– Cambia il sistema di rilevazione degli ascolti televisivi: dal 29 dicembre, oltre al televisore, verranno inclusi altri device. Per tutto un anno saranno impossibili i confronti con il passato
– Nelle case italiane il numero degli schermi connessi superiore a quello della vecchia tivù. Alcuni programmi, come “Belve” di Francesca Fagnani, giustificati proprio dai dati digitali
Niente ansia di prestazione nel 2025 per conduttori di Sanremo e affini. La rivoluzione Auditel, al via domenica 29 dicembre, infatti non consentirà confronti che potrebbero diventare imbarazzanti con il passato. Da lunedì 30 dicembre sarà comunicata la “total audience”, che fornirà un dato univoco sugli ascolti di un programma su tutte le piattaforme. Già, perché, da alcuni anni fiction, serie tv e varietà non si guardano soltanto attraverso il televisore, ma anche con altri device, dallo smartphone al tablet, dai computer alle console per il gaming.
Oggi, come rileva l’Istat, nelle case degli italiani ci sono 42 milioni e 300mila televisori, diminuiti di 400mila unità rispetto allo scorso anno, ai quali si aggiungono 75 milioni di schermi connessi, 43 milioni e 600mila dei quali sono smartphone, in crescita dell’1,7% rispetto allo scorso anno. Da domenica 29 dicembre, fra le sue misurazioni, Auditel includerà «i dati in tempo reale di quanti guarderanno un programma anche da pc, tablet e smartphone, oltre agli ascolti on demand su tutti gli schermi», puntualizza Paolo Lugiato, direttore generale della società. A disposizione del mercato arriverà quindi la “total audience”: misurazione dei telespettatori davanti a un televisore, ma anche di utenti connessi attraverso smartphone, tablet, pc , ovunque si trovino e in qualsiasi momento scelgano di guardare i loro contenuti preferiti.
È nel 2019 che si è cominciato ad analizzare i primi numeri sulle connessioni per arrivare, ora, al dato unico. Che, come spiegato dalla società presieduta da Lorenzo Sassoli de Bianchi, avrà come effetto immediato un aumento dell’audience media del 4%. La “total audience” può modificare la percezione del successo di una trasmissione, anche perché allarga il pubblico televisivo più anziano e sedentario alla fascia più giovane e dinamica. Capita così, ad esempio, che il giudizio su una trasmissione come “Belve” di Francesca Fagnani, che fa registrare ascolti non di certo esaltanti per una prima serata di Rai2, venga ribaltato, anche per quanto riguarda le richieste agli inserzionisti pubblicitari, sulla base dei dati digital (+ 25% rispetto agli ascolti di Rai2). Risultato ancora più clamoroso per “Mare Fuor”i: + 339% rispetto agli ascolti di Rai2.
Il tutto a valle di un nuovo standard che nasce dalla combinazione di misurazioni campionarie e censuarie. Queste ultime, raccolte sui dispositivi digitali (grazie a specifici tag inseriti a monte dai broadcaster nel proprio flusso di contenuti), vengono integrati con quelli derivanti dal tradizionale campione: il “superpanel” composto da 16mila famiglie. Mediante un modello statistico proprietario, Auditel trasforma, poi, quelli riferiti ai device in dati afferenti gli individui, attribuendo loro un profilo e rendendoli così sommabili a quelli provenienti dalla stima campionaria.
Una novità del nuovo standard è rappresentata dai D-Channels, contenitori che aggregano gli ascolti dei canali esclusivamente digitali degli editori che si sono resi misurabili (Rai, Mediaset, Sky, Warner Bros Discovery e La7) e che così potranno valorizzare anche i contenuti creati specificamente per il web. Altra novità è rappresentata dal fatto che nel corso del 2025 saranno inclusi nello standard Auditel di programma gli ascolti delle anteprime fruite via app.
È evidente che «questo è un anno di passaggio: i due standard modificati renderanno impossibile confrontare il dato del 2025 con il dato dello scorso anno», avverte il Dg di Auditel Lugiato.