straordinario, fa un lavoro umile, comprensivo, aggiusta tutto. È una persona estremamente sana. Le crisi così possono diventare costruzioni e confronto. Volevamo un maschio non stereotipato. Di fronte a una richiesta di genitorialità un rifiuto di una donna può creare un muro, ma lui invece si mette comunque a disposizione. C’è crisi ma non c’è chiusura». Conferma Martegiani: «Per certi versi Manfredi è più femminile di Antonia. Lei scappa, lui invece vuole chiarire, una diversità che mi ha interessato. Ma un maschio comprensivo non è necessariamente un maschio perdente, ci mancherebbe. La serie ha avuto su di me un effetto terapeutico, in particolare nei confronti di questo lavoro. Quando sono arrivata alla serie avevo già affrontato la maternità e l’endometriosi, ed ero un’altra donna. Mi sono molto divertita e sono cresciuta».
“Margherita delle stelle” (martedì 5 marzo su Rai1)
Margherita Hack era una ragazzina libera, curiosa, ribelle e divenne una grande scienziata. Cristiana Capotondi la interpreta nel film Margherita delle stelle, diretto da Giulio Base, su Rai1 dal 5 marzo. Un racconto che parte proprio dall’infanzia della Hack, nata nel 1922 da due genitori originali e anticonformisti, passa per l’adolescenza durante la quale si dedica allo sport e approda all’amore per l’astrofisica e alla sua affermazione in un mondo di soli uomini.
«È una vita che lei ha condotto in maniera molto semplice, senza di fatto accorgersi che stava compiendo una piccola rivoluzione. Era determinata e la sua determinazione ha portato secondo me un cambiamento anche per le altre donne. Quindi, è il caso di dire che molte delle scienziate italiane che oggi hanno successo e che sono affermate all’estero secondo me hanno raccolto un po’ il testimone di Margherita Hack».
Il film mostra le sue scelte anticonformiste nella vita, come quella di non avere figli, il suo lottare per andare avanti nelle sue ricerche in un mondo governato da “baroni” e l’ambizione che la portò a diventare prima direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Trieste. «Una donna, quando arriva, arriva perché ha una determinazione ed ambizione, che non sono certo due parole di connotazione negativa, quantomeno non per me, ma sono distanti da un’idea di donna dolce, morbida, accogliente. Invece, peraltro, si può essere dolci, morbide e accoglienti pur essendo delle donne determinate, coraggiose, ambiziose, competitive».
“Morte e altri dettagli” (da martedì 5 marzo su Disney +)
Imogene Scott salpa a bordo di un transatlantico lussuoso, ma il suo tranquillo viaggio viene d’improvviso rovinato dal ritrovamento di un cadavere, che getta scompiglio tra i passeggeri. Per una serie di sfortunati equivoci, però, è la stessa Imogene a risultare la prima sospettata per l’omicidio. La donna si trova così costretta a dimostrare a tutti la propria innocenza, collaborando alla risoluzione del caso con il famoso detective Rufus Cotesworth, anche lui a bordo del transatlantico.
“Supersex” (da mercoledì 6 marzo su Netflix)
«Non riesco a distaccarmi dalla storia della mia famiglia, mi dispiace, ho pensato a mia madre, a mio fratello, per fortuna ho “santa” Rosa (dice rivolgendosi alla moglie, ovvero Rosa Caracciolo, pseudonimo di Rózsa Tassi ex modella ed attrice pornografica ungherese)». Così la pornostar Rocco Siffredi spiega il pianto suscitato dalla domanda su destino e famiglia. L’occasione è stata l’anteprima mondiale alla Berlinale Special, di Supersex, serie in sette puntate ispirata alla sua vita («al 98%», dice lui stesso) che debutterà su Netflix il 6 marzo 2024 con Alessandro Borghi protagonista. E ancora commosso conclude Siffredi: «Sono stato orgogliosamente un uomo oggetto per la donna e non lo dico con vanità, ma a testa alta. Per avere tutto questo però ho pagato un caro prezzo».
Tutto inizia negli anni Sessanta quando Rocco Tano, un semplice ragazzo di Ortona che sarebbe diventato molto dopo Rocco Siffredi la pornostar più famosa al mondo, è solo un bambino povero innamorato di Tommaso, il più grande e maledetto dei suoi fratelli (Adriano Giannini), fidanzato con la più bella del paese, Lucia (Jasmine Trinca). Ma il bambino ama anche “Supersex”, fumetto pornografico che è la sua copertina di Linus. Rocco scoprirà a un certo punto di avere anche lui lo stesso superpotere del fumetto, quello di una sessualità prorompente destinata inevitabilmente a condizionare tutta la sua vita.
«Questa serie racconta anche l’evoluzione del porno che è stato grande e bello negli anni Ottanta e Novanta con Moana Pozzi e Cicciolina, poi c’è stata un’industrializzazione», racconta Siffredi. «Con l’avvento di Internet è cambiato tutto, non c’è più la scelta di fare il porno per vocazione, ma solo per fare soldi. Si è come entrati in una dimensione di pre-futuro, la vocazione naturale, vera è finita da 15 anni».
«Uso il mio corpo da sempre senza alcuna difficoltà e questo fin da piccolo» dice Borghi che per Supersex si è trovato a recitare nudo centinaia di volte. «La mia prima educazione sessuale è stata poi attraverso il porno. In fondo gran parte di quello che scopriamo sul sesso ci viene dagli spogliatoi delle palestre o dai banchi di scuola. Questa serie così mi ha dato l’opportunità di interrogare me stesso e la mia educazione sessuale. Le difficoltà sono state altre, emotive: mi chiedevo sempre se Rocco Siffredi si sarebbe riconosciuto in quella scena, non volevo farne solo un’imitazione».
Infine, Francesca Mazzoleni, una dei tre registi, spiega perché il voice over usa toni così alti: «Rocco è l’eccesso della mascolinità che questa voce porta a un livello di consapevolezza piu alto. Rocco è il suo “cazzo”, sono poi un fatto mitopoietico».
“Das Signal – Segreti dallo spazio” (da giovedì 7 marzo su Netflix)
Un’astronauta scompare nel nulla, ma i famigliari di lei non vogliono saperne di arrendersi alla drammatica evidenza. Cercano così in ogni modo di far luce su ciò che ha portato alla scomparsa della donna, ma più vanno avanti più si inoltrano in una fitta rete di pericoli, che mina altamente non solo la loro incolumità bensì anche quella del mondo intero.
Ricky Stanicky (da giovedì 7 marzo su Prime Video)
Da ragazzini, i tre grandi amici Dean, Wes e JT hanno creato il personaggio immaginario chiamato Ricky Stanicky affinché potesse risolvere ogni loro problema e tirarli sempre fuori dai guai. Crescendo, le cose non sono affatto cambiate e i tre continuano a nascondersi dietro l’inesistente Stanicky per giustificare ogni comportamento errato. La situazione tuttavia si complica quando le loro compagne chiedono di conoscere questo misterioso individuo, il che porta i tre amici ad assumere l’attore fallito Rod per dargli vita.
Detective Cormoran Strike (da venerdì 8 marzo su Sky)
Serie ispirata alla saga scritta da J.K. Rowling dietro lo pseudonimo di Robert Galbraith. Protagonista della storia è Cormoran Strike, ex agente investigativo e veterano di guerra che sceglie di cambiare la propria vita e diventare un detective privato, cercando di risolvere i casi più intricati lasciati irrisolti dalla polizia londinese insieme alla sua assistente Robin.
Primadonna (da venerdì 8 marzo su Sky)
Sicilia, anni Sessanta. Lia è una ventunenne di cui si invaghisce un coetaneo, Lorenzo, figlio del boss del paese. Non disposto a ottenere un “no” come risposta, il giovane violenta Lia, imponendole successivamente un matrimonio riparatore. Ma anche Lia è più che mai decisa a non accettare a testa bassa ciò che non vuole, e denuncia Lorenzo e tutta la sua banda di complici. Nel cast: Claudia Gusmano, Dario Aita, Fabrizio Ferracane.