– Sette anni dopo aver annunciato il ritiro a causa della perdita dell’udito, l’autore di “The Sound of Silence” ritorna a calcare i palcoscenici con “A Quiet Celebration Tour”
– Dai Rolling Stones a Eric Clapton, tanti gli artisti che hanno cambiato idea dopo l’addio alle scene. I R. E. M. fra i pochi a mantenere la promessa. In Italia i casi di Vasco Rossi e dei Pooh
Paul Simon, nel 2018, cominciando da Vancouver il “farewell tour”, il tour d’addio, subito dopo aver suonato 50 Ways to Leave Your Lover — una ambigua canzone sulle modalità con cui lasciarsi — aveva scherzato: «Ho mentito riguardo al finale. Stavo solo cercando di aumentare i prezzi dei biglietti».
Non scherzava. Sette anni dopo aver annunciato il suo ritiro a causa della perdita dell’udito, ha reso noto che tornerà in tour questa primavera. Quello di Paul Simon, oggi ottantatreenne, sarà un tour di quasi sessanta date. Porterà l’album del 2023 Seven Psalms e altre selezioni dal suo catalogo in tutto il Nord America con A Quiet Celebration Tour, un viaggio che include cinque notti a testa al Beacon Theater di New York e alla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, oltre a più notti in ciascuna di una dozzina di altre città.
Le bugie delle rockstar
Paul Simon non è il primo artista a ritornare sui propri passi, riprendendo la chitarra che aveva attaccato al chiodo. Una volta Mick Jagger dichiarò che si sarebbe sentito un idiota a cantare il rock a quarant’anni, è ancora lì a saltellare su un palco urlando (I can’t get no) Satisfaction, magari con il defibrillatore nel camerino (non si è mai sicuri a 81 anni). Dovevano dare l’addio al palco con il tour del cinquantenario nel 2014, invece i Rolling Stones sono ancora on the road, anche se si è aperto un “giallo” sul tour europeo di quest’anno.
Gli Who finirono sulla copertina della rivista Rolling Stone nel 1982 con l’annuncio del loro tour d’addio: «L’ultimo, prima di diventare la parodia di noi stessi», spiegava Roger Daltrey. Ma gli Who – gli stessi che negli anni Sessanta cantavano «spero di morire prima di diventare vecchio» – sono ancora in giro e il 20 luglio saranno in concerto a Padova ed il 22 luglio a Milano. Eric Clapton ha fatto la stessa cosa: «Questa è davvero l’ultima volta», diceva nel 2001. «Sono stanco, non riesco più a suonare un assolo senza annoiarmi». E tutti gli abbiamo creduto, e probabilmente lui credeva a quello che diceva. Ma oggi, ventiquattro anni dopo, annuncia nuovi concerti: il 27 e 28 maggio al Forum di Assago. Recidivo, ripete: «È l’ultima volta». Dobbiamo credergli?

Un po’ come, a casa nostra, hanno fatto Elio e le Storie Tese con un doppio addio inframmezzato da un vago “Arrivedorci” da Sanremo. Oppure i Pooh: avevamo pensato, dopo due anni di concerti d’addio, di aver chiuso definitivamente il capitolo, invece abbiamo assistito alla moltiplicazione dei concerti. E Vasco Rossi? Nel 2011 sorprese tutti abdicando: «Mi dimetto da rockstar. A 60 anni uno non può più farla: è l’ultima tournée». Oggi di anni ne ha 73 ed i suoi tour sono diventati un appuntamento fisso della primavera, come il panettone a Natale.
Dal suo canto, Elton John si è preso cinque anni: il Farewell Yellow Brick Road Tour partito l’8 settembre 2018 si è chiuso nel luglio 2023 dopo 330 show in ogni angolo del mondo. Più che un tour d’addio, è stata una saga biblica. E che dir degli Eagles? Il loro tour d’addio dura da vent’anni.
In pochi mantengono la promessa
Insomma, sono pochissimi i casi di artisti che hanno mantenuto la promessa di non tornare in scena. I Led Zeppelin, perché la morte del batterista John Bohnam aveva portato via per sempre il ritmo inconfondibile del Dirigibile e perché fra Robert Plant e Jimmy Page si è rotta l’armonia. Come è accaduto per i Pink Floyd. E vai a sapere cosa sarebbe successo se tutti e quattro i Beatles fossero ancora vivi. I R. E. M. sono stati gli unici: onesti nel confessare che l’ispirazione iniziale si era esaurita e che non avrebbero potuto offrire di più di quanto avevano già dato. E, per rispetto dei fan, hanno sciolto la band.
Da noi, Ivano Fossati, Mina, quest’ultima però relativamente solo ai concerti, e Francesco Guccini, già poco propenso a tour e più attratto dalle osterie e dalle librerie.

Randy Newman una volta ha scritto una canzone sulle popstar un po’ datate che si ostinano a rimanere sotto i riflettori. S’intitola I’m Dead (But I Don’t Know It)e comincia così: «Non ho più niente da dire, ma lo dirò comunque». Era il 1999 e quella che era sembrata semplice satira si è rivelata un’accurata predizione. Rolling Stones, Paul McCartney, Who, Neil Young, Roger Waters «a cent’anni sono ancora in tournée», come cantava Enzo Jannacci rivolto però ai Poveri cantautori. Queste, invece, sono ricche star che vogliono restare “forever young”, per sempre giovani. Più onesto Bob Dylan che ha chiamato il suo tour “Never ending”: senza fine.
Per sempre giovani
Il tempo sottratto alle famiglie, i problemi fisici, l’urgenza svanita del raccontare, sono tra i motivi che spingono gli artisti all’addio alle scene. Poi l’urlo della gente, il calore del pubblico, le luci che si accendono, l’adrenalina che ti fa volare e gli incassi fanno superare qualsiasi acciacco, compresi quelli più gravi, come il cancro per Ronnie Wood degli Stones, o i malanni alla schiena che costringono Bob Dylan seduto alle tastiere. Il “principe delle tenebre” Ozzy Osbourne che due anni fa aveva annunciato il suo ritiro nell’ombra, indebolito da molteplici operazioni e da un corpo diventato troppo debole, il prossimo 5 luglio uscirà dalla bara per riunire i Black Sabbath per un concerto d’addio. Sarò vero?